Il viaggio di Matteo Renzi in Cile, Perù, Colombia e Cuba risale a meno di due settimane fa ma è già entrato nella storia delle relazioni tra l’Italia e l’America Latina. Delle ripercussioni di quel viaggio si è parlato ieri in un convegno organizzato da Mediatrends America-Europa, un osservatorio indipendente che analizza le tendenze dell’informazione giornalistica internazionale, a cui hanno partecipato gli ambasciatori in Italia dei Paesi visitati da Renzi: Fernando Ayala (Cile), Adriana Rivas Franchini (Perù) e Alba Soto Pimentel (Cuba).

Nelle loro relazioni tutti e tre i diplomatici sudamericani, oltre a rilevare l’importanza strategica delle relazioni commerciali con Roma rinsaldata durante il viaggio del premier (accompagnato per l’occasione da numerosi imprenditori italiani), hanno voluto sottolineare il carattere “innovativo” della missione di Renzi. «Ci ha colpito – ha detto Franchini – l’energia che Renzi ha dimostrato in un giorno e mezzo che si è trattenuto in Perù. La sua visita al sito archeologico di Machu Picchu è stata un momento importante con un significato molto simbolico».
Durante i sei giorni della missione italiana – oltre a contatti diplomatici, relazioni commerciali, firme di accordi, inaugurazioni e cene di rappresentanza – Matteo Renzi ha voluto trasgredire i protocolli. A Lima, per esempio, ha incontrato “in privato” padre Ugo de Censi, il sacerdote italiano (naturalizzato peruviano) che 48 anni fa in quel Paese fondò l’organizzazione umanitaria “Operación Mato Grosso”.
Di «segnale di cambiamento» ha parlato a lungo anche l’ambasciatrice cubana Soto Pimental. Quasi inevitabile dal momento che quella del primo ministro italiano è stata la prima visita ufficiale all’Avana. Per il percorso di cambiamento, sviluppo e crescita «molto potrà incidere l’invito rivolto da Renzi agli imprenditori italiani di investire nel nostro Paese – continua Soto Pimental -. Lo sforzo del governo italiano potrà accompagnare Cuba in questo storico momento di transizione». Tre i settori al centro dei colloqui italo-cubani: cultura, agricoltura e turismo. E, in questo senso, particolare eco ha avuto «la corsa di Matteo Renzi per le lunghe strade del Malecón. Un premier che corre è già una notizia – ha aggiunto l’ambasciatrice -, che poi lo faccia in tranquillità, senza la scorta di chissà quanti uomini della sicurezza, così in mezzo alla gente alle prese con i fatti di tutti i giorni, è stato un enorme spot per il nostro turismo. Le sue foto sono state pubblicate sui quotidiani e periodici di tutto il mondo».
«Da noi non avrebbe mai potuto – scherza Juan Sebastian Betancourt, ambasciatore della Colombia – a Bogotà né l’altitudine né la temperatura consigliano di fare jogging. Comunque per noi la visita è stata storica: la prima volta di un presidente del Consiglio italiano in Colombia. E noi abbiamo bisogno con urgenza del capitale italiano, sia quello economico che quello umano».
«Ci ha sorpreso il dinamismo di Renzi – ha detto nel suo intervento Fernando Ayala, ambasciatore cileno – e soprattutto la grande sintonia che è riuscito a stabilire con la nostra gente. La sua visita è stata breve ma molto intensa anche da un punto di vista delle energie. Non si è risparmiato, nella sua agenda ha fatto rientrare addirittura la visita del deserto effettuata con un giro di 40 minuti in elicottero». Non solo parole. «Abbiamo finalmente firmato – continua Ayala – l’accordo di doppia imposizione fiscale che era scaduto da venti anni. Renzi ha risolto il problema e siamo riusciti a concludere questo patto che stimolerà gli investimenti italiani».
Poi l’ambasciatore cileno ha raccontato un aneddoto: «Durante i colloqui con la presidente cilena Michelle Bachelet è emerso il tema del volo diretto Santiago-Roma. Si sapeva che era previsto ma nessuno conosceva la data precisa. Allora Renzi ha preso il suo cellulare e ha cominciato a messaggiare. Dopo un po’ ha detto: “Ora mi è arrivato un sms dal presidente dell’Alitalia Montezemolo che mi dice che il volo inizierà il 1° maggio”».