Piazza San Pietro gremita tra Capi di stato, Sovrani e fedeli per rendere omaggio al guerriero della pace: “Francesco, ora chiediamo a Te di pregare per noi e che dal cielo Tu benedica la Chiesa, benedica Roma, benedica il mondo intero»
La Chiesa cattolica sta avviandosi a chiudere uno dei momenti più importanti della sua storia recente: l’addio a Papa Francesco e l’inizio del processo che determinerà la sua successione. In una maestosa piazza di San Pietro, accompagnata da un sole primaverile, nella quale Francesco ha tante volte celebrato l’Eucarestia e presieduto grandi incontri nel corso di questi 12 anni, si svolgono le esequie di un Papa che con quei gesti e scelte di povertà ha testimoniato fino agli ultimi giorni il suo amore al Vangelo.
Ha trascorso la Settimana Santa come un segno del suo pontificato, con un forte richiamo alla pace fino all’ultimo; la malattia e la precarietà degli ultimi giorni è diventata una testimonianza e vicinanza alle fragilità umane; è stato vicino al suo gregge come un padre e un pastore.
Capi di stato e reali: le foto delle delegazioni a San Pietro






Oggi a rendere omaggio al papa dei poveri per l’ultima volta ci sono circa 200mila fedeli tra Capi di Stato, Sovrani, Cardinali e fedeli provenienti da tutto il mondo. Non è una cerimonia triste, ma una cerimonia che vive nella luce della Pasqua. È un nuovo inizio che apre alla vita eterna, con la vittoria della vita. Vita mutatur, non tollitur. È un richiamo alla Risurrezione, che trasforma ciascuno di noi.
Rimarranno nel cuore le sue ultime immagini di una settimana fa quando il pontefice durante la domenica di Pasqua uscì per salutare per l’ultima volta il suo popolo. Nonostante i gravi problemi di salute, ha impartito la benedizione dalla loggia della Basilica di San Pietro e poi è sceso in piazza per salutare dalla papamobile tutta la grande folla convenuta per la Messa di Pasqua.
A presiedere la liturgia delle esequie è stato il cardinale Giovanni Battista Re, decano del Collegio cardinalizio; una cerimonia solenne, seppur con elementi semplificati, come lo stesso Francesco aveva chiesto in vita. “Ci siamo dati appuntamento oggi per essere raccolti in preghiera, attorno alle sue spoglie mortali col cuore triste, ma sorretti dalle certezze della fede, che ci assicura che l’esistenza umana non termina nella tomba, ma nella casa del Padre in una vita di felicità che non conoscerà tramonto”.
La folla sterminata per i funerali di Papa Francesco nelle immagini aeree della Polizia di Stato
La folla di persone che sono oggi in Vaticano dice quanto l’intenso Pontificato di Papa Francesco abbia toccato le menti ed i cuori, ha scelto di percorrere questa via di donazione fino all’ultimo giorno della sua vita terrena. “Con la nostra preghiera vogliamo ora affidare l’anima dell’amato Pontefice a Dio, ‒ legge il Cardinal Re ‒ perché Gli conceda l’eterna felicità nell’orizzonte luminoso e glorioso del suo immenso amore”.
La scomparsa di Francesco segna la fine di un pontificato che ha lasciato un segno profondo nella storia contemporanea della Chiesa cattolica del post Concilio Vaticano II, caratterizzato dalla vicinanza pastorale, sobrietà nel potere e predicazione costante in difesa dei poveri e degli esclusi.

Nel Vangelo di Giovanni risuona la voce stessa di Cristo che interpellava il primo degli Apostoli: “Pietro, mi ami tu più di costoro?”. E la risposta di Pietro era stata pronta e sincera: “Signore, Tu conosci tutto, Tu sai che ti voglio bene!”. Gesù gli affidò la grande missione: “Pasci le mie pecore”. Sarà questo il compito costante di Pietro e dei suoi Successori, un servizio di amore sulla scia del Maestro e Signore Cristo che “non era venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per tutti”. È questo il compito di Pietro. Sulla scia del maestro, nonostante le fragilità umane, Francesco ha seguito le orme del suo Signore, fino a dare per loro la sua stessa vita, con forza e serenità.
Fin dalla sua elezione al soglio di Pietro Francesco ha onorato con la sua amorevole testimonianza di servizio, come il pastore delle periferie, a cui dava voce. Aveva grande spontaneità e una maniera informale di rivolgersi a tutti, anche alle persone lontane dalla Chiesa. Il nome Francesco apparve subito come la scelta di un programma e di uno stile su cui egli voleva impostare il suo Pontificato, cercando di ispirarsi allo spirito di San Francesco d’Assisi, uno stile di carità e dedizione al gregge, ricca di un temperamento e di una forte personalità instaurando un contatto diretto con le persone per essere vicino a tutti, spendendosi senza misura. Un cuore aperto, attento al nuovo che lo Spirito Santo suscitava di volta in volta nella chiesa, per illuminare con il Vangelo i problemi del nostro tempo.
Davanti ai potenti della terra oggi radunati in piazza San Pietro, si ricorda la persona di Papa Francesco come un padre che ha realmente condiviso le ansie, le sofferenze e le speranze del nostro tempo globalizzato, e si è donato nel confortare e incoraggiare con un messaggio capace di raggiungere il cuore delle persone in modo diretto e immediato. Il suo carisma dell’accoglienza e dell’ascolto, unito ad una comunicazione propria della sensibilità del giorno d’oggi, ha toccato i cuori, cercando di risvegliare le energie morali e spirituali.
Nonostante il pontificato di Francesco abbia suscitato molta ammirazione, ma anche forti resistenze, ha diffuso una chiara impronta missionaria, la gioia del Vangelo che è stata il titolo della sua prima Esortazione Apostolica Evangelii gaudium. Una gioia che colma di fiducia e speranza il cuore di tutti coloro che si affidano a Dio.
È stato un pontificato degli innumerevoli gesti e esortazioni in favore dei rifugiati e dei profughi. Non a caso il suo primo viaggio significativo come pontefice avvenne nell’Isola di Lampedusa, simbolo del dramma dell’emigrazione con migliaia di persone annegate in mare. Nella stessa linea è stato anche il viaggio a Lesbo, e al confine tra il Messico e gli Stati Uniti.
Dei suoi 47 faticosi Viaggi Apostolici resterà nella storia in modo particolare quello in Iraq nel 2021, compiuto sfidando ogni rischio. Quella difficile visita è stata un balsamo sulle ferite aperte della popolazione irachena, che tanto aveva sofferto per l’opera disumana dell’ISIS. E ancora si ricorda il suo Viaggio importante per il dialogo interreligioso, un’altra dimensione rilevante della sua opera pastorale. Con la visita apostolica a quattro Nazioni dell’Asia-Oceania, il Papa aveva raggiunto “la periferia più periferica del mondo”.
Francesco ha sempre avuto la convinzione che la Chiesa doveva essere una casa per tutti; una casa dalle porte sempre aperte. Ha più volte fatto ricorso all’immagine della Chiesa come “ospedale da campo” dopo una battaglia in cui vi sono stati molti feriti; una Chiesa desiderosa di prendersi cura con determinazione dei problemi delle persone e dei grandi affanni che lacerano il mondo contemporaneo.
Papa Francesco sarà ricordato anche con il papa della misericordia, sottolineando ripetutamente che Dio non si stanca di perdonarci: Egli perdona sempre qualunque sia la situazione di chi chiede perdono e ritorna sulla retta via. Ha voluto a tutti costi realizzare il Giubileo Straordinario della Misericordia, a Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana mettendo in luce che la misericordia è “il cuore del Vangelo”. Misericordia e gioia del Vangelo sono due parole chiave di Papa Francesco. In contrasto con quella che ha definito “la cultura dello scarto”, ha parlato della cultura dell’incontro e della solidarietà.
- Il tema della fraternità è stato l’asse centrale del suo pontificato. Nella Lettera Enciclica “Fratelli tutti” ha voluto far rinascere un’aspirazione mondiale alla fraternità, perché tutti figli del medesimo Padre che sta nei cieli. Con forza ha spesso ricordato che apparteniamo tutti alla medesima famiglia umana. Il Cardinale Re ha ricordato il viaggio nel 2018 negli Emirati Arabi Uniti, in cui Papa Francesco aveva firmato un documento sulla “Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la Convivenza Comune”, richiamando la comune paternità di Dio, rivolgendosi agli uomini e alle donne di tutto il mondo. Mentre con la Lettera Enciclica Laudato Sì’ ha richiamato l’attenzione sui doveri e sulla corresponsabilità nei riguardi della casa comune: “Nessuno si salva da solo”.
Il vento a San Pietro sfoglia il Vangelo sulla bara di Papa Francesco
Il prelato ha ricordato in piazza San Pietro davanti al presidente Donald Trump, il presidente Zelenski, l’argentino Javier Milei, la rappresentate dell’Unione Europea, Ursula Von der Leyen. la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e del Medio Oriente, che di fronte all’infuriare delle tante guerre di questi anni, con orrori disumani e con innumerevoli morti e distruzioni, Papa Francesco ha incessantemente elevato la sua voce implorando la pace e invitando alla ragionevolezza, all’onesta trattativa, per trovare soluzioni possibili perché la guerra – diceva – è solo morte di persone, distruzioni di case, ospedali e scuole. La guerra lascia sempre il mondo peggiore di come era precedentemente: essa è per tutti sempre una dolorosa e tragica sconfitta.
Quante volte Francesco ha esortato i potenti della terra ma anche le piccole chiese domestiche di “Costruire ponti e non muri” e il servizio di fede come Successore dell’Apostolo Pietro è stato sempre congiunto al servizio dell’uomo in tutte le sue dimensioni.
In una piazza commossa sono migliaia a pregare per Papa Francesco perché Dio lo accolga nell’immensità del suo amore. Quante volte alla fine dei suoi discorsi e dei suoi incontri Papa Francesco esortava: “Non dimenticatevi di pregare per me”.
“Caro Papa Francesco – così si rivolge il Cardinale Re – ora chiediamo a Te di pregare per noi e che dal cielo Tu benedica la Chiesa, benedica Roma, benedica il mondo intero, come domenica scorsa hai fatto dal balcone di questa Basilica in un ultimo abbraccio con tutto il popolo di Dio, ma idealmente anche con l’umanità che cerca la verità con cuore sincero e tiene alta la fiaccola della speranza”.