Striscia di Staino – La (prima) resa di Tarquinio il Superbo

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L’Avvenire di stamattina, domenica 21 ottobre, offre una sorpresa: la collaborazione con Staino è interrotta. Una grave sconfitta, certo una prima ‘resa’, per il direttor Tarquinio e per la sua linea editoriale. E’ una ‘resa’ tanto più dolorosa in quanto è stata imposta dalle proteste di una parte del mondo cattolico.

Da domenica prossima niente più ‘striscia’ di Staino su Avvenire. Marco Tarquinio ne prende atto con rammarico, ma deve arrendersi: le proteste cattoliche sono state così tante – e sempre più coinvolgenti (per dirla con Staino) “la figura” del direttore, “il valore del giornale” e anche il Papa – che il vignettista rileva di non avere più la serenità necessaria per disegnare vignette destinate a essere “passate sotto microscopio”. E’ così che Tarquinio il Superbo è costretto ad alzare una bandiera bianca intrisa di lacrime ma non di pentimento. Può essere che www.rossoporpora.org abbia contribuito in una certa misura al ‘commiato’ di Staino: fin dagli inizi, un anno fa, abbiamo evidenziato (senza volgarità ma con chiarezza e ironia pungente) la non rara incompatibilità della ‘striscia’ di Staino con il quotidiano dei cattolici italiani (vedi ad esempio quanto pubblicato martedì 16 ottobre 2018: https://www.rossoporpora.org/rubriche/italia/816-l-avvenire-e-la-striscia-anti-salvini-tradite-le-parole-di-paolo-vi.html ).

Ribadiamo di non avere nulla contro il vignettista: Staino fa il suo mestiere e riesce a incarnare nelle sue vignette il suo ‘sentire’ soprattutto politico. Ma – lo comprende anche il paracarro del Monte Ceneri che divide Bellinzona da Lugano – non è da Avvenire. La responsabilità della sua collaborazione al giornale è in parte del direttor Tarquinio e in parte di chi avrebbe dovuto intervenire a tempo debito, in primo luogo dunque del presidente della CEI e del presidente del Consiglio di amministrazione di Avvenire. Nell’articolo di martedì 16 ottobre ci eravamo chiesti se il cardinale Bassetti e il vescovo Semeraro esistessero in carne ed ossa o non fossero solo dei fantasmi: può darsi che negli ultimi giorni si siano scossi dal torpore complice, magari per ragioni pragmatiche o magari anche sollecitati da Oltretevere (ma non da Santa Marta). E Tarquinio il Superbo ha dovuto (come si dice a Roma) abbozzare… oppure (come si dice a Bellinzona) “Ciapa sű e porta a cà”).

STAINO: TROPPI ATTACCHI, SOTTOPOSTO ALLA LENTE DEL MICROSCOPIO

Stamattina abbiamo comprato all’edicola i soliti tre quotidiani, tra cui Avvenire. Un’occhiata alla prima pagina, in attesa di analizzare la seconda (normalmente ‘arricchita’ da una risposta del direttore e dalla ‘striscia’ di Staino)… Stavolta però in prima c’è un ‘lancio’ sulla destra che attira la nostra attenzione… titolo: “Staino saluta: Jesus non merita il microscopio”; occhiello: “Il commiato”. Ooohhh…. si prefigura una  domenica coi fiocchi…

In apertura di pagina 2 ecco il titolo del lancio, integrato da “con un abbraccio”: “Staino saluta con un abbraccio: Jesus non merita il microscopio”. Alla lettera di Staino seguono la risposta del direttor Tarquinio e un’ultima ‘striscia’, in questo caso arguta e garbata.

La lettera di Staino: “Ci abbiamo provato, è stato bellissimo”, ma purtroppo… “Certo il mio Jesus non risponde completamente ai canoni tradizionali (NdR: notare il ‘completamente’): suona il basso, legge “Internazionale” e ha la mamma ancora giovane che forse vede su Netflix qualche serial di troppo, ma, nelle mie intenzioni, mantiene tutta la carica rivoluzionaria contenuta nel messaggio evangelico. Per questo mi piaceva, da non credente, essere al fianco di quel grande rinnovamento che osserviamo oggi nella Chiesa cattolica guidata da Francesco”.

Staino dice che fin da subito sono arrivati lettere e messaggi che “anche a me non lasciavano promettere bene, ma speravo fossero sparute figure rancorose che si trovano dentro ogni comunità”. Citazione casuale di un messaggio ‘estremo’ e poi: “Ma adesso è troppo. Adesso le voci dissonanti, a volte al limite della volgarità, sono troppe ed investono, sfruttando strumentalmente il mio lavoro, la tua figura, il valore del giornale da te diretto, fino, oserei dire, a colui che oggi guida il mondo cattolico”. La conseguenza? “E’ chiaro che in questa situazione è ben difficile lavorare: prendere la matita in mano sapendo bene che qualunque cosa io disegni verrà passata sotto microscopio alla ricerca di punti o sfumature che possano essere letti come offensivi o blasfemi, fa sì che venga a mancare quella serenità di fondo….” (Ndr: Staino c’è o ci fa?  Significativo quel ‘serenità di fondo’… ovvero libertà di insultare ad esempio Matteo Salvini, dipingendolo come un demonio).

Conclusione: “Per questo, caro Marco, è forse meglio chiudere qui o, se vogliamo essere ottimisti, sospendere qui la nostra esperienza comune”. Meglio tardi che mai.

TARQUINIO: DESTINO CINICO E BARO…. MA NIENTE SCUSE

La risposta di Tarquinio il Superbo (“onesta e coraggiosa” secondo un noto collaboratore di Avvenire, l’economista Luigino Bruni – vedi Facebook del giornale): l’incipit è da vedova inconsolabile… destino cinico e baro, è andata male. Colpa di chi si è sentito “turbato e in qualche caso eccitato anche solo dall’idea di un ‘ateo che disegna per Avvvenire’ ”. Nessuna sorpresa, ma il direttor Tarquinio evidenzia anche (ed è quello che lo arrovella di più) “la lente di microscopio ostile che hai sentito addosso”. Tuttavia “quelle parole arse e brucianti” non somigliano “ai pensieri e alle parole di tanti cattolici accanto ai quali io cammino dentro le pagine di questo giornale ‘uguale e speciale’ “. Poi i ringraziamenti al ‘caro Sergio’ per le sue parole, per le sue preoccupazioni e per l’ultima ‘striscia’.

Tarquinio il Superbo (ora un zicchinin meno) ha dovuto incassare la sospensione della collaborazione: un brutto colpo per lui che della ‘striscia’ di Staino – cui mai avrebbe voluto rinunciare – aveva fatto una sorta di bandiera della sua direzione, una questione anche di puntiglio, tale da salire sulle barricate per urlare No pasaran. Sono passati, invece, accompagnati dal consenso di tanti lettori cattolici e non catto-fluidi. Lettori naturalmente di Avvenire. E questa è una constatazione che il direttore, che si considera interprete sommo del cattolicesimo odierno, farà molta ma molta fatica a digerire (se mai ci riuscirà).

Tarquinio il Superbo (ora un zicchinin meno) non ha però ritenuto di dover chiedere scusa a chi dalla ‘striscia’ di Staino si è sentito offeso. E allora, proprio a suo beneficio spirituale propedeutico al pentimento, riprendiamo quanto scrisse l’11 giugno 2017 nella rubrica delle lettere al direttore:  “Ho sperimentato di persona che da certi pulpiti, purtroppo, non si sa mai chiedere scusa (magari si rimuovono forzature ed errori, ma senza ammettere di avere sbagliato). E io ormai da anni divido un po’ tutti, a cominciare da coloro che fanno il mio mestiere, in quelli che sanno riconoscere gli sbagli e quelli che rifiutano di farlo e li confermano persino con malizia. Solo per i primi ho stima, per gli altri ho pena.”.  Marco Tarquinio, presumiamo quanto ti sia costato interrompere la collaborazione con Staino. Presumiamo che la cosa provochi dentro di te non solo un dolore acuto, ma anche un’eruzione vulcanica di rabbia (che cerchi di trattenere). Tuttavia, rileggiti quel che hai scritto. Potrà servire anche per una prossima volta. Perché questa non è che una prima resa. Altre ne potranno seguire, perché ora la tua posizione si è (e di molto) indebolita. Così come l’indirizzo politico che hai impresso ad Avvenire. Tu sei ben cosciente di questa nuova debolezza, tua e della tua linea editoriale. Vedremo se ne terrai conto.