Papa Francesco crea 21 nuovi cardinali provenienti da diverse parti del mondo che rappresentano il rinnovamento dell’Universalità della Chiesa cattolica. È il decimo concistoro, una media di un concistoro all’anno nella storia del suo pontificato, che aumenta considerevolmente il numero dei membri del Collegio cardinalizio e consolida ulteriormente la sua impronta nel gruppo di prelati, coloro che un giorno eleggeranno il suo successore.
Domenica 8 dicembre, in occasione della solennità dell’Immacolata Concezione, i nuovi cardinali presiederanno alla celebrazione eucaristica insieme a Papa Francesco in un giorno importante che apre ufficialmente il periodo natalizio a Roma e nel mondo della cristianità. Il sacro collegio sarà composto da 253 membri, dei quali 140 elettori e 113 non elettori. Non è la prima volta che supera il tetto dei 120 cardinali elettori fissato da Paolo VI.
La convocazione di un Concistoro pubblico ordinario era stata annunciata da Papa Francesco durante l’Angelus del 6 ottobre. È un gesto che sorprende e che dimostra, ancora una volta, la sua determinazione nella ricostituzione della chiesa, introducendo giovani provenienti dalle “periferie” del mondo.
Luoghi dove le minoranze cattoliche rappresentano convivenza pacifica e sviluppo sociale, ma anche luoghi dove le metropoli vivono in contesti sociali e politici di conflitto. Una Chiesa che va dall’Iran all’Indonesia, dal Giappone alle Filippine, dalla Costa d’Avorio all’Algeria, Ucraina, Israele, America del Nord verso l’America Latina, passando per il vecchio continente. È la mappa dei nuovi cardinali, che provengono da paesi segnati, a volte, da guerra, immigrazione e povertà.
Tra i 21 nuovi cardinali, 6 hanno meno di 60 anni. Il primo italiano elettore nella lista redatta dal Papa è Monsignor Roberto Repole, 58 anni, Arcivescovo metropolita di Torino. Il secondo presule italiano nella lista è Monsignor Baldassare Reina, siciliano, 54 anni, Arciprete della Basilica di San Giovanni in Laterano; il terzo nome italiano è quello di Fabio Baggio, 59 anni, sottosegretario per la sezione migranti del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale. La chiamata è anche per Mons. Francis Leo, 53 anni, Arcivescovo di Toronto (Canada), per il redentorista ucraino Mykola Bychok, che ha appena compiuto 44 anni, originario di Ternopil e infine Mons. George Jacob Koovakad, nato in India, classe 1973, Ufficiale della Segretario di Stato e responsabile dei Viaggi papali.
Durante questa prima settimana di Avvento e di Novena all’Immacolata, Papa Francesco cita la sua ultima enciclica, la Dilexit nos, che rimarca la missione intensa e la prospettiva di irradiare l’amore del cuore di Cristo, che richiede “missionari innamorati, che si lascino ancora conquistare da Cristo e che non possano fare a meno di trasmettere questo amore che ha cambiato la loro vita”.
Lo sottolinea anche Mons. Dominique Mathieu, dei frati minori conventuali e vescovo latino della capitale iraniana, Teheran. La nomina è avvenuta nel contesto della tensione bellica tra Israele e Iran, motivo per cui alcuni media hanno letto l’appuntamento con questa chiave. Anche Israele ha un cardinale: il patriarca latino di Gerusalemme, Pierbatista Pizzaballa (che è cardinale anche per Palestina, Cipro e Giordania). In Iran, paese con cui la Santa Sede intrattiene relazioni diplomatiche dal 1954, i cattolici sono meno dell’1% della popolazione, con 21 mila battezzati e 5 sacerdoti al servizio della comunità.
Alcuni analisti hanno notato che per questo concistoro il Papa ha eletto un solo vescovo africano (quello della Costa d’Avorio), Mons. Ignace Bessi Dogbo. Ne è stato scelto un secondo, ma non vive in Africa e lavora nella Curia romana, dove ha il compito di organizzare i viaggi papali. Si tratterebbe di una risposta all’opposizione praticamente unanime dell’episcopato africano alla dichiarazione Fiducia Supplicans.
Papa Francesco, per placare tali convergenze, ha scelto l’arcivescovo Jean-Paul Vesco, un domenicano francese attualmente alla guida della Chiesa di Algeri, unitosi ai suoi fratelli vescovi in Nord Africa. Tra le nomine spiccano anche quella di Timothy Radcliffe, predicatore e domenicano di 79 anni, che sta svolgendo un ruolo chiave nel Sinodo sulla sinodalità, e il cardinale arcivescovo serbo Ladislav Nemet.
Gli osservatori affermano che, finora, mancavano nel Collegio cardinalizio rappresentanti della Chiesa greco-cattolica ucraina (data la guerra in corso nel paese) o della Chiesa in Australia, che non ha più un cardinale dalla morte del cardinale George Pell, avvenuta nel gennaio 2023.
In una delle nomine più sorprendenti c’è quella del cardinale Mykola Bychok, 44 anni, vescovo dell’eparchia cattolica ucraina a Melbourne, preferito ad altri due prelati di alto rango, l’arcivescovo Anthony Fisher, successore del cardinale Pell come ordinario di Sydney e leader cattolico autorevole in Australia, e l’arcivescovo Sviatoslav Shevchuk, primate della Chiesa greco-cattolica ucraina residente a Kiev, che è stato critico nei confronti della gestione della guerra tra Russia e Ucraina da parte della Santa Sede.
Il Papa ha creato le nomine anche per il continente latinoamericano: si tratta dell’arcivescovo di Santiago del Estero (Argentina), Vicente Bokalic Iglic, l’arcivescovo di Porto Alegre (Brasile), Jaime Spengler, l’arcivescovo di Santiago del Cile, Fernando Natalio Chomali Garib, l’arcivescovo di Guayaquil (Ecuador), Luis Gerardo Cabrera Herrera, e l’arcivescovo di Lima, Perù, Carlos Gustavo Castillo Mattasoglio. L’inclusione di voci diverse in Vaticano dimostra che la Chiesa è disposta ad ascoltare e accompagnare tutti, indipendentemente dalle origini o contesto sociale.
I cardinali nominati da Papa Francesco in questa occasione rappresentano circa l’80% dell’elettorato, in previsione di un futuro Conclave da oggi ai prossimi vent’anni. La loro età media, 60 anni, rappresenta un messaggio di speranza e di unità per la Chiesa in tutto il mondo.
Fonte: RaiNews