Per l’ennesima volta i gesti di Francesco contraddicono certe sue dichiarazioni. Vedi, quale esempio clamoroso, quanto successo con il matrimonio express nel volo Santiago del Cile – Iquique. Sconcerto e confusione tra i cattolici fedeli alla dottrina sociale della Chiesa. Ma nel mondo cattolico non passa giorno ormai senza qualche picconata da parte di parte di consacrati all’edificio ecclesiale.  

Siate cristiani veri, scuotetevi nel profondo, andate controcorrente, guardate a Gesù Cristo, è a Lui che si deve guardare…testimoniate con la vostra vita – già nel vostro ambito di famiglia e di lavoro – quei valori che contrastano con quelli aridi e frou frou propri del mondo in cui siamo immersi. L’omelia di don Giuseppe domenica 21 gennaio 2018, alla messa di mezzogiorno nella chiesa di Sant’Ippolito a piazza Bologna (Roma), è come al solito ardente, stavolta ancora di più. Scrutiamo i volti dei tanti presenti: assorti e impenetrabili. Si potrebbe pensare che i parrocchiani dormano. Realisticamente si può invece presumere che don Giuseppe sia riuscito a scuoterne non pochi, tanto da spingerli a porsi almeno qualche domanda. Pure alcuni di quelli tetragoni, quelle anime ingenue che vegetano in tante parrocchie e che – per pigrizia intellettuale e per vocazione al politicamente corretto –scambiano Avvenire per il Vangelo e sono portate a votare Pd o peggio ancora alle elezioni politiche.

Alla fine della messa (ma anche per strada il giorno prima) ecco che nei capannelli trasvolano parole inusuali per queste lande. Sul Papa. “Ma che fa? Che cosa sono queste sceneggiate in aereo… sposa due a lui sconosciuti in volo e al volo… così, senza quegli adempimenti cui tutti noi siamo stati costretti… dopo il divorzio express, il matrimonio express, che però in questo viene addirittura dal Papa… roba da manicomio… poveri parroci… che facciamo, che dobbiamo fare, non si capisce più niente!”.  S’alzano gli occhi al cielo… “Non ci resta che pregare”…

IL CELESTIALE MATRIMONIO EXPRESS

Lui adesso è tornato da Cile e Perù, dopo aver cercato – nella consueta conferenza-stampa in volo – di precisare meglio (ma con scarso successo) quanto accaduto il 18 gennaio nel trasferimento in aereo tra Santiago e Iquique. In quel frangente Francesco aveva unito in matrimonio lo steward Carlos (39 anni) e la hostess Paula (41). I due sono sposati civilmente da otto anni e, a quanto hanno detto, avrebbero voluto sposarsi anche religiosamente – sempre nel febbraio 2010 (ripetiamo: otto anni fa) –  ma un terremoto fece crollare il tetto della chiesa. Hanno due figlie, di sei e quattro anni.

In aereo, comunicando estasiati ai giornalisti quanto successo in occasione della tradizionale foto del Papa con gli assistenti di volo, Carlos e Paula hanno detto tra l’altro: E’ stato un caso…nessuno aveva fatto cenno all’argomento…il Papa ci ha chiesto: “Voi siete sposati?”…E’ stato così, è stata una sua idea. Non so se qualcuno glielo aveva detto, ma è così…il Papa ha detto:”Vi sposo! Dai, facciamolo!” Il direttore della Sala stampa vaticana, il buon Greg Burke, in visibile imbarazzo, aveva commentato a caldo: E’ stata una sorpresa per tutti… si può fare… c’erano due testimoni… dicono chi sono, non ci sono impedimenti…

ANDREA TORNIELLI NON DELUDE MAI…

Su Vatican Insider Andrea Tornielli ha aggiunto altri particolari, invero anche raccapriccianti dal punto di vista del diritto canonico (ma il Turiferario Maggiore non si è certo scomposto per tali bazzecole): Quando si sono avvicinati, hanno detto di essere sposati civilmente e hanno chiesto al Papa una benedizione. Francesco ha domandato: “Volete che vi sposi?”. Quasi non credendo alle sue parole, hanno risposto di sì. Francesco ha domandato ripetutamente a Carlos e Paula: “Siete davvero sicuri?”. “Sì”, hanno risposto entrambi. “Ho bisogno dei testimoni” ha replicato Bergoglio. Lo sposo è corso a chiamare Ignacio Cueto, il proprietario della compagnia aerea. E il secondo testimone è stato Mauricio Rueda Belz, il prelato colombiano organizzatore dei viaggi papali. 

Ha continuato Tornielli, con la sua cronaca ispirata: In loro presenza, Francesco ha preso le mani dei due sposi e ha pronunciato la formula di rito chiedendo a entrambi il consenso al matrimonio cristiano. “Il Papa ci ha chiesto se c’era amore nella nostra unione e se volevamo rimanere insieme per tutta la vita – racconta commosso Carlos – Noi, emozionati, abbiamo risposto di sì. Ci siamo innamorati in volo e ora siamo diventati marito e moglie davanti alla Chiesa in volo!”. 

Non è finita, il Turiferario Maggiore non ci risparmia proprio neanche un grammo di incenso: Lo steward ha raccontato a Bergoglio come si erano conosciuti e che al momento del primo incontro Paula era la sua responsabile. “Francesco mi ha guardato e mi ha domandato: Detto fra di noi, continua a essere ancora lei il capo?. Ho risposto di sì! E il nostro matrimonio funziona”. Poi, aggiunge Carlos, “monsignor Rueda ci ha domandato se il matrimonio poteva essere reso pubblico. Il Papa ha detto che lui non aveva alcun problema. Così siamo venuti a raccontarlo, e soprattutto a condividere questa gioia con i nostri colleghi dell’equipaggio”.  

Conclusione in linea con il restoIl certificato di matrimonio è stato scritto a mano su un foglio, con la firma dei testimoni e quella di “Francesco” come celebrante (foto). Il Papa ha commentato: “Speriamo che quello che avete fatto voi sia di ispirazione per altre coppie nel mondo”. Il primo matrimonio benedetto da un Pontefice sui cieli.  (da notare quel: “sui cieli”… “nei cieli” avrebbe potuto indurre a pensare ad altro…)

Foto: Milenio.com

…MA ANTONIO SPADARO FA ANCHE DI MEGLIO!

C’è chi, esplodendo di gaudio irrefrenabile, ha così commentato, sotto una foto dei coniugi:  SPOSATO IN AEREO  questa coppia di assistenti di volo! Una felicità! La coppia parlava col Papa. Hanno detto che non si erano sposati in Chiesa. Il Papa ha chiesto se volevano sposarsi subito. HANNO DETTO SI’. Gli atti sono firmati su un normale foglio A4!” Che dite? La celestialmente garrula Maria Elena Boschi ne ha fatta un’altra delle sue? No, vi sbagliate… la firma è quella di un noto gesuita, nientepopodimeno che il tuttomaiuscolo ANTONIO SPADARO, megadirettore della Civiltà cattolica.

E GIA’ IL 19 DICEMBRE EL MERCURIO…

Tiremm innanz… Intanto si è scoperto che la storia di Carlos e Paula, assistenti di volo previsti per il viaggio papale, era già stata riportata il 19 dicembre 2017 dal grande quotidiano cileno El Mercurio: (…) Così entrambi sperano che nel gennaio prossimo questo progetto ritardato (NdR: di sposarsi religiosamente) possa finalmente concretizzarsi il prossimo gennaio in aereo e diretto addirittura dal Papa stesso: “Sarebbe bellissimo.  E’ il nostro posto, è la nostra seconda casa, è là dove ci sentiamo sicuri”. Uno a questo punto può chiedersi: ma allora….

Ed ecco qui la risposta data da Francesco durante la conferenza-stampa nel volo tra Lima e Roma. Dalla quale si vengono a sapere altri particolari, che oggettivamente  non depongono proprio a favore del matrimonio-sorpresa…:  Uno di voi mi ha detto che sono matto a fare queste cose. Ma la cosa è stata semplice. Lo steward aveva partecipato al volo del giorno prima. Lei invece non c’era. Mi ha parlato. E anch’io ho parlato della vita, di come pensavo io la vita, poi la vita di famiglia. Una bella chiacchierata. Il giorno dopo c’erano tutti e due e quando abbiamo fatto le fotografie mi hanno detto che otto anni fa stavano per sposarsi in chiesa, ma che il giorno prima la chiesa era crollata per il terremoto e così non c’è stato matrimonio. Hanno detto: “Domani lo facciamo, dopodomani…” Poi la vita, viene una figlia, poi un’altra. Ma sempre questo avevano nel cuore: noi non siamo sposati. Io li ho interrogati un po’ e mi hanno detto di aver fatto i corsi prematrimoniali per arrivare al matrimonio. Ho giudicato che erano preparati. Perché allora fare domani quello che si può fare oggi? E se quel domani avrebbe potuto magari significare dieci anni in più? Entrambi si sono preparati davanti al Signore con il sacramento della penitenza. Mi hanno anche detto che avevano già anticipato ad alcuni la loro intenzione di chiedermi di sposarli… I sacramenti sono per gli uomini, tutte le condizioni erano chiare. Dite perciò ai parroci che il Papa li ha interrogati bene.

Lo steward il giorno prima ha parlato con il Papa… una bella chiacchierata sulla vita di famiglia. Il giorno dopo il Papa li ha “interrogati un po’ ”, gli hanno detto di aver fatto i corsi prematrimoniali, il Papa ha giudicato che erano preparati. Gli hanno detto che si erano confessati… I parroci possono stare tranquilli.

Certo i parroci possono trovare una pezza d’appoggio nella succursale odierna di Repubblica (cioè Avvenire), che nell’intertitolo di pagina 5 scrive tra l’altro in maniera truffaldina: “Sul matrimonio in volo: gli sposi erano preparati, li ho interrogati bene”. Ma il Papa li ha interrogati “un po’ “ (come dice lui) o li ha interrogati “bene” come falsifica Avvenire? Che del resto già aveva festeggiato il fatto il 19 gennaio (box a pagina 5), a firma dell’estatica Turiferaria di casa Stefania Falasca dall’incipit fulminante: Un matrimonio al volo. Cercavano una benedizione dal Papa ma il Papa li ha sposati seduta stante.

UNA PERCEZIONE DISASTROSA PER LA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA

Il matrimonio ad alta quota è stato percepito dall’opinione pubblica come un nuovo colpo di piccone all’edificio ecclesiale (e perfino a un intero capitolo della tanto osannata Amoris laetitia, opera bergogliana tra le più mirabili), un incoraggiamento (ripetiamo: così in ogni caso è stato percepito) alla società fluida che punta alla fragilità di legami così da rendere più debole e più manipolabile la persona. Il risultato per molti cattolici (parroci compresi)? Confusione, smarrimento, demotivazione. Insomma: tana, liberi tutti. E’ questo che vuole papa Francesco? Forse no, ma la realtà ecclesiale di ogni giorno parla invece una lingua diversa.

I cattolici fedeli alla dottrina sociale della Chiesa si sentono emarginati. Dappertutto e a ritmo sempre più incalzante all’interno del cattolicesimo spuntano episodi gravi e sconcertanti che non possono non indurre molti allo scoraggiamento e al pessimismo.

OGNI GIORNO UN NUOVO EPISODIO SCONCERTANTE…

Ne ricordiamo brevemente alcuni tra i più recenti.

L’onorificenza dell’Ordine Pontificio di San Gregorio Magno data a Lilianne Ploumen, già ministro olandese dello sviluppo, abortista convinta e scatenata, attivissima anche in favore delle lobby lgbt (onore a Marco Tosatti/ Stilum Curiae che con la sua tenacia è riuscito a strappare alla vicedirettrice della Sala Stampa Vaticana un comunicato di conferma, pur se – Paloma, ahimè – per nulla convincente quando parla di “prassi normale” in occasione di visite diplomatiche).

Le dichiarazioni del vicepresidente della Conferenza episcopale tedesca, il vescovo Franz Josef Bode, che vorrebbe la benedizione ecclesiale delle coppie omosessuali (“Non c’è in esse così tanto di positivo e di buono e di giusto, così che dobbiamo essere più giusti?”): non dubitiamo che il catto-fluido Bode riuscirà nel suo intento (a meno di eventi imprevedibili).

La Trinità ‘migrante’ dell’arcivescovo di Trento monsignor Lauro Tisi, che rivolgendosi ai migranti in cattedrale nel giorno dell’Epifania ha detto tra l’altro: “Cari fratelli migranti, con la vostra presenza ci dite che il mondo è squilibrato perché qualcuno ha troppo e molti non hanno niente, e avete modi di agire diversi dai nostri, che ci destabilizzano. Meno male che siete arrivati: un popolo seduto è destinato a morire, voi ci fate capire che bisogna cambiare e siete angeli di Dio mandati a svegliarci, a dirci che è bello essere diversi e che la gioia dell’arcobaleno prevale rispetto al colore unico. (…) I Magi portano doni al bambino senza conoscere la Bibbia (NdR: ma che dice?), si sono messi in movimento come voi che ci portate la freschezza della Parola di Dio. Poi sono tornati per altra via: è la via innovativa di Gesù, la via dell’accoglienza, dell’essere contenti che ci sono gli altri e della diversità. Impariamo a percorrerla senza paura, la Chiesa non deve creare barriere, il volto del fratello va incontrato e festeggiato ricordando che i cristiani sono tutti migranti: chi ama, esce da sé per donare vita, Dio stesso è migrante nella Trinità (NdR: questa ci mancava proprio…)«. Aggiungiamo anche quanto riporta la stampa locale sulle parole di Tisi: “Affermo dei principi che potrebbero anche irritare a tal punto quegli scribi che studiano la Bibbia senza applicarla a denunciarmi. Lo facciano, saprò difendermi”.

L’ultimo grave episodio che vogliamo ricordare è quello, segnalatoci la settimana scorsa, da un amico attento e informato, sui gesuiti della Georgetown University di Washington. Leggiamo: A partire dall’anno accademico 2018-2019 saranno predisposti degli spazi abitativi all’interno del campus riservati agli studenti e alle studentesse interessati a esplorare “il gender e la propria sessualità”. Uno spazio “neutro” per chi non si riconosce nelle categorie uomo-donna e non vuole essere costretto a scegliere in quale alloggio del College sistemarsi, quello maschile o quello femminile, perché oltre al binomio uomo-donna c’è qualcosa d’altro. Dagli uffici del College fanno sapere che questa novità è in nome “dei nostri valori cattolici e gesuiti” (NdR: che facciatosta questi catto-fluidi!) che prevedono “un linguaggio, una prospettiva e un senso di inclusione votati ad approfondire il nostro senso di cura personale”. Del resto, ci si fa sapere, “la Georgetown University aveva già provveduto – prima e unica università gesuita degli Stati Uniti – a istituire un centro risorse LGBTQ e ad allestire dei bagni no gender”. Questo è quanto succede oggi nella chiesa di Francesco, a dispetto delle dichiarazioni del papa gesuita sul gender come “errore della mente umana” e “colonizzazione ideologica”. Dichiarazioni certo, non seguite da interventi incisivi nella realtà quotidiana. Come dimostra quanto succede alla Georgetown University, al peggio non c’è limite.

IL VESCOVO BARROS E L’ATTACCO DI LUIS BADILLA A DARIO EDOARDO VIGANO’

Del viaggio apostolico di Francesco ci sarebbe tanto altro da dire. Lasciateci solo ricordare la penosa vicenda, kafkiana e di grande impatto mediatico, sviluppatasi attorno alle richieste dimissioni del vescovo Juan Barros (per aver coperto atti di pedofilia accertata da parte del sacerdote Karadima, di cui lo stesso Barros è stato segretario). Chi vuole essere informato nei dettagli legga Magister sul suo sito Settimo cielo. Sempre a proposito della vicenda, va notato l’attacco durissimo che – sulla gestione del caso – il direttore-inquisitore del Sismografo, il cileno allendista in salsda castrista Luis Badilla, ha sferrato a mons. Dario Edoardo Viganò (pur senza citarlo esplicitamente) nella Postilladelle 18.23 del 22 gennaio 2018: “Ascoltando oggi le risposte di Papa Francesco nel corso della conferenza stampa sull’aereo, al rientro dal Sudamerica, in merito alla complessa e drammatica questione degli abusi in Cile e in Perù, in particolare sulla vicenda del vescovo di Osorno, il cileno Juan Barros, si chiariscono diversi passaggi che sino ad oggi erano stati percepiti, raccontati e amplificati in modo radicalmente diverso. Quanto è accaduto in questo pellegrinaggio internazionale del Papa dovrebbe essere studiato a fondo e soprattutto, gli esperti e responsabili della comunicazione vaticana dovrebbero trarne le lezioni opportune”.

Per oggi sufficit.

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Nato a Bellinzona (Canton Ticino, Svizzera), Giuseppe Rusconi si è laureato nel 1973 presso l’Università cattolica di Milano con una tesi in storia contemporanea. Docente di letteratura italiana fino al 1988 (anche dieci anni a Roma), è stato a Berna come giornalista parlamentare per sette anni. Tornato a Roma nel 1996 per una ricerca negli archivi vaticani, si è poi occupato del mensile cattolico “il Consulente RE”, di cui è stato direttore. Nel 2013 ha aperto il blog www.rossoporpora.org, che tratta soprattutto argomenti relativi al mondo cattolico, anche con interviste a molte personalità. Collabora regolarmente con il mensile cattolico “Inside the Vatican’ e con il quotidiano “Giornale del Popolo’ di Lugano.