Nel mondo 61 milioni di bambini non hanno accesso all’istruzione. Oltre 160 milioni di giovani non raggiungono la fine della scuola secondaria. “È una piaga sociale a livello globale”
Papa Leone XIV ha presieduto una messa nella Basilica di San Pietro dando inizio al Giubileo del Mondo dell’Educazione che si concluderà a Roma sabato 1° novembre con la proclamazione di San John Henry Newman a Dottore della Chiesa. Al grande evento giubilare partecipano più di 20.000 persone provenienti da 124 Paesi, in rappresentanza di scuole, università, istituti tecnici e professionali. Rivolto ad educatori, studenti e a tutti coloro che sono coinvolti nel campo dell’istruzione, è un’occasione per riflettere sul potere trasformativo dell’apprendimento e sul suo impatto sulla società.
Papa Leone XIV nella Basilica di San Pietro si rivolge al mondo educativo affermando che trovarsi in questo luogo, durante l’Anno giubilare, è un dono che non possiamo dare per scontato. Lo è soprattutto perché́ il pellegrinaggio, per attraversare la Porta Santa, ci ricorda che la vita è viva solo se è in cammino, solo se sa compiere dei “passaggi”, cioè̀ se è capace di fare Pasqua. Ma poi ci interroga: “Quale grazia può̀ toccare la vita di uno studente, di un ricercatore, di uno studioso? Mi piacerebbe rispondere così a questo interrogativo: la grazia di uno sguardo d’insieme, uno sguardo capace di cogliere l’orizzonte, di andare oltre”.
Il Santo Padre presiederà in questi giorni quattro incontri durante cui avrà l’opportunità di illustrare il suo insegnamento educativo per guidare il cammino nei prossimi anni. A questo appuntamento giubilare partecipano anche oltre 200 pellegrini con disabilità, a testimonianza del fatto che il Giubileo è di carattere inclusivo, una proposta per tutti.
Durante la messa di inizio del nuovo Anno Accademico il Pontefice cita il Vangelo di oggi. Si sofferma sull’immagine di una donna curva la quale, guarita da Gesù, può avere uno sguardo nuovo, uno sguardo più̀ grande, non più ripiegata su se stessa: “Quando l’essere umano è incapace di vedere aldilà̀ di sé, della propria esperienza, delle proprie idee e convinzioni, dei propri schemi, allora rimane imprigionato, rimane schiavo, incapace di maturare un giudizio proprio”.
Un invito a riscoprire la bellezza e la responsabilità dell’educazione, che è sempre un atto di speranza: un’ancora in tempi turbolenti. “Questa donna guarita ottiene la speranza, perché́ può̀ finalmente alzare lo sguardo – Afferma Leone XVI – e questo succede in particolare quando incontriamo Cristo nella nostra vita: ci apriamo a una verità̀ capace di cambiare la vita, di distrarci da noi stessi, di farci uscire dai ripiegamenti”.
Durante la sua omelia ha esortato i ricercatori, studenti e professori ad elevarsi con lo studio allargando “i propri orizzonti e le proprie prospettive, per recuperare uno sguardo che non si fissa solo in basso, ma è capace di guardare in alto: verso Dio, verso gli altri, verso il mistero della vita. Questa è la grazia dello studente, del ricercatore, dello studioso: ricevere uno sguardo ampio, che sa andare lontano, che non semplifica le questioni, che non teme le domande, che vince la pigrizia intellettuale e, così, sconfigge anche l’atrofia spirituale”.

Il Santo Padre afferma che l’educazione non consiste solo nell’istruire, ma anche nell’accompagnare ogni essere umano nella sua crescita interiore, nella sua apertura alla trascendenza e nella sua responsabilità verso il mondo e gli altri. Questo Giubileo dal titolo «Costellazioni di speranza» segna senza dubbio una tappa molto significativa di questo Anno Santo, perché la rete educativa cattolica è presente in 171 Paesi con più di 200.000 scuole e università frequentate da 72 milioni di studenti.
Papa Prevost esorta gli studenti e a tutti coloro che si impegnano nella ricerca e nell’insegnamento “a non dimenticare che la Chiesa di oggi e di domani ha bisogno di questo sguardo unitario guardando all’esempio di uomini e donne come Agostino, Tommaso, Teresa D’Avila, Edith Stein e molti altri, che hanno saputo integrare la ricerca nella loro vita e nel cammino spirituale. Anche noi siamo chiamati a portare avanti il lavoro intellettuale e la ricerca della verità̀ senza separarli dalla vita”.
Siamo di fronte ad una realtà desolante: circa 61 milioni di bambini nel mondo non hanno accesso all’istruzione e oltre 160 milioni di giovani non raggiungono la fine della scuola secondaria. Un numero che segnala quanto l’abbandono scolastico rappresenti ancora una piaga sociale a livello globale. Educare somiglia al miracolo raccontato da questo Vangelo, – dice Papa Leone – perché́ il gesto di chi educa è rialzare l’altro, rimetterlo in piedi come Gesù̀ fa con questa donna curva, aiutarlo a essere se stesso e a maturare una coscienza e un pensiero critico autonomi.
Il Giubileo è un incontro di fede e conoscenza, è il punto d’arrivo di tanti progetti e iniziative che, ovunque nel mondo, già̀ animano i luoghi dell’educazione, a cominciare dalle scuole e dalle università̀. Nell’esortazione apostolica Dilexi te Papa Francesco, rivolgendosi ad alcuni educatori, ricordava che l’educazione è sempre stata una delle espressioni più alte della carità cristiana. “La vostra è una missione piena di ostacoli ma anche di gioie. Una missione di amore, perché non si può insegnare senza amare”.
Il desiderio del Santo Padre è quello di inaugurare una nuova stagione che coinvolga con nuovo animo e progettualità le costellazioni educative, chiedendo loro di diventare vere e proprie mappe di speranza nel mondo di oggi. L’educazione è il nuovo nome della pace e mette la speranza sulla mappa del presente e del futuro. “Le Università̀ Pontificie devono poter continuare questo gesto di Gesù̀. Si tratta di un vero e proprio atto d’amore, perché́ c’è una carità̀ che passa proprio attraverso l’alfabeto dello studio, della conoscenza, della ricerca sincera di ciò̀ che è vero e per cui vale la pena vivere. Sfamare la fame di verità̀ e di senso è un compito necessario, perché́ senza verità̀ e significati autentici si può̀ entrare nel vuoto e si può̀ perfino morire”.








