Mercoledì 21 marzo si è svolto a Roma, presso la Fondazione Luigi Einaudi, il decimo dibattito tra Luigi Accattoli e Giuseppe Rusconi su papa Francesco, moderato da Giuseppe Di Leo di Radio Radicale. Il saluto significativo del presidente Giuseppe Benedetto. Le dieci domande del moderatore, le domande del pubblico. Un post scriptum d’attualità.

Anche il decimo confronto romano su papa Francesco tra Luigi Accattoli e Giuseppe Rusconi è stato molto intenso e apprezzato dal pubblico presente nella sede di piazzale delle Medaglie d’Oro della Fondazione Luigi Einaudi. Si è svolto nella serata di mercoledì 21 marzo 2018 connotato da una formula diversa da quella dei dibattiti precedenti: dieci domande brevi poste da parte del moderatore Giuseppe Di Leo (Radio Radicale), risposte di tre minuti a testa, venti minuti finali riservati alle domande dei convenuti. La formula è stata richiesta per ragioni radiofoniche: infatti l’intero incontro è stato trasmesso in audio e in video da Radio Radicale (sia giovedì 23 marzo alle 18.00 che nella notte successiva, alle 02.15) e si può ascoltare, vedere, scaricare sempre nel sito dell’emittente pannelliana (www.radioradicale.it ).

Costituita nel 1962 da Giovanni Malagodi, la Fondazione Luigi Einaudi è il centro di ricerca che promuove la conoscenza e la diffusione del pensiero liberale.

Il presidente attuale è il professor Giuseppe Benedetto, mentre direttore del Comitato scientifico è l’intellettuale liberale Corrado Ocone, ambedue in sala. Benedetto ha voluto porgere un denso saluto, rilevando che il dibattito su papa Francesco “è di estrema attualità”. Degno di nota che una puntata del ciclo si svolgesse proprio “nel tempio laico della cultura italiana”: come osservava l’indimenticato Salvatore Valitutti “laico è il contrario di dogmatico, non di cattolico”. Il professor Benedetto ha poi evidenziato il suo essere “schierato” nel dibattito in corso. Infatti nella biblioteca del suo studio c’è anche una cartellina con alcuni fogli dattiloscritti: contengono il discorso che papa Ratzinger fece nel 2006 a Ratisbona, un testo “di altissimo livello”, a volte “banalizzato, mal interpretato” e dunque a maggior ragione meritevole di essere riletto con attenzione.

UNA PREMESSA DI GIUSEPPE RUSCONI, LE DIECI DOMANDE E LE RISPOSTE (IN SINTESI), LE DOMANDE DEL PUBBLICO

Premessa di Giuseppe Rusconi: considerato il titolo dato al dibattito (“Papa Francesco: eretico o riformatore?”) Rusconi ha voluto evidenziare che considera Francesco Papa legittimo e non lo ritiene eretico. Tanto per chiarire subito ed evitare eventuali malintesi tra il pubblico in sala e all’ascolto.

Prima domanda: “La recente lettera del papa emerito che solidarizza e conferma il suo sostegno a papa Francesco che significato assume?” Luigi Accattoli ha osservato che si è trattato del “primo incidente” tra la Curia di Francesco e il Papa emerito. Per quanto riguarda il contenuto della lettera-risposta di Benedetto XVI a monsignor Dario Edoardo Viganò, il vaticanista storico del Corriere della Sera ha detto che esso si inserisce tra le attestazioni di simpatia che in diverse occasioni Joseph Ratzinger ha riservato al suo successore. Giuseppe Rusconi ha invece evidenziato nella lettera del Papa emerito quella che ritiene la valutazione più importante: l’asserita “continuità interiore” tra i due Pontefici. Considerato come Joseph Ratzinger sia sempre stato un attentissimo cultore della parola, l’uso dell’aggettivo “interiore” associato a “continuità” desta grandi interrogativi. Se l’accento è caduto sulla continuità “interiore”, spirituale, non visibile, essa non è allora “esteriore”, concreta, visibile. Cioè non è né di magistero né di atti di governo.

Seconda domanda: “Qual è il principale risultato conseguito finora da Bergoglio?”. Giuseppe Rusconi ha risposto che è la confusione disseminata nella Chiesa con la demotivazione conseguente tra i cattolici impegnati soprattutto nella difesa e nel promuovimento dei principi ‘non negoziabili’. Per Luigi Accattoli invece il grande merito di papa Bergoglio è quello di “aver riaperto il dibattito all’interno della Chiesa, rimettendola in stato di Concilio”.

Terza domanda: “Qual è la difficoltà maggiore che ostacola l’attuale Papa?” Secondo Luigi Accattoli Francesco si deve confrontare con “la mancata adesione da parte della maggioranza dei cattolici” alla “necessità di reagire con risposte audaci a una situazione di crisi”. Per Giuseppe Rusconi la difficoltà maggiore è nel modo di procedere del papa stesso, che fa largo uso dell’ambiguità, sposta continuamente i paletti in avanti (due passi avanti e uno indietro), dice, disdice, non dice, si contraddice su numerose questioni, definendosi tra l’altro “un po’ furbo”.

Quarta domanda: “L’esortazione potsinodale ‘Amoris laetitia’ scardina qualche dogma? Giuseppe Rusconi risponde di no, ma ricorda anche qui il procedere non lineare di papa Bergoglio su questioni sensibili come quella dell’accesso alla comunione per i divorziati risposati (all’arcivescovo Bruno Forte, secondo le parole dello stesso Forte: “Se parliamo esplicitamente di comunione ai divorziati risposati, questi non sai che casino ci combinano. Allora non parliamone in modo diretto, tu fai in modo che ci siano le premesse, poi le conclusioni le trarrò io”). Luigi Accattoli concorda sul fatto che in ‘Amoris laetitia’ non si metta in discussione nessun dogma, “cui non attiene ciò che riguarda la disciplina dei sacramenti”.

Quinta domanda: “’Il tempo è più importante dello spazio’ ha affermato Bergoglio. Che significa?” Luigi Accattoli riprende le spiegazioni date da Bergoglio stesso sull’esigenza “di iniziare processi più che di occupare spazi”: Francesco “affronta tutte le questioni, a partire dalle più ardue, anche quando non ha soluzioni”, al contrario di quanto è stato fatto dai Papi nell’ultimo mezzo secolo. Giuseppe Rusconi ha evocato la definizione assai contorta data da Bergoglio al numero 222 dell’ Evangelii Gaudium (“Vi è una tensione bipolare tra la pienezza e il limite ….Il ‘tempo’, considerato in senso ampio, fa riferimento alla pienezza come espressione dell’orizzonte che ci si apre dinanzi”) e l’applicazione pratica di tale principio ad esempio in Amoris laetitia: “Ricordando che ‘il tempo è superiore allo spazio’ desidero ribadire che non tutte le discussioni dottrinali, morali o pastorali devono essere risolte con interventi del magistero”.

Sesta domanda: “Chi è il miglior collaboratore di Francesco? E perché?” Secondo Giuseppe Rusconi sono due: l’arcivescovo Konrad Krajewski, che concretizza nel quotidiano l’aiuto ai poveri (stimolandoli anche a riprendersi la propria dignità di persona) e il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato che – per quel può e solo in certi casi – cerca di ‘limare’ certe posizioni di Francesco in campo politico. Luigi Accattoli ha tessuto un elogio dello stesso Segretario di Stato per come agisce, ad esempio, a proposito della spinosissima questione cinese: “Parolin la tratta da venticinque anni”.

Settima domanda: “Bergoglio, a vostro parere, è interessato ai destini dell’Europa?” Luigi Accattoli pensa che papa Francesco, “missionario”, nutra “meno interesse per l’Europa rispetto ad altri Continenti”: l’Europa “la vede con lo sguardo di Magellano”, da lontano, da Sud. Anche per Giuseppe Rusconi papa Bergoglio, figlio de facto al cento per cento dell’Argentina (vedi in una recentissima lettera del 16 marzo: “Figlio di questa terra, la nostra Argentina”) non nutre grande interesse per un Continente che giudica “stanco”. Tuttavia non manca ogni tanto, quando lo ritiene opportuno, di ingerirsi indebitamente nelle questioni politiche italiane, ad esempio in ambito di immigrazione.

Ottava domanda: “E’ cambiata e come la leadership mondiale del Papa da Giovanni Paolo II a Francesco?” Per Giuseppe Rusconi papa Giovanni Paolo II è stato osteggiato per alcuni anni, in particolare prima dell’attentato del 13 maggio 1981, dalla sinistra (anche cattolica) che lo temeva come leader conservatore e anticomunista: l’unanimità dei consensi la trovò solo nell’aggravarsi della malattia. Papa Francesco, che ha respirato l’aria di Juan Domingo Peron, è un combattente per la triade terra, techo, trabajo, esalta nel contempo le devozioni popolari, è in pieno accordo con buona parte dell’agenda dell’ONU, specie in materia ambientale e delle migrazioni. E’ un leader che spazia a tutto campo, è in genere assai popolare tra i non-cattolici, ma il suo impatto politico è in effetti modesto: basti pensare al ‘no’ del popolo colombiano agli accordi di pace con i guerriglieri delle FARC (che la Santa sede aveva molto sostenuto), al fallimento dei negoziati in Venezuela, all’aggravarsi della repressione a Cuba e anche ai risultati delle elezioni italiane del 4 marzo 2018, in cui molti cattolici hanno votato in direzione opposta a quanto preconizzato, ad esempio con i suoi interventi in materia di immigrazione, da Bergoglio.  “Il mondo è cambiato, non è più bipolare”, ha rilevato Luigi Accattoli. Dunque papa Francesco è molto flessibile, agisce secondo discernimento, a seconda dei casi. Il suo impatto è comunque “forte”. Giovanni Paolo II? “Missionario della Chiesa così come era”. Francesco? “Missionario della Chiesa che deve essere riformata in tutte le sue articolazioni”.

Nona domanda: “Francesco ha affermato che la Riforma luterana non era contro la Chiesa bensì aveva connotazioni politiche. Siete d’accordo?” Luigi Accattoli ha precisato meglio la domanda, dato che papa Francesco aveva affermato che le intenzioni di Lutero erano in un primo momento di natura teologica e riformistica della Chiesa. Solo in un secondo tempo gli interessi politici si sono inseriti nella diatriba e hanno portato alla rottura. Giuseppe Rusconi su questo punto ha concordato sostanzialmente con Accattoli, ricordando tuttavia la successiva violentissima polemica antipapale di Lutero, il suo appiattirsi sugli interessi dei principi tedeschi (esortò a sterminare i contadini ribelli tra il 1524 e il 1526), la sua ira contro gli ebrei (che non avevano voluto aderire alla Riforma): essa raggiunse vette di ferocia antisemita che resero Lutero uno degli autori di riferimento dei cristiani germanici filonazisti. Il vaticanista ticinese ha anche di nuovo rilevato lo scandalo del francobollo vaticano con Lutero e Melantone ai piedi della Croce.

Decima domanda: è una considerazione di Giuliano Ferrara sul Papa che, mentre deplora la mondanità, ne resterebbe egli stesso vittima quando parla di temi mondani. Qui Giuseppe Rusconi ha ricordato il Vangelo di Giovanni: “Siete nel mondo, ma non siete del mondo”… le due proposizioni vanno rese uguali, per quel che appare con papa Francesco. Per Luigi Accattoli quello di Ferrara è l’atteggiamento tipico degli intellettuali conservatori che emerge quando un Papa parla di cose sgradite e viene dunque accusato di ‘fare politica’.

Domande del pubblico

. Quale l’incidenza di Papa Bergoglio nella politica italiana?  Per Luigi Accattoli papa Francesco è intervenuto in sostanza solo sul tema dell’immigrazione, dando un «forte stimolo», in modo «perfettamente corretto».  Giuseppe Rusconi ha evidenziato invece che i silenzi (nel caso delle ‘unioni civili’) e un paragrafo di un messaggio sul problema del fine vita (nel senso di trovare un accordo tra le parti) hanno dato una spinta decisiva all’approvazione delle due leggi nel Parlamento italiano, spingendo al ‘sì’ i catto-fluidi del Pd e quelli centristi. Per quanto riguarda le ingerenze sul tema dell’immigrazione, al contrario, il voto di reazione di molti cattolici è andato alla Lega: e lì Jorge Mario Bergoglio ha fornito di certo un bel contributo al successo del partito di Salvini.

Che cosa non piace di papa Francesco a Accattoli? “Il fatto che abbastanza frequentemente entri in polemica con le posizioni critiche, semplificandole troppo”. . Che cosa piace di papa Francesco a Rusconi? Il fatto che riesca a catturare il cuore di chi lo ascolta… ma ci si deve chiedere quali conseguenza concrete ciò abbia nella vita quotidiana di ognuno. Poi i suoi continui appelli contro la cultura dello scarto.

A che punto siamo nelle riforme della Chiesa? Luigi Accattoli: la situazione è difficile, molto incerta. Ci sono stati la riforma del processo matrimoniale, molto importante, alcuni accorpamenti e ritocchi in Curia. Giuseppe Rusconila grande riforma avviata in ambito economico langue (anche perché il prefetto cardinale Pell è costretto in Australia), quella avviata nell’ambito della comunicazione è a buon punto, ma anch’essa è oggi in una fase critica a causa delle recentissime vicende e dei malcontenti persistenti e oggi rafforzati.

Papa Bergoglio ha esortato le suore a “essere madri e non zitelle”. Che ne dite? Luigi Accattoli: “Zitelle” non è un insulto. La fecondità va intesa in senso spirituale. Giuseppe RusconiVero… tuttavia quella frase può lasciar intendere che papa Francesco non abbia una grande stima almeno di alcune suore, evocate appunto come ‘zitelle’.

Luigi Accattoli – che nel corso del dibattito ha espresso la sua vivace contrarietà all’uso del termine ‘catto-fluidi’ (che gli venga l’orticaria proprio come a un parroco di nostra conoscenza?) – ha riferito della serata nel suo blog www.luigiaccattoli.it .

UN POST SCRIPTUM D’ATTUALITA’

P.S. Ci giunge notizia, attraverso i comunicati del Comitato ‘Difendiamo i nostri figli’ e di ‘Generazione famiglia’ che domani, sabato 24 marzo, Luigi Manconi dovrebbe essere insediato come nuovo direttore dell’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (UNAR), un organismo che negli ultimi anni ha deviato dagli intenti originari per mettersi al servizio della nota lobby in materia di diffusione e imposizione (in particolare nelle scuole di ogni ordine e grado) dell’ideologia gender. Molti ricorderanno che il direttore Francesco Spano, un catto-comunista apprezzato dai catto-fluidi e travolto dai propri comportamenti, era stato costretto a dimettersi a febbraio del 2017. Domani il successore designato – il noto Luigi Manconi, lì paracadutato dopo essere stato escluso dalle liste elettorali del Pd – dovrebbe firmare l’incarico affidatogli da un governo che, bastonato elettoralmente, dovrebbe occuparsi solo dell’ordinaria amministrazione. Manconi  è un noto sostenitore della rivoluzione antropologica ed è schierato tra l’altro in favore della ‘gayzzazione’ della società, della ‘regolamentazione’ della pratica schiavista dell’utero in affitto, della legalizzazione delle cosiddette ‘droghe leggere’.  

Difficile negare che la nomina-compensazione di Manconi sia un prodotto della peggiore partitocrazia, uno schiaffo alla volontà espressa il 4 marzo da un elettorato che ha ‘bastonato’ il governo Gentiloni ( insieme con il partito boldrino), un altro schiaffo in particolare ai milioni di italiani che hanno condiviso i ‘Family day’.  Come rileva giustamente in una nota Massimo Gandolfini – coordinatore dell’organismo promotore delle grandi manifestazioni di piazza del 2015 e del 2016 – “l’arroganza e la sfacciataggine di un Pd alla canna del gas non hanno limiti. Chiediamo quindi all’attuale Presidente del Consiglio di ritirare questa nomina, avvenuta in palese violazione del sentimento democratico del popolo italiano, e ci auguriamo che il prossimo governo voglia riconsiderare in maniera onesta e leale l’intera questione”.

Quant’è dura a morire la mentalità dei soviet da cui taluni (più di quanti uno possa immaginare), pur essendo imborghesiti da decenni, non riescono ancora a staccarsi… Basti pensare alla sfacciataggine sinistra di chi pontifica (dagli schermi televisivi gentilmente offerti) sulle vittime del sequestro Moro, alla tracotanza di chi è colto dall’orticaria quando si ricordano le foibe, di chi ecc…

 www.rossoporpora.org