La messa della Domenica delle Palme è affidata al Cardinale Leonardo Sandri, omelia preparata da Papa Francesco: “Nella follia della guerra si continua a crocifiggere Gesù”
Il 13 aprile, con la messa della Domenica delle Palme, inizia la Settima Santa, uno dei momenti più significativi del calendario cristiano. Durante otto giorni per milioni di fedeli in tutto il mondo si rivivono gli ultimi giorni di Gesù Cristo, dall’ingresso trionfale a Gerusalemme ‒ accolto da una folla che agitava rami di palma e di ulivo acclamandolo come il Messia ‒ ai momenti dolorosi della sua crocifissione e morte, fino alla sua Risurrezione, segno di speranza per l’umanità intera.
Il calendario della Settimana Santa è serrato e molto impegnativo. In tutte le Diocesi si guarda, dopo la Domenica delle Palme, anche al Triduo. Si inizia il Giovedì Santo con due Messe: una al mattino, la messa del Crisma, e una alla sera, con la lavanda dei piedi e l’Istituzione dell’Eucaristia. Il Venerdì Santo sarà ricordata la Passione del Signore e a Roma, al Colosseo, si svolgerà la consueta Via Crucis; il Sabato Santo culmina con la Veglia Pasquale. Infine, domenica 20 aprile sarà celebrata la messa di Pasqua e impartita la benedizione Urbi et Orbi dalla Loggia delle Benedizioni nella Basilica di San Pietro.
Si tratta di celebrazioni particolarmente lunghe e che richiedono una resistenza fisica che, secondo i medici, Papa Francesco difficilmente sarà in grado di sostenere, dato che una completa guarigione dalla polmonite potrebbe richiedere almeno tre mesi. Per questo motivo, il Papa ha delegato al Cardinal Leonardo Sandri la celebrazione della Messa della Domenica delle Palme in cui leggerà l’omelia preparata da Bergoglio.
Ma oltre all’aspetto religioso, questa settimana è anche espressione della fede popolare, di tradizioni ancestrali e di emozioni profonde che si rinnovano di anno in anno. La Benedizione delle Palme in ogni chiesa simboleggia l’inizio di un’intensa settimana di fede e meditazione.
Il Vangelo della Domenica delle Palme ci racconta l’entrata trionfante di Gesù a Gerusalemme in sella a un semplice asinello, segno di umiltà, mitezza e affidabilità. Testimonia la possibilità di salvarci con la logica del servizio; qui non vincono i canoni del potere, della forza e della prevaricazione sugli altri. Quante volte ha tentato di raggiungere, fiducioso, quei vasi di creta che siamo, con la speranza che fossimo disponibili, almeno una volta, a seguirlo, docili pennelli nelle mani dell’Artista?
Gesù entra trionfante in Gerusalemme ma pochi giorni dopo sarà inchiodato sulla croce. Quell’ingresso trionfante fu effimero. I rami verdi appassiranno presto. L’Osanna entusiastico cinque giorni più tardi si trasformerà nel grido inferocito: “Crocifiggilo!”.

Papa Francesco durante questa sua lunga malattia ricorda che durante la Settimana Santa in cui riviviamo la passione, morte e risurrezione di Cristo, non possiamo fare a meno di guardare a Lui con il nostro stesso dolore. A quella figura che si è avvicinata a noi con amore assumendo la nostra condizione di sofferenza. Amore e dolore si intrecciano nella passione di Cristo così come nella nostra vita. “Se Gesù ha sofferto ed è morto per tutti gli uomini, tutti c’entriamo. È qualcosa che riguarda tutti noi. Egli è il paradigma di tutto ciò che è umano”.
“La Passione di Gesù è sufficiente per impostare di sana pianta l’umana esistenza”. Sono le parole di San Tommaso d’Aquino. Le immagini, in ciascuno dei misteri della Via Crucis non rappresentano solo un evento del passato. Sono i flagelli e le croci della nostra malattia, della povertà, degli insuccessi delle nostre vite, dell’umiliazione, della fame e della sofferenza di tante persone che in questo mondo percorrono cammini dolorosi molto diversi. Lui stesso ha condiviso tutta la nostra condizione umana, tranne il peccato.Di fronte a questo panorama, la nostra risposta non può essere altro che la solidarietà, l’incontro, la carità fraterna che può generare prospettive inedite.
Sono tanti i fardelli, le croci da portare, più o meno pesanti, che accumuliamo nella nostra vita. Durante le funzioni del Venerdì Santo lasciamo il nostro pesante zaino ai piedi del Calvario. Sapersi accompagnati nella sofferenza da Dio stesso e da sua madre, la Vergine, è una consolazione incomparabile. Anche quando è stato sepolto per tre giorni è entrato nella nostra fredda e rigida solitudine. Invece rimaniamo in quelli che chiamiamo ‘Sepolcri’, a ghiacciare nelle nostre rassegnazioni quotidiane.
È una Pasqua, non dimentichiamo, segnata anche in Medio Oriente da un conflitto cruento che sta causando una profonda catastrofe umanitaria. A Gaza la realtà è estremamente tesa, oltre che complessa. Padre Amjad Sabbara, parroco di Gerusalemme, racconta che per giovani e famiglie portare il carico della croce a volte sembra insopportabile. “Nei momenti più bui della guerra che stiamo attraversando, ci fa sentire soli come solo è Lui sulla croce. Ma nonostante le avversità del momento tra i vicoli della Terra Santa – afferma Padre Amjad ‒ abbracciamo e portiamo la croce con tenerezza per farla brillare d’amore e salvezza”.
Francesco aveva ricordato che nella follia della guerra si continua a crocifiggere Gesù. Carezza e perdono, costruire la pace, è compito di tutti…il resto lo fa Dio, a cui nulla è impossibile. Lo ricorda il parroco dei latini del Sud del Libano Toufic Bou Merhi. “Quante volte ancora ci dobbiamo alzare? Abbiamo dovuto abbandonare le nostre chiese e le nostre case. Quante volte ancora? Come alternativa alla cultura della morte vogliamo proporre quella della vita ‒ aggiunge Fra Toufic ‒, della solidarietà, della vicinanza a chi soffre. Vogliamo seguire i Suoi passi verso la croce della salvezza”.
In questa Settimana Santa, in pieno Giubileo, il Papa ribadisce come il tema della Speranza sia occasione di grazia e di conversione per riconciliarci con Dio. Ma non solo; è anche il tempo per andare incontro al fratello che soffre. Ogni anno, a Pasqua, la nostra società è segnata dalla distrazione e dal desiderio di potere. Ci preoccupiamo di ‘avere e possedere’. Una umanità che si sente interpellata da immagini che gridano una vita di gratuità e dedizione, fino alla morte.
Sarà una Pasqua con un Papa Francesco ancora in convalescenza. In questi giorni, a sorpresa, è comparso fugacemente in Basilica con la voglia di salutare ed essere vicino ai fedeli. Non dimentica, nonostante la sua salute fragile, il sostegno al suo ‘gregge’. In questo Anno Giubilare siamo incoraggiati ad approfondire il mistero di un Uomo che non è solo un fatto storico. Permettiamo alla speranza di permeare ogni aspetto della nostra vita, soprattutto intraprendere un cambio di rotta, per affrontare l’attuale condizione di ingiustizia e diseguaglianza ricordandoci che i beni della terra sono prima di tutto prestati, destinati non solo ad alcuni privilegiati, ma a tutti.