Papa Francesco a Verona crocevia di popoli nel segno della Giustizia e la Pace

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Il pontefice incontrerà i movimenti. Tra i temi affrontati migrazioni, lavoro, democrazia e, non meno importante, il disarmo.

È la prima volta che Francesco visita la città di Romeo e Giulietta. Ad attenderlo a Verona sabato 18 maggio, Vigilia di Pentecoste, ci sono circa100 mila fedeli. Una visita dal titolo «Giustizia e pace si baceranno», tratto dal Salmo 85. Francesco torna così in Veneto, circa un mese dopo la visita a Venezia il 28 aprile. Verona è una terra, aveva detto il suo vescovo Domenico Pompili parlando dell’arrivo del Papa, «un crocevia di popoli, di dialogo dove può fiorire il confronto e, soprattutto in questi tempi difficili, la pace».

Nella terra dell’incontro e del dialogo la giornata di Papa Francesco sarà scandita da quattro momenti diversi: al mattino incontrerà i bambini nel sagrato di San Zeno; in basilica saluterà le religiose, i religiosi e i sacerdoti. A seguire sarà presente al forum “Arena della Pace 2024” per poi recarsi in visita ai detenuti nel carcere di Montorio. Nel pomeriggio l’appuntamento è nello Stadio Bentegodi, per l’Eucarestia. Il pontefice incontrerà più di 200 gruppi e movimenti per riflettere su come promuovere oggi  una cultura di pace in ogni ambiente. L’agenda del forum spazia dalle migrazioni al lavoro, per affrontare anche temi come la democrazia, la giustizia e, non meno importante, il disarmo.

“L’intenzione è di non escludere nessuno”, afferma Mons. Pompili. “La casa circondariale di Montorio è un luogo dal quale fuoriescono grida e urla drammatiche, verso il quale bisogna ascoltare con il cuore cosa in esso accade”. Nel carcere il papa pranzerà con loro portando un segno di speranza, di perdono, tanto necessari al cuore dell’uomo e fondamentali nella storia di salvezza per dare un futuro al popolo. Papa Francesco insiste nel ribadire che la pace non la costruiscono solo i potenti con le loro scelte e i loro trattati internazionali, che restano scelte politiche quanto mai importanti e urgenti. La pace la costruiamo noi, nelle nostre case, in famiglia, tra vicini di casa, nei luoghi dove lavoriamo, nei quartieri dove abitiamo».

In questi tempi drammatici in cui sembra facile perdere la speranza, la visita di Francesco sarà una grande festa per la chiesa e la città di Verona. «Giustizia e pace – ricorda il Pontefice nel suo messaggio inviato alla città – si baceranno, si uniranno come avviene per l’amata con il suo amato, dice il Salmista. Sono dimensioni interiori e processi storici che stanno o decadono insieme: se manca la giustizia, la pace è minacciata; senza la pace, la giustizia è compromessa”.

Abbiamo incontrato il Sindaco di Verona, Damiano Tommasi

Il sindaco di Verona Damiano Tommasi insieme a il Vescovo di Verona, mons. Domenico Pompili
Chiesa di Verona Il sindaco di Verona Damiano Tommasi insieme a il Vescovo di Verona, mons. Domenico Pompili

Sindaco, la visita di Papa Francesco a Verona rappresenta un fatto storico. Che significato ha per i veronesi o per i veneti l’arrivo del pontefice nella vostra città?

Ovviamente è la prima la prima volta che Papa Francesco viene in visita a Verona, in passato ci sono stati i suoi predecessori. Io sono sindaco da poco e per me è un onore, un orgoglio, una grande responsabilità rappresentare la città di fronte a questa visita. Nella città c’è una grande aspettativa, tante persone aspettano Papa Francesco e lo accoglieranno con grande entusiasmo. Mi auguro che possa diventare anche una sorta di presa di coscienza di quello che Verona può e deve diventare, una città di dialogo e dell’incontro. In questo momento storico ne abbiamo tanto bisogno.

Il pontificato di Papa Francesco ha come tema anche i diritti umani e gli ultimi. Come affronta la vostra città l’accoglienza e l’integrazione di popoli, culture e religioni differenti?

La nostra città è storicamente posizionata in un luogo di incontro. Monsignor Pompili ha definito Verona per quello che è, crocevia di popoli e di culture. Siamo in una posizione davvero che ci pone come, quello che chiamo, uno spazio di dialogo. E questo lo è storicamente, perché tante persone importanti di Verona hanno fatto la storia della dell’azione missionaria, della cooperazione, dell’attivismo nei confronti degli ultimi e anche dell’accoglienza. Mi auguro che la visita di Papa Francesco ci lasci questa consapevolezza di essere davvero, nei fatti, una città dell’incontro e della solidarietà, perché il nostro terzo settore è molto attivo.

Oggi il mondo vive momenti di guerra, conflitti e persecuzioni. In che maniera i candidati alle elezioni europee della vostra Regione si stanno impegnando a promuovere il dialogo e la pace?

Al di là della nostra regione, penso che dovremmo fare di più. Quello che l’attualità ci chiede è che c’è un maggiore bisogno d’Europa. La storia di questa Unione europea, ne sono convinto, è figlia della Seconda guerra mondiale; è geneticamente costituita per il dialogo e per la pace e in occasione delle elezioni europee questa prospettiva nei confronti dell’Europa dovrebbe essere ampliata. Ora, non tutti gli esponenti politici si pongono, candidandosi alle europee, su questa posizione. Altri partiti affrontano il tema europeo come tema burocratico, o di limiti, anziché di opportunità.

Papa Francesco a Verona incontrerà i detenuti nel carcere di Montorio e parteciperà all’incontro “Giustizia e Pace si baceranno”. Come contrastare le diseguaglianze e ingiustizie nella vostra Regione?

Le crisi rappresentano delle grandi opportunità e devono diventare momento di crescita. Questo è stato sempre ben rappresentato, ben raccontato e riconosciuto da Papa Francesco. Proprio là, dove ci sono gli ultimi, nascono le opportunità per crescere insieme, nella solidarietà, nella condivisione di un cammino che ovviamente ha bisogno di tutti. Questo è il messaggio più importante che raccogliamo da questa visita, con la volontà di tracciare un percorso di rinascita.

Il pontefice incontrerà i movimenti e tra i temi di dialogo ci saranno quello delle migrazioni, del lavoro, la democrazia e, non meno importante, il disarmo. Quali sono le sfide della vostra regione per favorire questo cambiamento epocale?

Credo che sia, dal punto di vista istituzionale, la più grande sfida. Quello del disarmo è un tema delicato, molto chiaro nella concretezza, ma molto complicato nella sua soluzione. Mi auguro che i tanti movimenti e le tante associazioni riescano a trovare uno spiraglio di dialogo con le istituzioni e le amministrazioni per trovare una via che conduca al disarmo. Purtroppo le continue tensioni e crisi geopolitiche che viviamo alimentano sempre di più la corsa al riarmo anziché al disarmo. Dal confronto tra i tanti attivisti e attiviste che si incontreranno in Arena, con personaggi della nostra cultura, della nostra scienza, auspichiamo si possa trovare uno schema, chiamiamolo con un termine calcistico, “di gioco”, che sia efficace per invertire la rotta e convincerci che la pace è l’unica arma che abbiamo.

È il secondo viaggio di Papa Francesco nella regione Veneto. Cosa vorrebbero dire i veronesi al pontefice?

Sicuramente un grazie, perché per la nostra città è un grande regalo. Questa sua presenza sia per tutti noi occasione per raggiungere una maggiore consapevolezza. Abbiamo la grande responsabilità di poter giocare un ruolo importante in questo tema del dialogo, della pace e del protagonismo nel favorire l’incontro tra culture, popoli e tra religioni diverse. Verona nella storia è questo. La nostra città ha dei valori, delle peculiarità che negli ultimi anni non sono state messe in risalto, rapportandosi ad essi in maniera distorta.

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