🇮🇪 La Pinacoteca di Brera, riflesso di un’Italia che cambia. (Prima parte) Isabel Recavarren

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La Pinacoteca di Brera, situata nel centro di Milano, nell’edificio che porta il suo nome, fu creata da Napoleone (1809), voleva un altro «Louvre» in Italia, in quel nord che aveva già ricevuto l’influenza austriaca di Maria Teresa d’Austria, la quale aveva creato l’Accademia di Belle Arti nella stessa sede. Entrambe le idee hanno cercato di sviluppare il talento artistico italiano.

A quel tempo, Napoleone, uno straniero, dava grande valore al patrimonio artistico italiano, riunì nella Pinacoteca preziose collezioni di pittori italiani e stranieri. Una volontà politica dà origine alla Pinacoteca di Brera.

Da luglio 2015, la Pinacoteca ha, per la prima volta nella sua storia, un Direttore scelto con un bando pubblico internazionale del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo d’Italia, MIBACT, grazie alla riforma del Ministro Dario Franceschini. La scelta cadde su James M. Bradburne, un architetto e museologo canadese con cittadinanza inglese.

Direttore della Pinacoteca di Brera, James M. Bradburne, architetto e museologo canadese con cittadinanza inglese.

Una riforma incompleta

L’ Italia, un paese con un patrimonio artistico che potrebbe vivere delle attività culturali e turismo, deve aspettare fino al 1974, perché il politico fiorentino (Firenze) Giovanni Spadolini, dopo aver seguito il suggerimento dell’allora direttore di Brera Franco Russoli, creasse il Ministero del Patrimonio Culturale e Ambientale, con la legge del 29 gennaio 1975.

Come ci spiega il direttore James Bradburne, l’allora direttore di Brera, Franco Russoli, ha aiutato Spadolini nella creazione di MIBACT, ma si è immediatamente pentito, perché il sistema era sovietico: «hanno spostato il potere da Milano a Roma. Russoli ha perso l’autonomia e ha chiuso il Museo protestando contro la mancanza di autonomia».

Franco Russoli, anche lui fiorentino, era un visionario, «Bisogna che tutti sentano come questi luoghi appartati e solenni siano invece al centro del progresso e del ritmo della vita moderna, come non si tratti di catasti e cimiteri di glorie, ma di testimonianze stimolanti, di dispensatori di suggerimenti e idee per nuove conquiste dello spirito e della intelligenza». (Russoli, Il museo nella vita, 1956)

Allo stesso modo, l‘Italia ha dovuto attendere fino al 2014 per la «La Legge abbatte le barriere e supera le contrapposizioni ideologiche«, Decreto Legge n. 83 del 31/05/2014, convertito in Legge 29/07/2014 n.06. Conosciuto anche come la Riforma Franceschini, frutto dell’allora ministro MIBACT.

«La riforma Franceschini, ha permesso l’autonomia di costruire», dice il Direttore Bradburne, «tutto ricomincia con la riforma, io sono uno strumento, ho avuto l’opportunità e abbiamo utilizzato bene questi tre anni, abbiamo completato l’installazione di tutte le sale, con nuove illuminazioni, un Museo contemporaneo” sottolineando che «un Museo contemporaneo non risiede nell’arte, ma nel Museo».

La riforma Franceschini, trasforma la gestione dei Musei e dei siti archeologici, concedendo loro il più alto status amministrativo. I direttori sono scelti mediante «Concorso pubblico, senza escludere il personale straniero». Puntualizza il direttore Bradburne, «la riforma ha permesso l’autonomia di bilancio, siamo il primo Museo statale con un conto bancario autonomo» aggiunge «il grande problema della riforma è che tocca solo l’autonomia del bilancio, non abbiamo alcuna autonomia sulle risorse umane, abbiamo bisogno che l’esperimento sia sostenibile, abbiamo bisogno di autonomia per gestire il personale”. Gli chiediamo, quale sarebbe stata la differenza? «Potremmo motivarli, dare incentivi diversi, riformare gli orari, negoziare direttamente anziché l’intervento da Roma. Dobbiamo assumere personale con autonomia.»

Un’altra riforma è necessaria, se nel 1975 il pensiero era quello di decentralizzare la gestione, le decisioni erano prese a Roma. La riforma ha creato autonomia, ma non totalmente.

Accettare un direttore straniero scelto dal Concorso pubblico non è stato facile, nell’Italia protezionista, che può assumere per la pulizia e lavori simili gli stranieri, ma, non é ben accettato che una persona straniera con un alto livello di qualificazione possa occupare una posizione di rilievo. Dopo un anno di consultazioni e negative, il Consiglio di Stato – Tribunale amministrativo ha decretato: «la procedura seguita dal Ministero è corretta, perché anche se la legislazione nazionale non lascia spazio alla selezione internazionale degli amministratori pubblici, la legislazione europea, che invece lo ammette, è in questo caso prevalente».

Il direttore Bradburne, in tre anni ha «rinfrescato Brera». Egli ha fatto conoscere in profondità personalità italiane che dovrebbe essere un esempio di integrità e serietà per gli italiani, affinché  prevalga il meglio d’Italia: il rispetto per le istituzioni, l’intelligenza nella strategia internazionale della loro cultura, la visione europea nel suo sviluppo, in altre parole, fermare il piccolo ragionamento per riuscire ad essere una grande capitale della cultura europea.

I personaggi italiani sono: Ettore Modigliani, Fernanda Wittgens e Franco Russoli.

(segue…….)

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