Nonostante lo stato di salute di Papa Francesco sia preoccupante, a Roma si è svolto il Giubileo dei Diaconi. L’omelia letta da mons. Fisichella. Perdono, servizio disinteressato e comunione sono tre aspetti della gratuità cristiana.
Ai diaconi è stato dedicato il quarto grande evento del Giubileo della Speranza questo fine settimana di febbraio nella città di Roma, in un momento molto delicato sulla salute di Papa Francesco. Nel quarto dei 36 previsti nell’ambito del Giubileo 2025, a Roma sono arrivati oltre sei mila pellegrini da più di cento Paesi. Tra loro quasi 4.000 diaconi permanenti con le loro famiglie provenienti dall’Italia, 1.300 dagli Stati Uniti, 656 dalla Francia, 350 dalla Spagna, 230 dal Brasile, 160 dalla Germania e 150 dal Messico.
Le notizie sulla salute del pontefice rimangono preoccupanti. L’ultimo bollettino della Santa Sede afferma che il pontefice, come spiegato ieri dai medici che lo hanno in cura, non è fuori pericolo. Il porporato durante l’omelia esprime la sua vicinanza al Papa.
Nel nono giorno di ricovero Francesco non ha guidato la preghiera dell’Angelus a mezzogiorno, ma il testo è stato reso pubblico come avvenuto domenica scorsa. La celebrazione eucaristica nella Basilica di San Pietro di oggi è stata presieduta dal pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione, Monsignor Rino Fisichella, che ha letto l’omelia preparata dal Santo Padre per l’evento giubilare. Con la celebrazione di oggi si è proceduto anche con l’ordinazione di 23 nuovi diaconi provenienti da tutto il mondo.
Il ministero del diaconato riceve l’imposizione delle mani “non per il sacerdozio, ma per servire. Per i discepoli di Gesù amare è servire e servire è regnare. Il potere sta nel servizio, in nient’altro”. Mons. Fisichella si rivolge ai diaconi presenti in Basilica con un termine caro a loro. La gratuità, parola fondamentale della vita cristiana e del loro ministero, in particolare sotto tre aspetti: il perdono, il servizio disinteressato e la comunione.
Il porporato cita il Vangelo di Luca, «Amate i vostri nemici». L’annuncio del perdono è un compito essenziale del diacono. Esso è infatti elemento indispensabile per ogni cammino ecclesiale e condizione per ogni convivenza umana. Per crescere insieme, condividendo luci e ombre, successi e fallimenti gli uni degli altri, è necessario saper perdonare e chiedere perdono, riallacciando relazioni e non escludendo dal nostro amore nemmeno chi ci colpisce e tradisce. Prosegue, in un mondo dove per gli avversari c’è solo odio è un mondo senza speranza, senza futuro, destinato ad essere dilaniato da guerre, divisioni e vendette senza fine, come purtroppo vediamo anche oggi, a tanti livelli e in varie parti del mondo.
Allo stesso modo, nella lettura ricorda ai diaconi la frase semplice quanto chiara del Vangelo: «Fate del bene e prestate senza sperarne nulla» per quel loro servizio nobile e disinteressato che porta in sé il buon profumo dell’amicizia. Per il diacono, tale atteggiamento non è un aspetto accessorio del suo agire, ma una dimensione sostanziale del suo essere. Si consacra infatti ad essere, nel ministero, “scultore” e “pittore” del volto misericordioso del Padre, testimone del mistero di Dio-Trinità.
“Fratelli Diaconi, il lavoro gratuito che svolgete, dunque, come espressione della vostra consacrazione alla carità di Cristo, è per voi il primo annuncio della Parola, fonte di fiducia e di gioia per chi vi incontra”, ha detto Francesco nel suo messaggio. “Il vostro agire concorde e generoso sarà così un ponte che unisce l’Altare alla strada, l’Eucaristia alla vita quotidiana delle persone; la carità sarà la vostra liturgia più bella e la liturgia il vostro più umile servizio”.
L’ultimo punto dell’omelia riguarda la gratuità come fonte di comunione. Il dare senza chiedere nulla in cambio unisce, crea legami, perché esprime e alimenta uno stare insieme che non ha altro fine se non il dono di sé e il bene delle persone. Mons. Fisichella parla del loro patrono, San Lorenzo, quando gli fu chiesto dai suoi accusatori di consegnare i tesori della Chiesa, mostrò loro i poveri e disse: «Ecco i nostri tesori!». È così che si costruisce la comunione: dicendo al fratello e alla sorella, con le parole, ma soprattutto coi fatti, personalmente e come comunità: “per noi tu sei importante”, “ti vogliamo bene”, “ti vogliamo partecipe del nostro cammino e della nostra vita”. Questo fate voi: mariti, padri e nonni pronti, nel servizio, ad allargare le vostre famiglie a chi è nel bisogno, là dove vivete. Affinché che rendete sempre più un luogo accogliente e aperto a tutti, è una delle espressioni più belle di una Chiesa sinodale e in uscita.
Infine ha detto che i gradini del ministero, “discenderanno”, e non che “ascenderanno”, perché con l’Ordinazione non si sale, ma si scende, ci si fa piccoli, ci si abbassa e ci si spoglia.
Come dice San Paolo, si abbandona, nel servizio, l’“uomo di terra”, e ci si riveste, nella carità, dell’“uomo di cielo”.
In ogni caso, assicura che il Giubileo dei Diaconi, che attirerà a Roma, secondo gli organizzatori, più di 6mila pellegrini provenienti da un centinaio di Paesi, si svolgerà “normalmente con la grazia di Dio e con la fede riposta nella guarigione del Santo Padre”.
In questo anno giubilare, fate tutto con umiltà, con gioia e senza lamentarsi, siate messaggeri di speranza per il mondo. Ci aiutino loro a vivere ogni nostro ministero con un cuore umile e pieno di amore e ad essere, nella gratuità, apostoli di perdono, servitori disinteressati dei fratelli e costruttori di comunione.
Fonte: RAINEWS