Papa Leone XIV al Corpo Diplomatico:
costruire ponti di dialogo per un mondo più giusto e in armonia
Le sfide della Chiesa di fronte alla modernità: cambiamenti climatici, disuguaglianze e tutela dei più vulnerabili
Accolto da un lungo applauso, Papa Leone XIV ha incontrato il Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, in occasione dell’inizio del suo ministero petrino.
Con un tono solenne ma caloroso, il Pontefice ha espresso la sua «profonda gratitudine», rivolgendo un ringraziamento particolare all’Ambasciatore della Repubblica di Cipro e Decano del Corpo Diplomatico, George Poulides, per il suo «instancabile lavoro, caratterizzato da vigore, passione e simpatia, qualità che gli hanno guadagnato la stima di tutti i miei predecessori». Ha poi aggiunto parole di gratitudine per i numerosi messaggi augurali seguiti alla sua elezione e per quelli di cordoglio ricevuti per la scomparsa di Papa Francesco.
Con determinazione, il Corpo Diplomatico ha confermato l’impegno a intraprendere insieme al Santo Padre un cammino di pace, costruendo ponti per alleviare le sofferenze del mondo e affrontare le sfide della modernità, dalle conseguenze devastanti dei cambiamenti climatici alle disuguaglianze sociali.
Tre parole chiave per la diplomazia della Santa Sede: Pace, Giustizia e Verità
«Vorrei – ha dichiarato Leone XIV – che tenessimo presenti tre parole fondamentali, veri e propri pilastri dell’azione missionaria della Chiesa e del lavoro diplomatico della Santa Sede». La prima è la parola pace: «Troppo spesso la consideriamo solo come assenza di guerra e conflitto, ma in realtà è molto di più. Le tensioni sono costanti, come brace sotto la cenere, pronte a riaccendersi in ogni momento. La pace, invece, è un dono attivo che richiede impegno personale, al di là delle differenze culturali e religiose. Essa si costruisce nel cuore, sradicando l’orgoglio e le rivendicazioni, misurando le parole, perché si può ferire anche senza armi».
Padre Prevost cita il Vangelo di Giovanni «Vi do la mia pace» per dire che anche in altre esperienze religiose la pace è anzitutto un dono: “Il primo dono di Cristo: Essa è però un dono attivo, coinvolgente, che interessa e impegna ciascuno di noi, indipendentemente dalla provenienza culturale e dall’appartenenza religiosa, e che esige anzitutto un lavoro su sé stessi”.
Leone XIV ha affermato che la pace si costruisce nel cuore e a partire dal cuore, sradicando l’orgoglio e le rivendicazioni, e misurando il linguaggio, poiché si può ferire e uccidere anche con le parole, non solo con le armi. “In quest’ottica, ritengo fondamentale il contributo che le religioni e il dialogo interreligioso possono svolgere per favorire contesti di pace. Ciò naturalmente esige il pieno rispetto della libertà religiosa in ogni Paese, poiché l’esperienza religiosa è una dimensione fondamentale della persona umana, tralasciando la quale è difficile, se non impossibile, compiere quella purificazione del cuore necessaria per costruire relazioni di pace”.
Nella sua prima udienza, come fece papa Francesco all’inizio del suo pontificato, ha rimarcato che tutti siamo chiamati a sradicare in noi stessi le premesse di ogni conflitto e di ogni distruttiva volontà di conquista. Ciò esige anche una sincera volontà di dialogo, animata dal desiderio di incontrarsi più che di scontrarsi.
“È necessario ridare respiro alla diplomazia multilaterale e a quelle istituzioni internazionali che sono state volute e pensate anzitutto per porre rimedio alle contese che potessero insorgere in seno alla Comunità internazionale. Certo, occorre anche la volontà di smettere di produrre strumenti di distruzione e di morte”.
Il Papa ha poi ricordato le parole di Papa Francesco durante l’Urbi et Orbi: «Nessuna pace è possibile senza un vero disarmo. L’esigenza di difesa non può trasformarsi in una corsa al riarmo».
Passando al tema della giustizia, Leone XIV ha denunciato le gravi disparità globali, sottolineando come sia compito di chi ha responsabilità di governo lavorare per costruire società più armoniche, dove la dignità di ogni persona sia tutelata, dal nascituro all’anziano, dal malato al disoccupato, dal cittadino all’immigrato.
Il Papa parla della famiglia, fondata sull’unione stabile tra uomo e donna, come della prima “società piccola ma vera, e anteriore a ogni civile società”. Nessuno può esimersi dal favorire contesti in cui sia tutelata la dignità di ogni persona, specialmente di quelle più fragili e indifese, dal nascituro all’anziano, dal malato al disoccupato, sia esso cittadino o immigrato.
Ricorda Prevost la sua storia come quella di un cittadino, discendente di immigrati, a sua volta emigrato. “Ciascuno di noi, nel corso della vita, si può ritrovare sano o malato, occupato o disoccupato, in patria o in terra straniera: la sua dignità però rimane sempre la stessa, quella di creatura voluta e amata da Dio”.
E infine la terza parola di cui parla al Corpo Diplomatico e da avere sempre presente è la parola verità. “Non si possono costruire relazioni veramente pacifiche, anche in seno alla Comunità internazionale, senza verità. Laddove le parole assumono connotati ambigui e ambivalenti e il mondo virtuale, con la sua mutata percezione del reale, prende il sopravvento senza controllo, è arduo costruire rapporti autentici, poiché vengono meno le premesse oggettive e reali della comunicazione”.
La Chiesa non può mai esimersi dal dire la verità sull’uomo e sul mondo, ricorrendo quando necessario anche ad un linguaggio schietto, che può suscitare qualche iniziale incomprensione perché la verità non è mai disgiunta dalla carità, “d’altronde, ‒ aggiunge Leone XIV‒ nella prospettiva cristiana la verità non è l’affermazione di principi astratti e disincarnati, ma l’incontro con la persona stessa di Cristo, che vive nella comunità dei credenti”.
Il ministero di Papa Leone XIV inizia nel cuore di un anno giubilare dedicato in modo particolare alla speranza: “Così la verità non ci allontana, anzi ci consente di affrontare con miglior vigore le sfide del nostro tempo, come le migrazioni, l’uso etico dell’intelligenza artificiale e la salvaguardia della nostra amata Terra. Sono sfide che richiedono l’impegno e la collaborazione di tutti, poiché nessuno può pensare di affrontarle da solo”.
Papa Prevost alla fine del suo discorso chiede che ognuno possa realizzare la propria umanità nella verità, nella giustizia e nella pace, augurandosi che ciò possa avvenire in tutti i contesti, a partire da quelli più provati come l’Ucraina e la Terra Santa.