I due santi ci insegnano a costruire ponti tra il Paradiso e l’asfalto, tra il divino e l’umano. La loro spiritualità non era eterea, ma profondamente radicata nell’Eucaristia e nell’azione.
Roberto Montoya
Sulla maestosa facciata della Basilica di San Pietro compaiono le due grandi immagini dei nuovi santi; sul lato destro Carlo Acutis, sul lato sinistro Pier Giorgio Frassati, che oggi domenica 7 settembre 2025, nel corso di una celebrazione a Piazza San Pietro, sono saliti all’onore degli altari.
Due giovani santi, uno dei primi del novecento e l’altro il primo santo del XXI secolo che ispirano tra i fedeli di oggi profonda devozione. Due figure che invitano, soprattutto ai giovani, a puntare più in alto e ad aspirare a ideali più grandi.
A celebrare la messa è stato Papa Leone XIV che davanti ad una piazza soleggiata e gremita di pellegrini provenienti da tutto il mondo ha consacrato “i suoi primi santi” nel cuore inquieto del Terzo Millennio. I santi della Chiesa cattolica hanno vissuto epoche e esperienze diverse, erano di età differenti, entrambi con una profonda fede e un impegno verso gli altri, nonostante la loro giovane età, entrambi amanti della confessione e dell’Eucaristia. Nonostante le pur brevi esistenze, la loro canonizzazione è segno di aver testimoniato nella vita quotidiana Cristo.
La Chiesa esorta dicendo che questa è la santità di cui il mondo oggi ha bisogno, quella della porta accanto, che i due giovani cattolici hanno vissuto attraverso la preghiera, la solidarietà verso i poveri e l’utilizzo di strumenti moderni per l’evangelizzazione. Due santi pieni di vitalità, con il cuore ardente d’amore per Cristo che hanno vissuto nel mondo senza esserne intrappolati, dimostrando che la fede è un’esperienza vibrante e profondamente umana, che può essere vissuta sempre.
Questa tradizione che funziona da secoli porta ordine nell’inquietudine. La canonizzazione di Carlo Acutis e Pier Giorgio Frassati è un’occasione di profonda gioia per tutta la Chiesa. In loro i giovani del XXI secolo trovano modelli di santità; testimoniano che è possibile seguire Cristo nel mondo moderno, con gioia, autenticità e generosa dedizione.
“Entrambi, Pier Giorgio e Carlo, hanno coltivato l’amore per Dio e per i fratelli attraverso mezzi semplici, alla portata di tutti: la Santa Messa quotidiana, la preghiera, specialmente l’Adorazione Eucaristica – afferma il Pontefice – Carlo diceva: «Davanti al sole ci si abbronza. Davanti all’Eucaristia si diventa santi!», E ancora: «La tristezza è lo sguardo rivolto verso se stessi, la felicità è lo sguardo rivolto verso Dio».
Con un gesto che risuona con particolare urgenza nel nostro tempo, la Chiesa cattolica canonizza due figure che, seppur separate da quasi un secolo, fungono da pilastri dello stesso ponte, di fronte a una modernità fratturata dall’individualismo e segnata da un’era digitale che promette connessione ma spesso miete solitudine. Il Vaticano propone una tabella di marcia per la fede incarnata, che si prenda cura sia delle ferite del corpo sociale sia dei deserti dell’anima virtuale.
Entrambi sono modelli di resistenza spirituale: Frassati contro l’apatia e l’indifferenza sociale; Acutis contro il vuoto esistenziale e il cinismo digitale. Il loro messaggio congiunto è un invito a santificare l’ordinario, a scoprire che la più grande avventura non risiede nelle imprese straordinarie, ma nell’amare il prossimo con radicale coerenza, che sia sulla cima di una montagna, in una baraccopoli o nell’infinita distesa di internet. Sono i santi che ci insegnano a costruire ponti tra il Paradiso e l’asfalto, tra il divino e l’umano.
La loro testimonianza afferma che la vera felicità risiede nella fede, nel servizio e nell’integrità, ricordando ai giovani che anche loro sono chiamati a essere luce, speranza e costruttori di un mondo migliore.
“Carissimi, i santi Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis – ha detto Papa Leone – sono un invito rivolto a tutti noi, soprattutto ai giovani, a non sciupare la vita, ma a orientarla verso l’alto e a farne un capolavoro. Ci incoraggiano con le loro parole: «Non io, ma Dio», diceva Carlo”. «Se avrai Dio per centro di ogni tua azione, allora arriverai fino alla fine» ricorda Papà Leone citando le parole di Frassati. “Questa – aggiunge – è la formula semplice, ma vincente, della loro santità. Ed è pure la testimonianza che siamo chiamati a seguire, per gustare la vita fino in fondo e andare incontro al Signore nella festa del Cielo”.