🇮🇪 La gastronomia peruviana, un tema di Donne? Isabel Recavarren

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In Italia, la gastronomia è una fiorente attività economica. Attorno a lei gira un’economia che, partendo dalla terra, arriva fino ai tavoli più lussuosi che decorano un buon piatto. Recentemente, il concorso Hell’s Kitchen ha presentato la gara di due gruppi di giovani cuochi, tra i quali lo chef Carlo Cracco sceglierà il cuoco o la cuoca che lavorerà al JW Marriott Venice Resort & Spa, situato sull’isola delle Rose a Venezia, diventando lo/la Exclusive Chef.

Eliminata una delle concorrenti, lo Chef Cracco ha detto di saper riconoscere un buon cuoco con una personalità ben definita per i suoi piatti. Un piatto parla per la cuoca. Al salutarla le ha detto: «Il tuo piatto assomigliava molto a te, si vedevano tutte le tue qualità ma non c’era un ordine. Cerca il tuo centro e andrai lontano».

Una professione che richiede passione e un centro solido.

In un’altra latitudine, in Perù, giorno per giorno si scopre il tesoro dell’«economia della gastronomia peruviana» che, vista l’esperienza italiana o francese, non è solo la cucina, attorno ad essa girano una grande varietà di attività economiche che rappresentano la crescita socio-economica e punti del PIL.

È importante che lo sviluppo non perda di vista le sue creatrici, il loro impulso: le donne. In questo senso, è lodevole la promozione delle Donne Cuoche da parte dell’ambasciatore Silvia Alfaro che dirige la direzione economica degli Affari esteri del Perù, nell’ambito del programma «Women Doing Business”, insieme alla sua autrice Natalia Manso.

L’obiettivo è quello di rendere visibile il contributo delle donne peruviane, il loro contributo all’economia peruviana, questo nell’ambito della missione degli Affari Esteri, per promuovere l’immagine del Perù all’estero, attirare gli investimenti stranieri, promuovere le esportazioni e il turismo in entrata. La gastronomia è l’attività economica più prospera di questi anni. Ma, come ha osservato l’ambasciatore Silvia Alfaro, «la cosa più importante é promuovere l’immagine delle donne peruviane, oggi più che mai abbiamo bisogno di conoscere il contributo delle donne, la donna non è solo una vittima, ma invece è una promotrice di attività.»

Special Guest: Gastón Acurio, il peruviano che in poche sedute, senza bisogno del psichiatra, tolse a tutti i peruviani i  complessi sulla loro origine, sulle nostre abitudini e sulla nostra gastronomia. Prima di Gastón, ci sentivamo inadeguati. Lui ha ricordato il lavoro pionieristico, ora ci sono già tre generazioni dedicate alla cucina peruviana, di quei peruviani che hanno creduto nell’utopia, quelli che sono andati avanti senza un sostegno statale.

Attualmente la penetrazione della cucina peruviana ha fatto dichiarare agli spagnoli che si stanno «desculturizando» si verifica la «conquista all’inversa».

L’utopia, per Gastón, consisteva di sognare che «il nostro cebiche sarebbe stato conosciuto in tutto il mondo», sulla base del principio che «non siamo una cultura inferiore, che la paura è stato il grande alimentatore della ribellione di fronte ad uno scenario che non eravamo disposti ad accettare per i nostri figli. La condizione di un paese che doveva rassegnarsi a esportare materie prime, importare culture, i prodotti, le marche, ecc. abbiamo dimostrato, attraverso la cucina, che questo non era vero, il mondo si ispira sulla nostra cultura». In effetti, ora gli investitori stanno scommettendo e investendo nella cucina peruviana. Senza alcun falso orgoglio, Gastón dice «siamo una nazione benedetta dalla diversità e il nostro meticciato è la nostra arma di attrazione. Il cielo è il limite per ogni persona “.

Tuttavia, le contraddizioni sorgono nel settore, quando su tutti i ristoranti di Gastón, solo due sono diretti da donne, Marta Palacios, con «Panchita» e Cinzia Repetto con «El Bodegón».

Una domanda senza una risposta chiara, considerando che, sostiene Gastón, «le ricette sono ereditate dalle nostre nonne; le case più umili sono supportate da mamme single; le quindicimila mense delle cucine popolari in Perù sono gestite da 200 mila donne, non da un solo uomo. «

La generazione di Gastón ha guidato la parità, ritiene che le cifre dovrebbero rispondere alle aspirazioni, le cifre di Lima devono cambiare, «dobbiamo accelerare questo processo di uguaglianza».

Erano presenti anche esponenti della cucina peruviana.

Lourdes Pluvinage, originaria di Arequipa, crea il ristorante «El Picaflor» a Parigi, considerato il miglior ristorante peruviano in Francia. Lei è riuscita a far ammirare la cucina peruviana a Parigi. Per 25 anni è stata una cuoca, quando «non si parlava di uno chef», i suoi inizi erano difficili, ma come lei sostiene, «solo la perseveranza ci ha permesso di conquistare un paese con una tale cultura gastronomica». Riconosce il lavoro di tanti giovani peruviani che, già formati, sono tornati in Perù per migliorare la gastronomia peruviana, ma riconosce «essere una donna d’affari fuori dal paese non è facile, ma non è impossibile».

Anche le donne, quelle  che hanno trovato il loro centro, come consiglia lo Chef Carlos Cracco. Mónica Huerta, di Arequipa, che a causa dei condizionamenti sociali non accettava di essere una cuoca, la scopre e ora è la sua ragione di vita. Gestisce il famoso ristorante di Arequipa «La Nueva Palomino». Un altro caso, quello di Elena Santos, proprietaria del ristorante a Lima, «El Rincón que No Conoces», è una cuoca di successo. Arlette Eulert Checa, con il ristorante «Matria», s’interroga sul futuro, crede nel successo ottenuto con il lavoro, la sua visione va oltre la cucina.

Famiglie visionarie come quella di Patricia Dalmau, lei dirige Le Cordon Blue University, dedicata all’educazione alla gastronomia. Una grande fonte d’ispirazione: suo padre, che negli anni ’90 promosse la formazione del turismo e della gastronomia, nel pieno periodo del terrorismo, credeva nel futuro del paese, era convinto che il terrorismo sarebbe finito. Le Cordon Blue University non è solo cucina, ma insegna anche valori, sensibilità sociale, ricerca, comprensione delle nostre carenze, catene con intermediari. Attività giornalistiche come quella eseguita da Nora Sugobono, che con i suoi articoli ci sta formando un’opinione oltre a viaggiare, mangia piatti deliziosi e ce ne parla.

Un paese, il Perù, con una ricca biodiversità, la grande esplosione del settore della gastronomia non è conciliabile con la malnutrizione infantile cronica del 13%, in alcune regioni è tripla, se non quadrupla. Il 43% dei bambini tra i 6-3 anni soffre di anemia e ci sono anche bambini obesi. L’informazione e la formazione sull’uso corretto dei prodotti locali dovrebbero contribuire alla tan necessaria trasformazione sociale.

Natalia Manso ha sottolineato i dati della Camera di commercio di Lima, ci sono 220 mila stabilimenti dedicati al cibo e alle bevande, il 90% di loro sono gestiti da donne. «Il 43% dei turisti arriva in Perù per la gastronomia e il 90% di loro ritorna per questo motivo, vogliono «mangiare bene».»

Una strada intrapresa dai peruviani dove i rischi non sono pochi. Se prendiamo in considerazione solo il rischio dei transgenici contro la biodiversità peruviana nativa. Tuttavia, abbiamo ciò che pochi paesi hanno: possediamo le nostre risorse naturali e dobbiamo prenderci cura di loro.