Papa Francisco: “Conforto e preghiera per i cristiani dell’Asia»

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“Discepoli di Cristo, discepoli missionari” e «Proteggere ogni vita» è il motto del prossimo viaggio apostolico di Papa Francesco dal 19 al 26 novembre 2019, che toccherà Tailandia e Giappone. È il 32° viaggio internazionale durante il suo pontificato. Dopo Giovanni Paolo II, a distanza di circa 40 anni, sarà il secondo papa in visita ai due paesi asiatici molto diversi tra loro, a maggioranza di religione Scintoista e Buddista. I primi missionari cattolici arrivano in Giappone cinque secoli fa, quando San Francesco Saverio nel 1549 mise piede nel paese del Sol Levante. La chiesa cattolica giapponese è rimasta viva nonostante le persecuzioni subite tra il XVI e XVII secolo. La presenza dei cattolici in entrambi i paesi asiatici raggiunge lo 0.5% su una popolazione composta da circa 200 milioni di abitanti. Un paese dalle mille contraddizioni, in cui vivono armonicamente passato e futuro, rispetto per la collettività, per l’ambiente, in cui la tecnologia è all’avanguardia e il lavoro riveste una valenza sociale molto significativa. Medico o netturbino hanno la stessa dignità, purché lavorino bene. Un paese dove funziona tutto con perfezione cronometrica, ma che deve fronteggiare anche il rovescio della medaglia: la persistenza della pena di morte, l’alto numero di suicidi e aborti, i problemi legati ai pericoli per la salute e la sicurezza dell’energia nucleare”.

Il vescovo di Roma arriverà in un paese dove i Presuli giapponesi riconoscono l’impegno globale del Pontefice sul versante della pace e della riconciliazione tra i popoli e anche sull’ambiente. Nel contempo, Papa Francesco visiterà una società dove le differenze culturali e di costume sono abissali, caratterizzata dall’indifferentismo religioso e dal diffuso relativismo morale. Il benessere sociale ed economico ha fatto sì che i giapponesi si disinteressassero alla fede e che il numero di cattolici sia cresciuto poco. “Anche se la comunità cattolica è piccola le vostre chiese particolari sono apprezzate dalla società giapponese per i numerosi contributi…nati dalla vostra identità cristiana, che serve le persone indipendentemente dalla loro religione” ricorda Papa Francesco ai vescovi giapponesi.

Visiterà le città di Tokyo, Nagasaki e Hiroshima, renderà omaggio e pregherà per i martiri, per la pace e per vittime dei disastri nucleari, incontrerà le autorità del paese nipponico, tra cui l’Imperatore Naruhito e il primo ministro a Kantei. I vescovi in Giappone sostengono con forza l’abolizione della pena di morte e la dismissione degli impianti nucleari che causarono il disastro di Fukushima. Oggi il Giappone ha 15 diocesi e 445 mila fedeli. La Diocesi di Kagoshima ha 9300 fedeli, 25 sacerdoti diocesani e 6 seminaristi maggiori. Attualmente sono 1636 i clerici, dei quali 837 sono giapponesi. In ogni caso si sente la mancanza dei sacerdoti. Anche la piccola comunità cattolica in Tailandia attende con fervore Papa Francesco. Nel ‘paese del sorriso’ incontrerà il primo ministro, le autorità, la società civile e il corpo diplomatico. Un viaggio, su invito del Governo reale e dei Vescovi cattolici, e visiterà il patriarca supremo dei buddisti e il re Maha Vajiralongkorn. Pur essendo in minoranza, la chiesa cattolica è in prima linea per combattere le malattie endemiche che hanno contagiato la società thailandese: droga e prostituzione.

Già nel 2007 Papa Benedetto XVI espresse particolare preoccupazione: “La povertà – aggiunge – è la principale causa scatenante di questi fenomeni, ma deve essere anche sottolineato che il declino dei valori morali, unito alla banalizzazione della sessualità nei media e nelle industrie dell’intrattenimento, conduce al degrado”. La visita di Papa Francesco in questa terra è vista come forza promotrice del dialogo interreligioso e della pace.  C’è molta aspettativa e curiosità in un paese che lavora per promuovere l’armonia e la coesistenza pacifica dentro e fuori il continente asiatico. La messa si terrà nello stadio nazionale ed è prevista la partecipazione di un gran numero di fedeli, anche non cattolici. È stato Papa Clemente IX, che nel 1669 istituì ufficialmente una missione, dopo l’arrivo, un secolo prima, dei missionari dominicani che introdussero la fede cattolica nell’antico Siam. Da allora, i missionari si dedicarono ai bisogni della popolazione, impegnandosi in molte iniziative di carattere sociale. Sono circa 380mila i cattolici. La Chiesa, strutturata in 12 diocesi e 436 parrocchie, negli ultimi anni ha visto una profonda riorganizzazione, dandosi nuovi obiettivi di attenzione sociale (gruppi tribali, diseredati urbani, tossicodipendenti e ammalati, immigrati e profughi…), al di là della tradizionale priorità data all’istruzione per la forte impronta salesiana.

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