Dichiarazione dei Ministri degli Esteri G7

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INTRODUZIONE

Noi, Ministri degli Esteri del G7 di Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti d’America, insieme all’Alto Rappresentante dell’Unione Europea, ribadiamo il nostro impegno a favorire il rispetto del diritto internazionale, inclusa la Carta delle Nazioni Unite, a proteggere i diritti umani e la dignità di tutti gli individui e a promuovere la parità di genere.

Visto il crescente numero di sfide che la comunità internazionale si trova ad affrontare, tra cui il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità, il rischio di catastrofi, l’eliminazione di fame e povertà, e le tecnologie emergenti e dirompenti, desideriamo rinnovare la nostra determinazione a promuovere un’azione collettiva volta a individuare soluzioni comuni.

Attraverso il dialogo e la comprensione reciproca, lavoreremo insieme a tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite e alle parti interessate all’attuazione del “Patto per il futuro”, e tutti i relativi allegati, adottati lo scorso settembre. Riaffermiamo il nostro impegno a lavorare con tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite al fine di consolidare il ruolo del Segretario generale delle Nazioni Unite (UNSG) e dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite (UNGA). Ci impegniamo inoltre a riformare il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (UNSC).

Oggi ribadiamo la nostra determinazione a rafforzare ulteriormente l’unità e il senso di comunanza di intenti del G7, sulla base degli impegni assunti dai leader in occasione del Vertice G7 tenutosi in Puglia e delle precedenti riunioni dei Ministri degli Esteri.

II. FERMO SOSTEGNO ALL’UCRAINA

Il 19 novembre 2024 sono passati 1000 giorni dall’inizio dell’invasione illegale, ingiustificabile e immotivata dell’Ucraina ad opera della Russia, evento che ha causato vasta distruzione e sofferenza umana. Condanniamo con forza i brutali attacchi perpetrati ai danni delle città e delle infrastrutture civili critiche dell’Ucraina nonché le inaccettabili conseguenze per la popolazione civile. Il missile balistico a raggio intermedio lanciato dalla Russia il 21 novembre è un’ulteriore prova di un comportamento sconsiderato e provocatorio. Il nostro sostegno all’integrità territoriale, alla sovranità e all’indipendenza dell’Ucraina rimarrà incrollabile.

In occasione della riunione ministeriale del G7+ sul sostegno al settore energetico in Ucraina, a margine della 79a sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, ci siamo impegnati affinché si continui a dare priorità immediata alla ripresa tempestiva e alla resilienza energetica dell’Ucraina nella stagione invernale, proteggendo e ripristinando la rete e rafforzando la capacità di produzione energetica in modo da salvaguardare i mezzi di sussistenza di milioni di ucraini ed evitare un ulteriore catastrofico aggravamento dell’emergenza umanitaria.

Condanniamo il sequestro e il continuo controllo e militarizzazione da parte della Russia della centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia, fatto che pone gravi rischi per la sicurezza nucleare, con conseguenze per la più ampia comunità internazionale. Sosteniamo gli sforzi profusi dall’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) per mitigare tali rischi, anche attraverso la presenza continua di esperti dell’AIEA e l’attenzione volta ad assicurare la sicurezza nucleare del sito.

Condanniamo la recente escalation di attacchi russi contro le navi commerciali e le infrastrutture portuali civili nel Mar Nero, un’azione che mina il diritto internazionale, compresa la Convenzione UNCLOS, mettendo a rischio la sicurezza marittima e la sicurezza alimentare globale.

Condanniamo con la massima fermezza la retorica nucleare irresponsabile e minacciosa adottata dalla Russia, così come la sua linea di intimidazione strategica. Non tollereremo in nessun caso che la Russia minacci di utilizzare armi nucleari, né tanto meno che le utilizzi, nel quadro della propria campagna di aggressione contro l’Ucraina. Esprimiamo inoltre la nostra più profonda preoccupazione per il ricorso ad armi chimiche e ad agenti antisommossa da parte russa durante il conflitto in Ucraina. Dal momento che i risultati del rapporto recentemente pubblicato dall’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Organisation for the Prohibition of Chemical Weapons, OPCW) hanno confermato la presenza di agenti antisommossa nei campioni raccolti in prima linea nella regione ucraina di Dnipropetrovsk, ribadiamo che l’uso di tali armi è una palese violazione della Convenzione sulle armi chimiche. Chiediamo all’OPCW di fare piena luce in merito all’uso di tali armi e ad altri episodi rilevanti avvenuti nell’ambito della guerra di aggressione russa contro l’Ucraina.

Condanniamo inoltre con la massima fermezza la diffusa e sistematica attività di tortura e maltrattamento dei prigionieri di guerra e dei detenuti civili ucraini da parte della Russia, compreso il ricorso alla violenza sessuale, come riportato dalla Missione di monitoraggio dei diritti umani delle Nazioni Unite in Ucraina.

Accogliamo con favore l’approvazione da parte dei Ministri delle Finanze dei principi e delle caratteristiche tecniche dell’iniziativa Prestiti per l’Accelerazione delle Entrate Straordinarie (Extraordinary Revenue Acceleration, ERA) a favore dell’Ucraina, annunciata dai leader del G7 al Vertice tenutosi in Puglia a giugno. Grazie all’iniziativa dei prestiti ERA, circa 50 miliardi di dollari (45 miliardi di euro) saranno erogati a favore dell’Ucraina. Tali prestiti saranno garantiti e rimborsati attraverso futuri flussi di entrate straordinarie derivanti dal blocco di attività pubbliche russe, in linea con i rispettivi ordinamenti giuridici del G7 e con il diritto internazionale. Questa storica decisione dei leader del G7 e la relativa tempestiva attuazione confermano che il G7 rimane fermo nella sua solidarietà a sostegno alla lotta per la libertà dell’Ucraina, nonché alla ripresa e alla ricostruzione del Paese. L’aggressione illegale e immotivata condotta dalla Russia ha causato danni incalcolabili al popolo ucraino e alla pace e alla sicurezza globale. Non ci stancheremo di fornire all’Ucraina il sostegno di cui ha bisogno per prevalere. Con gli ingenti finanziamenti provenienti dai prestiti ERA e destinati alle pressanti spese militari, di bilancio e per la ricostruzione dell’Ucraina, abbiamo chiarito ancora una volta il nostro incrollabile impegno a sostenere l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza del Paese. Il nostro obiettivo è quello di iniziare a erogare i fondi entro la fine dell’anno.

Costruiremo sulle nostre sanzioni e misure economiche complessive per restringere ulteriormente le entrate, le merci e le tecnologie che la Russia utilizza per finanziare e condurre la sua guerra.

Adotteremo misure appropriate, coerentemente con i nostri sistemi giuridici, contro coloro che in Cina e in altri Paesi terzi sostengono materialmente la macchina da guerra russa, comprese le istituzioni finanziarie e gli altri soggetti che facilitano l’acquisizione da parte della Russia di equipaggiamenti e articoli destinati alla base industriale di difesa del Paese. Continueremo ad esercitare una pressione significativa sulle entrate russe provenienti dall’energia, dai metalli e da altre materie prime, anche attraverso l’effettiva attuazione delle misure esistenti e di ulteriori azioni contro la “flotta ombra”. Adotteremo azioni ferme contro gli attori che aiutano la Russia a eludere le nostre sanzioni.

Siamo seriamente preoccupati per il dispiegamento di truppe nordcoreane in Russia e per il loro impiego contro l’Ucraina.  Il sostegno diretto fornito dalla RPDC alla guerra di aggressione russa contro l’Ucraina, oltre a testimoniare i disperati sforzi russi per compensare le perdite subite, segna una pericolosa espansione del conflitto, con gravi conseguenze per la sicurezza di Europa e Indo-Pacifico.  Stiamo lavorando al fianco di partner internazionali per dare una risposta coordinata a tali sviluppi.  Siamo inoltre profondamente preoccupati per il potenziale trasferimento alla RPDC di tecnologia nucleare o legata ai missili balistici, fatto che violerebbe le pertinenti risoluzioni dell’UNSC. Esortiamo i Paesi che intrattengono rapporti con la Russia e la Repubblica Democratica Popolare di Corea, compresa la Cina, a sostenere il diritto internazionale opponendosi a questa pericolosa espansione del conflitto e attuando pienamente ogni risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite in materia.

Condanniamo con la massima fermezza la crescente cooperazione militare tra la Repubblica Democratica Popolare di Corea e la Russia, compresa l’esportazione da parte della Repubblica Democratica Popolare di Corea e l’approvvigionamento da parte della Russia di missili balistici e munizioni nordcoreane, in aperta violazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite in materia, nonché il loro impiego ad opera dei russi contro l’Ucraina.

Condanniamo il ricorso alla manipolazione e all’interferenza delle informazioni straniere (Foreign Information Manipulation and Interference, FIMI) da parte del governo russo e dei relativi intermediari per sostenere la guerra contro l’Ucraina e alimentare le tensioni globali. Fornire una risposta collettiva a tale fenomeno rimane una priorità per il G7. Lo sviluppo di un quadro di risposta comune da realizzarsi entro la fine dell’anno attraverso il Meccanismo di risposta rapida (Rapid Response Mechanism, RRM) del G7 è un passo fondamentale in questa direzione, in linea con quanto richiesto dai leader del G7.

Rimaniamo pienamente impegnati a contribuire alla futura ricostruzione dell’Ucraina quale motore per la crescita inclusiva, la transizione verde e la prosperità, restando al contempo strettamente legati all’agenda delle riforme e al relativo percorso di adesione all’UE. Attendiamo con ansia la prossima Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina che si terrà a Roma il 10 e 11 luglio 2025. Ci congratuliamo per i progressi compiuti finora dall’Ucraina e continueremo a fornire tutto il sostegno necessario affinché il Paese prosegua il proprio cammino verso l’integrazione nell’UE e nell’area euro-atlantica.

Il nostro obiettivo finale rimane quello di conseguire una pace globale, giusta e duratura, in grado di ripristinare il pieno rispetto dei principi fondamentali del diritto internazionale, apertamente violati dalla Russia. Accogliamo con favore il Vertice sulla pace in Ucraina che si è svolto in Svizzera il 15 e 16 giugno, concentrato sulle priorità chiave necessarie per raggiungere un quadro di pace basato sul diritto internazionale, compresa la Carta delle Nazioni Unite e i suoi principi, e sul rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina. Sottolineiamo che nessuna iniziativa riguardante l’Ucraina può essere presa senza l’Ucraina. A tal fine, continueremo a impegnarci anche a fianco di partner e attori globali per ottenere il più ampio sostegno internazionale possibile a favore dei principi e degli obiettivi chiave della Formula di pace dell’Ucraina, in linea con il diritto internazionale, compresi i principi di sovranità e integrità territoriale sanciti dalla Carta delle Nazioni Unite.

Condanniamo la deportazione illegale e il trasferimento forzato di bambini ucraini da parte della Russia. Accogliamo con favore l’Impegno di Montreal come risultato della Conferenza Ministeriale sulla Dimensione Umana della Formula di Pace in 10 Punti dell’Ucraina, co-organizzata da Canada, Ucraina e Norvegia, così come le offerte di Qatar, Sud Africa e Santa Sede di fungere da intermediari per sostenere e negoziare il ritorno dei bambini; il ruolo continuo degli Emirati Arabi Uniti nel mediare gli scambi di prigionieri di guerra; e le offerte di Norvegia, Lituania e Qatar di fornire un ambiente di supporto per gli ucraini che ritornano a casa.
Ribadiamo la nostra condanna per la complicità del regime bielorusso nella guerra della Russia contro l’Ucraina. Esprimiamo la nostra continua preoccupazione per la repressione in corso da parte del regime contro i media indipendenti, la società civile, l’opposizione politica e i cittadini che esprimono pacificamente le proprie opinioni. Condanniamo inoltre il maltrattamento dei prigionieri politici e chiediamo il loro rilascio immediato e incondizionato.

III. SITUAZIONE IN MEDIO ORIENTE

Ribadiamo la nostra ferma condanna degli attacchi terroristici compiuti da Hamas e da altri gruppi terroristici contro Israele il 7 ottobre 2023. Le atrocità commesse, tra cui la presa di ostaggi, sono inaccettabili. Siamo profondamente preoccupati per l’escalation di violenza in tutto il Medio Oriente che minaccia la stabilità della regione e sconvolge le vite dei civili. È imperativo fermare immediatamente questo ciclo distruttivo, poiché nessun Paese può trarre alcun vantaggio da un’ulteriore escalation nella regione.

Restiamo fermi nel nostro impegno a favore della piena attuazione della risoluzione 2735 (2024) del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e dell’accordo globale presentato a maggio dal Presidente Biden. Tale piano porterebbe a un immediato cessate il fuoco a Gaza, al rilascio di tutti gli ostaggi, a un aumento significativo e sostenuto di aiuti umanitari in tutta Gaza e a una fine definitiva della crisi, al fine di aprire la strada alla soluzione dei due Stati, che vede Israele e uno Stato palestinese sovrano vivere fianco a fianco in pace e al sicuro.  Esortiamo tutte le parti ad accettare il cessate il fuoco e chiediamo ai Paesi più influenti di contribuire a consolidare gli sforzi di mediazione condotti da Stati Uniti, Egitto e Qatar.

Siamo preoccupati per le sempre più gravi ripercussioni delle ostilità lungo e oltre la Linea Blu. Nutriamo forti preoccupazioni per l’elevato tasso di vittime civili e per la distruzione di infrastrutture civili critiche, tra cui ospedali e centri di assistenza sanitaria. È necessario permettere al crescente numero di sfollati interni su entrambi i lati della Linea Blu di tornare alle proprie case in sicurezza.  Restiamo preoccupati per il massiccio esodo che vede i libanesi e i rifugiati siriani in Libano dirigersi verso la Siria e l’Iraq. Chiediamo che il diritto umanitario internazionale venga rispettato in ogni circostanza.

Chiediamo un cessate il fuoco immediato tra Israele e Hezbollah e la piena attuazione della risoluzione 1701 (2006) del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Sottolineiamo ancora una volta il ruolo svolto dalle Forze armate libanesi e dalla Forza di interposizione delle Nazioni Unite in Libano (UNIFIL) nel mitigare le minacce nella regione. A tal proposito, esprimiamo profonda preoccupazione per i recenti attacchi e attentati contro l’UNIFIL, che hanno ferito diversi operatori di pace e danneggiato strutture. Condanniamo qualsiasi minaccia alla sicurezza del personale UNIFIL e chiediamo a tutte le parti di rispettare i propri obblighi al fine di garantire la sicurezza del personale, mettendolo in condizione di adempiere al proprio mandato.

Accogliamo con favore le discussioni tenutesi con i Paesi della regione e le Organizzazioni Internazionali in occasione della Conferenza Umanitaria organizzata a Pescara il 22 ottobre nell’ambito della Riunione dei Ministri dello Sviluppo del G7, nonché la Conferenza internazionale a sostegno del popolo e della sovranità del Libano ospitata a Parigi il 24 ottobre, con l’obiettivo di valutare e affrontare gli urgenti bisogni umanitari nella regione e accelerare il coordinamento in modo da alleviare le sofferenze della popolazione civile.

Accogliamo inoltre con favore i progressi compiuti nell’attuazione dell’iniziativa “Food for Gaza” lanciata dall’Italia in collaborazione con l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), il Programma alimentare mondiale (PAM) e la Federazione internazionale delle Società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (FICR) per facilitare la fornitura di aiuti.

Il bilancio delle vittime a Gaza è tragico e continua a salire. La situazione a Gaza ha portato a livelli di insicurezza alimentare senza precedenti, colpendo gran parte della popolazione, soprattutto al nord. Garantire l’accesso umanitario attraverso tutti i punti di passaggio ha la priorità, così come garantire la sicurezza degli aiuti che devono essere effettivamente consegnati ai più vulnerabili all’interno di Gaza. Tutte le parti coinvolte sono tenute a facilitare la consegna degli aiuti e a proteggere gli operatori umanitari attuando le necessarie misure difensive. È fondamentale che la fornitura di aiuti e servizi essenziali a coloro che ne hanno più bisogno non subisca interruzioni. Esprimiamo il nostro sostegno all’UNRWA affinché possa svolgere efficacemente il proprio mandato e sottolineiamo il contributo vitale fornito dall’Agenzia delle Nazioni Unite. Esortiamo il governo israeliano a rispettare gli obblighi internazionali e ad adempiere alle proprie responsabilità nel facilitare un’assistenza umanitaria completa, rapida, sicura e senza ostacoli in ogni sua forma, nonché la fornitura dei servizi di base, di cui la popolazione civile di Gaza, Cisgiordania e Gerusalemme Est ha estremo bisogno.

Esprimiamo la nostra preoccupazione per il progressivo deterioramento della condizione di sicurezza in Cisgiordania. È necessario che tutte le parti coinvolte si astengano da azioni unilaterali e da dichiarazioni divisive che possano minare la prospettiva di una soluzione a due Stati, tra cui l’espansione israeliana degli insediamenti e la “legalizzazione” degli avamposti di insediamento. Condanniamo fermamente la crescente violenza dei coloni estremisti contro i palestinesi, che mina la sicurezza e la stabilità in Cisgiordania e minaccia le prospettive di una pace duratura. Assicurare la stabilità economica in Cisgiordania è fondamentale per la sicurezza regionale. Esortiamo le autorità israeliane a svincolare tutti le entrate fiscali trattenute, a rimuovere le misure che aggravano la situazione economica in Cisgiordania e a estendere i rapporti bancari di corrispondenza con le istituzioni finanziarie palestinesi.

Nell’esercizio del proprio diritto di difesa, Israele è tenuto in ogni caso a rispettare pienamente gli obblighi derivanti dal diritto internazionale, compreso il diritto internazionale umanitario. Ribadiamo il nostro impegno nei confronti di tale diritto e rispetteremo i nostri obblighi.  Sottolineiamo che non ci può essere alcuna equivalenza tra il gruppo terroristico di Hamas e lo Stato di Israele.

Attraverso un rinnovato impegno nel processo di pace in Medio Oriente, riaffermiamo il nostro incrollabile impegno a favore di una soluzione a due Stati che veda due paesi democratici, Israele e Palestina, vivere fianco a fianco in pace all’interno di confini sicuri e riconosciuti, in linea con il diritto internazionale e le pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite. A tal proposito, sottolineiamo l’importanza di unificare la Striscia di Gaza e la Cisgiordania sotto l’Autorità Palestinese.  

Ribadiamo il nostro impegno a sostenere gli sforzi per la costruzione della pace promossi dalla società civile, assicurandoci che siano parte di una strategia più ampia per costruire le fondamenta di una pace israelo-palestinese negoziata e duratura.

Ribadiamo la nostra ferma condanna degli attacchi missilistici lanciati dall’Iran contro Israele, che rappresentano una grave minaccia per la stabilità regionale. Condanniamo inoltre le continue attività destabilizzanti svolte dai gruppi armati affiliati all’Iran, tra cui Hamas, Hezbollah e gli Houthi, nonché dalle milizie armate in Iraq e Siria.

Continueremo ad adoperarci affinché non ci sia un’ulteriore escalation.  Un conflitto più ampio nella regione non gioverebbe a nessuno. Invitiamo tutte le parti alla moderazione.

Ribadiamo che l’Iran non dovrà mai sviluppare o acquisire un’arma nucleare. Continueremo a lavorare insieme e con altri partner internazionali per fronteggiare l’escalation nucleare dell’Iran. Una soluzione diplomatica rimane il modo migliore per risolvere la questione. L’Iran deve abbandonare e annullare le attività nucleari che non hanno alcuna giustificazione civile credibile e cooperare senza ulteriori indugi con l’Agenzia internazionale per l’energia atomica al fine di attuare pienamente gli accordi di salvaguardia giuridicamente vincolanti e gli impegni assunti con la risoluzione 2231 (2015) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Chiediamo alla leadership iraniana di mettere fine a ogni detenzione ingiusta e arbitraria, anche di cittadini stranieri e con doppia cittadinanza, e condanniamo le inaccettabili vessazioni ai danni dei propri cittadini. Chiediamo all’Iran di consentire ai titolari delle procedure speciali del Consiglio per i diritti umani l’accesso al Paese.

Condanniamo fermamente il trasferimento di armi iraniane alla Russia. Stiamo già provvedendo ad adottare nuove e significative misure. È necessario che l’Iran cessi immediatamente di fornire il proprio sostegno alla guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina e che interrompa i trasferimenti di missili balistici, UAV e tecnologie correlate.

Gli attacchi degli Houthi contro le navi commerciali che transitano nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden devono cessare. Essi costituiscono una grave violazione del diritto internazionale. Gli attacchi hanno provocato la morte di marinai innocenti, continuano a mettere in pericolo la vita e la sicurezza degli equipaggi e hanno esposto gli ecosistemi dell’area e degli Stati costieri a gravi rischi ambientali. Esortiamo gli Houthi a rilasciare immediatamente la nave MV Galaxy Leader e il suo equipaggio. Siamo soddisfatti di come l’operazione marittima ASPIDES dell’UE e i suoi partner siano intervenuti per evitare il disastro ambientale legato al caso della MT Delta Sounion. Ribadiamo che i Paesi hanno il diritto di difendere le proprie navi, in linea con la risoluzione 2722 (2024) del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e in conformità con il diritto internazionale. Plaudiamo agli sforzi compiuti dal programma ASPIDES e dall’operazione Prosperity Guardian, guidata dagli Stati Uniti, per proteggere le rotte marittime.

Condanniamo fermamente la detenzione ingiustificata da parte degli Houthi di personale delle Nazioni Unite, delle ONG, della società civile e del personale diplomatico in Yemen, e chiediamo il loro immediato rilascio. Esortiamo gli Houthi a rispettare il diritto umanitario internazionale e a garantire la sicurezza degli operatori umanitari.

Esprimiamo profonda preoccupazione per le ripercussioni della crisi nel Mar Rosso anche sul processo di pace in Yemen. Invitiamo tutte le parti coinvolte, in particolare gli Houthi, a riprendere i negoziati in modo responsabile e costruttivo, in linea con l’intesa raggiunta nel dicembre 2023 sotto la guida delle Nazioni Unite.

IV. INDO-PACIFICO E LA REGIONE

Ci impegniamo a sostenere un Indo-Pacifico libero e aperto, inclusivo, prospero e sicuro, basato sullo stato di diritto, la sovranità, l’integrità territoriale, la risoluzione pacifica delle controversie, le libertà fondamentali e i diritti umani. Ribadiamo il nostro incrollabile sostegno alla centralità e all’unità dell’ASEAN e il nostro impegno a promuovere la cooperazione in linea con le prospettive dell’ASEAN sull’Indo-Pacifico. Riaffermiamo il nostro sostegno agli obiettivi fissati nella Strategia PIF 2050 per il Continente Blu del Pacifico.

Continueremo a intensificare il lavoro del Partenariato per le infrastrutture e gli investimenti globali (PGII) nell’Indo-Pacifico, anche attraverso l’acceleratore di investimenti PGII-Indo-Pacific Economic Framework for Prosperity (IPEF). Accogliamo con favore lo sviluppo del Corridoio economico di Luzon, il primo corridoio PGII nell’Indo-Pacifico, che porterà infrastrutture e investimenti di qualità nella regione.

Nel cercare relazioni costruttive e stabili con la Cina, riconosciamo l’importanza di un impegno diretto e sincero per esprimere le preoccupazioni e gestire le differenze. Ribadiamo la nostra disponibilità a cooperare con la Cina per affrontare le sfide globali.

Siamo profondamente turbati dal crescente sostegno fornito dalla Cina alla Russia e alla sua base industriale di difesa, che consente al Paese di proseguire la guerra illegale contro l’Ucraina, con importanti implicazioni per la sicurezza su vasta scala. Chiediamo alla Cina di cessare il trasferimento di veicoli aerei senza pilota (UAV) d’attacco e di materiali a duplice uso, compresi componenti di armi e attrezzature. Chiediamo inoltre alla Cina di intensificare gli sforzi volti a promuovere la pace e la sicurezza internazionale e di sollecitare la Russia a interrompere gli attacchi militari e a ritirare immediatamente, completamente e incondizionatamente le proprie truppe dall’Ucraina.

Siamo consapevoli che la Cina riveste un ruolo importante per il commercio globale. Non stiamo cercando di danneggiare la Cina o di ostacolare il suo sviluppo economico, anzi, una Cina in crescita e rispettosa delle regole e delle norme internazionali sarebbe nell’interesse globale.  Tuttavia, esprimiamo le nostre preoccupazioni per le politiche e le pratiche non di mercato della Cina, che stanno portando a una dannosa sovraccapacità e a distorsioni del mercato, che minano i nostri lavoratori, le nostre industrie e la nostra resilienza e sicurezza economica. Non intendiamo disaccoppiarci o ripiegarci su noi stessi. Insieme ai nostri partner, laddove necessario e opportuno, stiamo riducendo i rischi e diversificando le catene di approvvigionamento per limitare le dipendenze e le vulnerabilità critiche e favorire la resilienza alla coercizione economica. Chiediamo inoltre alla Cina di astenersi dall’adottare misure di controllo delle esportazioni, in particolare per i minerali critici, che potrebbero portare a significative interruzioni della catena di approvvigionamento.

Rimaniamo seriamente preoccupati di fronte alla situazione nel Mar Cinese Orientale e Meridionale. Ribadiamo la nostra ferma opposizione a qualsiasi tentativo unilaterale di cambiare lo status quo con la forza o la coercizione. Non esiste alcuna base giuridica per le ampie rivendicazioni marittime avanzate dalla Cina nel Mar Cinese Meridionale. Ribadiamo la nostra opposizione alla militarizzazione e alle attività coercitive e intimidatorie intraprese dalla Cina nel Mar Cinese Meridionale. Ribadiamo la natura universale e unitaria della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS) e riaffermiamo la sua importanza nel definire il quadro giuridico che regola tutte le attività svolte negli oceani e nei mari. Continuiamo ad opporci all’utilizzo pericoloso da parte della Cina della guardia costiera e delle milizie marittime nel Mar Cinese Meridionale e alla sua ripetuta ostruzione della libertà di navigazione e di sorvolo degli altri Paesi. Esprimiamo profonda preoccupazione per il crescente ricorso a manovre pericolose e cannoni ad acqua contro le navi filippine e vietnamite. Ribadiamo che il verdetto emesso dal Tribunale arbitrale il 12 luglio 2016 costituisce una pietra miliare significativa, giuridicamente vincolante per le parti del procedimento e utile per risolvere pacificamente le controversie tra le parti.

Il mantenimento della pace e della stabilità attraverso lo Stretto di Taiwan è indispensabile per la sicurezza e la prosperità internazionale.  Chiediamo la risoluzione pacifica delle controversie tra le due sponde dello Stretto. La posizione di base dei membri del G7 su Taiwan non cambia, compresa la politica di “una sola Cina”. Sosteniamo la partecipazione attiva di Taiwan alle organizzazioni internazionali in qualità di membro, laddove non sia richiesto essere uno Stato, e in qualità di osservatore o ospite, laddove lo sia.

Restiamo preoccupati per la situazione dei diritti umani in Cina, anche nello Xinjiang e in Tibet. Continuiamo a temere che la società civile, i diritti umani e le libertà fondamentali a Hong Kong vengano erosi. La condanna di 45 politici e attivisti a favore della democrazia segna un ulteriore deterioramento della partecipazione democratica e del pluralismo, con conseguente indebolimento della fiducia nello Stato di diritto, come sancito dalla Legge fondamentale di Hong Kong, e quindi degli obblighi giuridici internazionali di Hong Kong e della Repubblica popolare cinese. Esortiamo la Cina e le autorità di Hong Kong a rispettare i rispettivi impegni e obblighi legali internazionali in materia di diritti umani.

Invitiamo la Cina a non condurre o tollerare attività volte a minare la sicurezza e l’incolumità delle nostre comunità e l’integrità delle nostre istituzioni democratiche e ad agire in stretta conformità con gli obblighi previsti dalla Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche e dalla Convenzione di Vienna sulle relazioni consolari.

Condanniamo fermamente la continua espansione dei programmi legati al nucleare e ai missili balistici attuata illegalmente dalla Repubblica Democratica Popolare di Corea, nonché le sue continue attività destabilizzanti. Rinnoviamo inoltre il nostro appello per la completa denuclearizzazione della penisola coreana e chiediamo che la RPDC rinunci alle armi nucleari, ai programmi nucleari esistenti e a qualsiasi altro programma legato alle armi di distruzione di massa e ai missili balistici in modo completo, verificabile e irreversibile, in conformità con tutte le risoluzioni pertinenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Esortiamo tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite a dare piena attuazione alle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite in materia.

A seguito del preoccupante veto posto dalla Russia lo scorso marzo sul rinnovo del mandato del gruppo di esperti del Comitato 1718 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, stiamo collaborando con la comunità internazionale per istituire meccanismi multilaterali alternativi, tra cui il Gruppo di Monitoraggio delle Sanzioni Multilaterali (Multilateral Sanctions Monitoring Team, MSMT), recentemente istituito per monitorare e segnalare le violazioni e le elusioni delle misure sanzionatorie previste dalle pertinenti risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, nel rispetto del nostro impegno a sostenere la pace e la sicurezza internazionale e a salvaguardare il regime globale di non proliferazione.

Condanniamo fermamente le sistematiche violazioni e gli abusi dei diritti umani da parte della RPDC e la sua scelta di dare priorità ai programmi illegali per lo sviluppo degli armamenti piuttosto che al benessere del proprio popolo. Chiediamo alla RPDC di risolvere immediatamente la questione dei rapimenti.

V. PARTENARIATI CON I PAESI AFRICANI

Ribadiamo il nostro impegno a sostenere le nazioni africane nel perseguimento della pace, della stabilità e dello sviluppo sostenibile, nonché nella creazione di posti di lavoro e di crescita. Continueremo a costruire partenariati equi e sostenibili con l’Africa partendo da iniziative basate sui risultati, allineate con l’Agenda 2063 dell’Unione Africana e con i piani tematici continentali integrati dell’Africa, al fine di affrontare congiuntamente le sfide globali. Ribadiamo il nostro impegno a sostenere l’Unione Africana nel perseguimento della pace e della stabilità.

Riconosciamo l’importanza di colmare i divari digitali e di rafforzare la catena del valore tra il G7 e i Paesi africani. A tal proposito, accogliamo con favore i progressi compiuti dalla Presidenza italiana del G7 in collaborazione con il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (UNDP) nel progettare congiuntamente l’“Hub dell’intelligenza artificiale per lo sviluppo sostenibile”, che si concentrerà su settori chiave quali agricoltura, sanità, infrastrutture, istruzione e formazione, acqua ed energia, nello spirito del Piano Mattei. L’hub incarna l’impegno del G7 a “crescere insieme” ai Paesi partner, promuovendo obiettivi condivisi di sviluppo sostenibile e facendo in modo che l’era digitale favorisca un futuro più inclusivo e prospero per tutti. Accogliamo con favore anche il riconoscimento da parte del G20 dell’Iniziativa Globale per la Salute Digitale (Global Initiative on Digital Health, GIDH) guidata dall’OMS e della Rete globale di certificazione sanitaria digitale, allineando il sostegno e la guida per la trasformazione digitale.

Sulla base dei risultati ottenuti dalle precedenti Presidenze del G7, continueremo a rafforzare il Partenariato del G7 per le Infrastrutture e gli Investimenti Globali (PGII) nel continente africano, nonché le iniziative come il Global Gateway dell’UE. Il PGII offre un quadro di riferimento per la promozione di infrastrutture di qualità sostenibili, neutre dal punto di vista climatico, inclusive, resilienti ed economicamente redditizie, basate su standard elevati e su una selezione trasparente dei progetti, degli appalti e dei finanziamenti. Sebbene il PGII abbia una portata globale, ci impegniamo a concentrarci sulle regioni e sui settori in cui gli investimenti infrastrutturali hanno un impatto maggiore, compreso il continente africano.

Accogliamo con favore le decisioni prese alla riunione dei Ministri dello Sviluppo del G7 di Pescara per avviare il segretariato del PGII, al fine di garantire l’attuazione efficace e il coordinamento degli investimenti con i partner, nonché di sostenere l’attuazione della Piattaforma Virtuale di Investimento Africana (African Virtual Investment Platform, AVIP), volta a migliorare i dati, le informazioni, la trasparenza e le politiche pubbliche relative agli investimenti in Africa, in linea con l’impegno di potenziare il PGII assunto dai leader del G7 in Puglia.  Il PGII collaborerà con le banche pubbliche di sviluppo, le istituzioni finanziarie di sviluppo, le banche multilaterali di sviluppo e il settore privato per migliorare gli ambienti favorevoli, la progettazione di investimenti a livello nazionale, il coordinamento e il cofinanziamento.

In linea con i piani continentali africani integrati per il miglioramento delle infrastrutture locali e regionali, del commercio e della sicurezza alimentare, i progetti pilota iniziali saranno collegati a corridoi economici, come il Corridoio di Lobito nell’Africa meridionale e centrale.

Accogliamo con favore la decisione dei leader del G7 di lanciare l’iniziativa “Energia per la crescita in Africa”, che contribuirà a superare le barriere agli investimenti in energia pulita in tutta l’Africa.

Accogliamo inoltre con favore il lancio da parte del G7 dell’Iniziativa sui sistemi alimentari Apulia Food Systems Initiative (AFSI), un pacchetto di interventi volti a migliorare la sicurezza alimentare e la nutrizione e a sfruttare il ruolo dell’agricoltura e dei sistemi alimentari per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals, SDGs), con particolare attenzione all’Africa. L’AFSI si concentrerà su azioni concrete sul campo, sostenendo iniziative multilaterali volte a promuovere un’agricoltura e sistemi alimentari sostenibili e resilienti, anche nelle catene di valore del caffè, e a combattere la malnutrizione, con particolare attenzione all’arresto della crescita e al deperimento infantile.

Lodiamo il lancio dell’Acceleratore africano di produzione di vaccini (African Vaccine Manufacturing Accelerator, AVMA) di Gavi e attendiamo con ansia di collaborare con Gavi, l’Unione Africana e l’Africa CDC per sviluppare la capacità regionale di produzione di vaccini.

VI. MIGRAZIONE

In linea con il Comunicato dei leader del G7 Puglia, affermiamo il nostro impegno collettivo a rafforzare la cooperazione nell’affrontare le cause della migrazione irregolare e dello sfollamento forzato, come la povertà globale, l’instabilità e il cambiamento climatico, e a cogliere le opportunità offerte dalla migrazione a livello globale. In tal senso, lavoreremo di concerto con i Paesi di origine, transito e destinazione per sostenerne lo sviluppo sostenibile, la resilienza e la stabilità.

VII. QUESTIONI REGIONALI

Afghanistan

Siamo sconcertati dalle continue e sistematiche violazioni dei diritti umani e dalle crescenti restrizioni imposte dai talebani alla vita del popolo afghano, in particolare alle donne e alle ragazze, in violazione degli obblighi internazionali. Continueremo a fornire assistenza per affrontare la grave crisi umanitaria in atto nel Paese.

Restiamo impegnati a sostenere il popolo afghano. L’obiettivo di un Afghanistan in pace con se stesso e con i propri vicini, pienamente reintegrato nella comunità internazionale e in grado di rispettare gli obblighi internazionali può essere raggiunto solo attraverso un processo politico inclusivo e rappresentativo per il futuro del Paese, che garantisca la piena, equa, sicura e significativa partecipazione delle donne afghane, in linea con la valutazione indipendente delle Nazioni Unite – come riconosciuto dalla Risoluzione 2721 (2023) del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite – e con la Risoluzione 2593 (2021) del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Grandi Laghi

Il G7 è profondamente preoccupato per la crisi attualmente in corso nella regione dei Grandi Laghi, caratterizzata da violenza armata, violazioni e abusi diffusi dei diritti umani e dall’aggravarsi dello sfollamento delle popolazioni. Condanniamo fermamente le atrocità commesse da qualsiasi gruppo armato, così come le violazioni del diritto internazionale da parte di qualsiasi soggetto. Continuiamo a esprimere profonda preoccupazione per le notizie sul sostegno militare straniero all’M23 e sugli interventi militari diretti nel territorio della Repubblica Democratica del Congo (RDC). Chiediamo il rispetto dell’integrità territoriale della RDC. Sottolineiamo l’urgente necessità di un accesso umanitario immediato, sicuro e senza ostacoli alle popolazioni colpite.

Sosteniamo pienamente la mediazione tra la Repubblica Democratica del Congo e il Ruanda condotta dall’Angola e dal Presidente Joao Lourenço. Esortiamo la Repubblica Democratica del Congo e il Ruanda a compiere rapidi progressi nell’attuazione degli impegni assunti attraverso il Processo di Luanda. L’attuale cessate il fuoco, entrato in vigore il 4 agosto, deve essere rispettato rigorosamente. È imperativo che tutti gli attori regionali si astengano da qualsiasi sostegno diretto o indiretto ai gruppi armati.

Ribadiamo il nostro sostegno alle iniziative volte a combattere lo sfruttamento illegale delle risorse naturali e a promuovere uno sviluppo sostenibile ed equo a beneficio delle popolazioni locali.

Haiti

Condanniamo le continue violenze e gli abusi dei diritti umani perpetrati ad Haiti dalle bande armate. Ribadiamo il nostro sostegno agli sforzi del Consiglio presidenziale di transizione (CPT) e prendiamo atto della nomina di Alix Didier Fils-Aimé a Primo Ministro di Haiti.  Invitiamo tutti gli attori politici haitiani a lavorare insieme per ripristinare le istituzioni democratiche e lo stato di diritto ad Haiti, per portare il Paese a un nuovo governo democraticamente eletto che entri in carica entro febbraio 2026. Ribadiamo il nostro pieno sostegno alla missione Multinational Security Support (MSS), che sta fornendo un supporto fondamentale alla polizia nazionale haitiana contro le bande criminali. Sottolineiamo l’importanza di continuare a fornire contributi finanziari al Fondo fiduciario delle Nazioni Unite e contributi in natura alla missione MSS, a fronte del persistere di condizioni disastrose sul campo. Resta essenziale creare le condizioni di sicurezza necessarie alla convocazione delle elezioni. Temiamo fortemente che quasi la metà della popolazione di Haiti soffra di grave insicurezza alimentare. Chiediamo che tutti i partner di Haiti continuino a sostenere l’assistenza umanitaria e allo sviluppo del popolo haitiano. Appoggiamo la richiesta avanzata da Haiti affinché le Nazioni Unite prendano in considerazione la conversione della missione MSS in un’operazione di mantenimento della pace.

Libia

Riaffermiamo il nostro impegno a preservare la sovranità, la stabilità, l’indipendenza, l’integrità territoriale e l’unità nazionale della Libia e sosteniamo una risposta positiva alla richiesta di assistenza internazionale presentata dalla Libia al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per migliorare il coordinamento tra le forze di sicurezza libiche in tutto il Paese. Disapproviamo le attività malevole intraprese dalla Russia in Libia per minare la sovranità del Paese e la sicurezza regionale e chiediamo il ritiro immediato di tutti i combattenti stranieri e dei mercenari presenti in Libia. Sosteniamo fermamente gli sforzi intrapresi da tempo dalle Nazioni Unite e dall’ufficiale incaricato dell’UNSMIL Stephanie Koury per facilitare un dialogo significativo e inclusivo tra le parti libiche, al fine di invertire la frammentazione istituzionale e procedere verso una stabilità e una sicurezza sostenibili. A tal proposito, il recente accordo sulla nomina dei nuovi vertici della Banca centrale libica rappresenta un’opportunità per rilanciare un processo che porti a un accordo politico globale basato sul compromesso e che apra la strada a elezioni presidenziali e parlamentari libere, eque e inclusive verso la riunificazione del governo e delle istituzioni politiche, economiche e militari nel Paese. Affermiamo inoltre il nostro sostegno all’Alta Commissione elettorale nazionale e al primo turno delle elezioni municipali del 16 novembre, che offrono ai libici la possibilità di esercitare i loro diritti democratici.

Myanmar

Il brutale regime militare in Myanmar deve porre fine a tutte le violenze a danno dei civili, compresi gli attacchi aerei, rilasciare coloro che sono detenuti arbitrariamente e impegnarsi in un dialogo inclusivo con tutte le parti interessate. La Risoluzione 2669 (2022) del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite deve essere attuata pienamente e senza condizioni. Chiediamo a tutti gli attori armati di proteggere i civili e di consentire il libero accesso umanitario. Sosteniamo gli sforzi profusi dall’ASEAN per ottenere una rapida e completa attuazione del consenso in cinque punti e chiediamo un maggiore impegno da parte delle Nazioni Unite. Accogliamo con favore la recente visita dell’inviato speciale delle Nazioni Unite in Myanmar e i suoi sforzi per risolvere la crisi. Chiediamo che il regime cessi di ostacolare l’accesso alle agenzie dell’ONU, agli aiuti umanitari, agli attori umanitari indipendenti e internazionali e che garantisca il pieno e libero accesso al Meccanismo Investigativo Indipendente per il Myanmar. Chiediamo la cessazione di qualsiasi trasferimento di armi e materiali a doppio uso all’esercito del Myanmar, compreso il carburante per aerei. È necessario lavorare per una soluzione politica che onori appieno le aspirazioni di pace, libertà e democrazia del popolo del Myanmar. Ribadiamo la necessità di creare le condizioni per un ritorno sostenibile, volontario, sicuro e dignitoso degli sfollati Rohingya e degli altri rifugiati.

Somalia

Accogliamo con favore i continui sforzi compiuti dalla Somalia nella costituzione delle istituzioni e nella lotta contro il terrorismo. Riteniamo che la stabilizzazione della Somalia sia un fattore importante per garantire la sicurezza del Corno d’Africa e delle rotte del Mar Rosso. Incoraggiamo il Governo somalo a proseguire nel suo percorso di consolidamento del quadro istituzionale federale e a intraprendere un processo di riforma costituzionale trasparente e inclusivo. Sosteniamo la Somalia nella sua lotta contro il movimento terroristico di Al-Shabaab e altre organizzazioni violente. In merito all’imminente cessazione della Missione di Transizione dell’Unione Africana (African Union Transitional Mission, ATMIS), riteniamo che sia essenziale evitare qualsiasi falla nella sicurezza di cui il terrorismo jihadista potrebbe approfittare, prima che il trasferimento delle responsabilità alle forze di sicurezza nazionali sia completato. Pertanto, sosterremo la nuova Missione di sostegno dell’Unione Africana in Somalia (African Union Support Mission to Somalia, AUSSOM) e incoraggeremo sia il governo somalo che l’UA a prevedere un quadro operativo che garantisca alla missione la possibilità di continuare a fornire stabilità sia al Paese che alla regione. Invitiamo tutti i partner a provvedere affinché la nuova missione abbia il sostegno e i finanziamenti necessari per il suo successo.

Sudan

A un anno e mezzo dall’inizio dei combattimenti, la guerra civile in Sudan ha avuto un impatto devastante sulla popolazione e sulle infrastrutture vitali. Ribadiamo la nostra ferma condanna degli attacchi in corso, compresi quelli indiscriminati e diretti contro i civili ad opera di entrambe le parti, che stanno causando il massiccio sfollamento della popolazione in tutta la regione, aggravando una situazione umanitaria già terribile. Chiediamo la fine immediata delle violenze.  Segnaliamo in particolare l’impatto della crisi su donne e ragazze e condanniamo le atrocità commesse da entrambe le parti, tra cui rapimenti e abusi sessuali. Le parti coinvolte nel conflitto devono impegnarsi in seri negoziati volti a garantire un cessate il fuoco duraturo, l’accesso umanitario e la protezione dei civili senza precondizioni. È necessario che tutti gli attori esterni cessino di alimentare il conflitto, in linea con gli impegni assunti nella Dichiarazione di principi adottata alla Conferenza di Parigi, e che rispettino l’embargo delle Nazioni Unite sulle armi in Darfur.

Esortiamo le Forze Armate sudanesi, le Forze di Supporto Rapido (Rapid Support Forces, RSF) e le milizie loro alleate a rispettare il Diritto internazionale umanitario, proteggere i civili e facilitare un accesso umanitario rapido, sicuro e senza ostacoli sia in Sudan che attraverso le linee di conflitto.

Notiamo con grave preoccupazione che la Missione di accertamento dei fatti delle Nazioni Unite ha trovato ragionevoli motivi per credere che le Forze di sostegno rapido e le milizie alleate abbiano “commesso crimini contro l’umanità, tra cui la persecuzione su base etnica e lo sfollamento forzato della popolazione”, e che le Forze armate sudanesi abbiano commesso “crimini di guerra con violenza alla vita e alla persona, in particolare omicidi di ogni tipo, mutilazioni, trattamenti brutali e torture”.

Esortiamo le parti coinvolte nel conflitto ad attuare gli impegni assunti con la Dichiarazione di Gedda e chiediamo l’istituzione di un meccanismo di monitoraggio e verifica solido e trasparente per la protezione dei civili.

Venezuela

Lo scorso 28 luglio il popolo venezuelano si è espresso chiaramente alle urne, votando per un cambiamento democratico e sostenendo Edmundo González Urrutia con una maggioranza significativa. Continueremo a sostenere gli sforzi dei partner regionali per facilitare una transizione democratica e pacifica a guida venezuelana che garantisca il rispetto della volontà degli elettori.

Siamo profondamente turbati dalle continue violazioni e abusi dei diritti umani, tra cui le detenzioni arbitrarie e le gravi restrizioni alle libertà fondamentali, che colpiscono in particolare gli oppositori politici, la società civile e i media indipendenti. Tutti i prigionieri politici ingiustamente detenuti devono essere rilasciati.