Il papa latinoamericano, un ponte di speranza dalle periferie al mondo

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Un pontificato, quello di Francesco,
controcorrente, che rompe le resistenze
e i muri del pregiudizio, occasiona sconcerto e preoccupazione, ma incoraggia i cuori infranti.
“Il leader globale più credibile”

Eravamo in Piazza San Pietro insieme a tanti altri colleghi e fedeli provenienti da diverse parti del mondo a seguire il “Conclave”, la nuova elezione del nuovo vescovo di Roma. Dopo quasi 26 ore di riunione plenaria dei cardinali, verso le 19,06 del 13 marzo 2013, la «fumata bianca” annunciava l’elezione del nuovo successore di Pietro. Un’ora dopo il cardinale protodiacono Jean-Louis Tauran dal balcone proclamava l’“Annuntio vobis gaudium magnum: Habemus Papam!”.

Si trattava del cardinale Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires, 76 anni che scelse il nome di «Francisco», con il quale avanzò un programma di un pontificato sotto il segno della novità. Una Chiesa più aperta ai poveri, con lo sguardo sempre rivolto alle periferie del mondo e dell’anima, impegnata in un dialogo interreligioso che apre la via della pace. Dopo Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto VXI “siamo giunti, in cinquant’anni, alla sfida del dialogo dell’amicizia”. “I fratelli cardinali − disse Francesco − erano venuti a prenderlo quasi alla fine del mondo”.

Il pontificato di Bergoglio presenta tracce visibili di una nuova impronta in Vaticano. Ma il soffio dello Spirito questa volta è voluto andare oltre Oceano, andando a ripescando nel Nuovo Mondo americano che conta più del 40% dei cattolici nel mondo. Nel suo viaggio Benedetto XVI verso la V Conferenza del Celam nella città brasiliana di Aparecida dichiarava: “Sono convinto che in America Latina si decide il futuro della Chiesa cattolica: questo mi è sempre stato evidente”.

Il Primo Papa latinoamericano nella storia della Chiesa è stato uno dei leader mondiali più ascoltati e credibili dalla classe politica internazionale e protagonista indiscusso della storia recente. Nella sfera pubblica ha evidenziato la forza della proposta cristiana invece di rivendicare spazi privilegiati nella sfera legislativa o istituzionale. In ambito spirituale chiede una proposta cristiana aperta a priori a tutte le tipologie di persone. È “una Chiesa che facilita e non una Chiesa che ammonisce”.

Papa Francesco durante l’udienza generale
Papa Francesco durante l’udienza generale (Ap Photo )
Nel giugno del 2013, oltre il suo primo viaggio apostolico a Lampedusa e alla GMG in Brasile, Francesco pubblica la sua prima enciclica, Lumen Fidei, un testo che il suo predecessore Ratzinger aveva già iniziato per l’Anno della fede e che veniva a completare il quadro delle virtù teologali.

Sempre nel 2013 pubblica la sua prima esortazione apostolica, Evangeli Gaudium, in cui presenta una Chiesa decisamente missionaria, capace di annunciare a tutti la gioia del Vangelo, la buona novella che Dio ci ama. Papa Francesco ribadisce la convinzione di volere una Chiesa non preoccupata di fortificare i confini ma di creare ponti di incontro.

L’immagine preferita del papa italo latinoamericano è quella del pastore che cammina con la sua gente: “La missione – spiega – è per Gesù una passione ma, al tempo stesso, è una passione per il suo popolo” perché “per essere evangelizzatori dell’anima è necessario sviluppare anche il gusto spirituale di essere vicini alla vita delle persone, fino a scoprire che quella è fonte di una gioia superiore”.

Nel 2015, Francesco pubblica la sua seconda enciclica. La Laudato si’, è per valorizzare la cura del pianeta e di tutte le persone. Il titolo dell’enciclica, per cui vengono utilizzate le prime parole del testo, in questo caso deriva dal Cantico delle Creature di San Francesco d’Assisi.

La seconda esortazione di Francesco da Papa arriva nel 2016, con Amoris Laetitia, un testo sull’amore nella famiglia. È la sintesi dei due sinodi sulla famiglia indetti da papa Francesco: quello straordinario del 2014, sul tema «Le sfide pastorali della famiglia nel contesto dell’evangelizzazione», e quello ordinario del 2015 sul tema «La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo».

Oltre ad aver attratto molta simpatia per i gesti schietti e le sue azioni concrete, si è reso protagonista per aver intrapreso un non facile cammino di riforme della chiesa: misericordia, tenerezza, ecumenismo e solidarietà sono rivolti soprattutto agli ‘ultimi’. Una vera riforma non è credibile e coerente “se i poveri, che sono al centro del Vangelo – dirà molte volte Francesco – non sono anche, effettivamente, al centro della Chiesa”.

Dal 1951 i rapporti tra Cina e Vaticano erano stati inesistenti, fino al 2018. In quell’anno viene firmato l’accordo provvisorio per la nomina dei vescovi. In questo periodo il Papa pubblica anche la sua terza esortazione apostolica, Gaudete et exsultate, sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo; condanna lo gnosticismo e il pelagianesimo attuali. Nel 2019 esce la Christus Vivit, frutto del Sinodo dei giovani svoltosi nell’ottobre scorso. “Tutto ciò che Lui tocca diventa giovane, diventa nuovo, si riempie di vita. Perciò, le prime parole che voglio rivolgere a ciascun giovane cristiano sono: Lui vive e ti vuole vivo!”.

Il Papa invita alla speranza nel momento più duro della pandemia. In pieno Covid-19, Francesco decide di uscire dal Vaticano il 15 marzo 2020 per pregare davanti ad un crocifisso del XVI secolo davanti al quale i romani implorarono nel 1522 la fine della “grande peste”. Lo fa trasferire in Vaticano. In quel pomeriggio grigio e piovoso il Papa da una Piazza San Pietro vuota e desolata, impartisce la benedizione “Urbi et Orbi”: immagini che passeranno alla storia. Milioni di fedeli seguono la sua preghiera in diretta streaming su Internet, alla radio e alla televisione.

È il 2020 quando Francesco pubblica l’esortazione apostolica Querida Amazonia, documento che traccia i nuovi cammini di evangelizzazione e di cura dell’ambiente, tra culture locali e mondo globalizzato, e l’enciclica Fratelli Tutti, sulla fraternità e l’amicizia sociale.

Nel marzo 2022 un forte dolore alle ginocchia costringe il Papa a rallentare i suoi programmi e a limitare la partecipazione alle cerimonie. Una lesione ai legamenti e una frattura al ginocchio gli impediscono il movimento. I medici consigliano un intervento chirurgico, ma il Papa si rifiuta preoccupato per gli effetti collaterali dell’anestesia. Lo minimizza: “La Chiesa si governa con la testa, non con le ginocchia”.

Nel 2023 scrive l’esortazione “Laudate Deum”. È l’invito ad ispirarsi a San Francesco d’Assisi che fece fatto della vita, dei suoi gesti e dei suoi canti una lode costante a Dio. In tal modo riprende la proposta dei Salmi e ha rimarca la sensibilità di Gesù verso le creature del Padre suo. Nello stesso anno pubblica l’esortazione apostolica sulla C’est la confiance, la fiducia nell’amore misericordioso di Dio in occasione del 150° anniversario della nascita di Santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo.

Pontificato controcorrente, che rompe le resistenze e i muri del pregiudizio, per molti ha occasionato sconcerto e suscitato preoccupazione, ma ha consolato e incoraggiato molti cuori a riprendere il cammino della fede, a tornare a casa. “Dobbiamo tutti sentirci il Figliol Prodigo”. Francesco direbbe che Dio sa come siamo fatti: “Siamo vasi de barros, di creta, ma importante è tornare”. Un Papa che vuole indubbiamente sconvolgerci, destabilizzarci da ogni assimilazione e conformazione ad un cristianesimo che da troppo tempo si uniforma allo spirito mondano della tranquillità borghese. È sua la lotta al clericalismo e ad ogni forma di personalizzazione all’interno della chiesa.

Nonostante i frequenti acciacchi dovuti anche all’età, nel 2024 pubblica la quarta enciclica in un momento tra i più drammatici per il genere umano. Guerre, squilibri sociali ed economici, consumismo sfrenato e nuove tecnologie, che snaturano l’essenza stessa dell’uomo, stanno segnando l’epoca moderna. Il Pontefice chiede allora, attraverso il documento dal titolo Dilexit nos (Ci ha amati), di cambiare sguardo, prospettiva, obiettivi, e recuperare ciò che è più importante e necessario: il cuore.

Con la Sua autorevolezza e unità di vita, Bergoglio ha riscosso il sostegno e l’apprezzamento anche da parte di autorità politiche diventando il più credibile e ammirato leader internazionale. Va anche detto che i grandi poteri mediatici in genere hanno cercato di diffondere l’immagine di un “Papa progressista” banalizzando la sua figura, censurando spesso il suo Magistero e dando risalto solo alla limitata immagine che si è inteso trasmettere e diffondere, seminando confusione e perplessità da un lato, ed empatia superficiale dall’altro.

Nel tempo della malattia dei papi la chiesa si è sempre rinnovata. Per gli esperti del tema è un tempo di grazia, e Francesco è frutto di questo rinnovamento. Giovanni Paolo II durante la sua malattia ha testimoniato e formato un’intera generazione ad una nuova mentalità. “Solo chi vive in pienezza la malattia, percorrendola fino in fondo, diventa testimone coraggioso in un mondo dove vince la prestazione”. La Chiesa nei secoli ha camminato e fatto la storia degli uomini, andando oltre gli schemi umani. Oggi Papa Francesco ci aiuta a comprendere il senso del Giubileo della Speranza, che non è evasione della realtà. “La malattia afferma – Suor Monia – non termina con la fase della guarigione. Vive la speranza colui che è incarnato nella realtà, fatta di vita, di salute, di malattia, e di morte”.

Fonte: Rainews