Un tributo ai peruviani, a quell’identità che è ancora in formazione, con meno differenze di quante espressioni culturali ha, alcune sconosciute che costituiscono la sua unicità, un paese unico.
Il pre-inca, l’inca, apprezzati e ammirati a livello internazionale per le loro opere, rappresentate dalla classe sociale e razziale che per secoli è stata discriminata, a causa della visione della Conquista spagnola: gli indigeni. Un gruppo umano quasi invisibile, usato politicamente come pretesto per programmi sociali immaginari, che non hanno mai generato sviluppo per loro, o per le loro donne, soggetti di politiche di riduzione demografica, come le «sterilizzazioni forzate». Questa popolazione è la diretta discendente, i protagonisti di una meravigliosa mostra che l’Art & Histoire Museum di Bruxelles dedica al Perù.
Una mostra che ogni peruviana e peruviano dovrebbe visitare, né un professionista in architettura, arte, tessile, design, storia, sociologia, può perdere. Un’espressione artistica genuina e raffinata – una tecnica di un gruppo umano che in questa occasione si distingue nella sua arte principale: i tessuti. Le sue opere sono offerte sacre, anche motivo di sacrificio, oltre ad essere un indumento, è un ornamento di grande valore artistico.
Per questa imponente esposizione museale, si uniscono al Museo d’Arte e Storia di Bruxelles, il Linden-Museum di Stoccarda, il MAS d’Anvers e pezzi preziosi delle collezioni private europee. Dal 23 novembre 2018 al 26 marzo 2019, il Museo belga apre le sue porte al Cinquantenario.
Il suo nome: Inca Dress Code.
Nel mese di ottobre 2013, il Linden-Museum di Stoccarda ha inaugurato la più grande esposizione europea, «INKA Könige der Anden» o «INCA Re delle Ande», alla quale sono arrivati reperti unici da diverse parti del mondo, soprattutto dal Giappone, era la prima volta che questo Museo teneva una mostra sulla cultura Inca, un’impressionante scoperta. La Direttrice Inés de Castro spiega che l’organizzazione non è stata facile, hanno dovuto viaggiare e con i loro colleghi sono stati ispirati da ciò che è stato fatto nel British Museum, nel Museo delle Americhe e anche nei Musei peruviani, il lavoro preparatorio ha richiesto due anni e mezzo di preparazione. La Direttrice De Castro spiega che la cultura Inca è una cultura paragonabile alla cultura Germanica, regolata e basata sull’ordine, un regolamento che è stato espresso con le terre assegnate ai neonati, con gli animali che avrebbero avuto, inoltre, ha sottolineato, l’alta qualità dei reperti tessili, delle camicie, gli «unkus» perfettamente realizzati con tessuti che persistono ancora.

Serge Lemaitre, Curatore delle Collezioni delle Americhe all’ Art Museum & Histoire di Bruxelles, dove hanno già esposto i tessuti Paracas, spiega che questa mostra è unica perché attraversa l’importanza dei tessuti in tutte le culture precolombiane. Sono esposti, da un grande tessuto Paracas, il più grande d’Europa, a una Maschera d’oro e alla piccola statura d’oro che è l’emblema dell’Esposizione e che proviene dal Linden-Museum di Stoccarda.
Il Conservatore Lemaitre evidenzia l’alto grado di sofisticazione e tecnologia e l’architettura dei disegni dei tessuti precolombiani, precursori dei disegni che si trovano nelle ceramica, nell’architettura, e nei gioielli delle diverse culture. I curatori hanno voluto evidenziare la bellezza di ogni pezzo unico per la mostra, e l’importanza dei tessuti per la cultura Inca, un’arte maggiore. A differenza delle culture europee la cui priorità era l’architettura, la scultura o la pittura.
Le popolazioni peruviane dedicate al settore tessile non si rassegnano al mercato globalizzato, come accade nei paesi artigiani come l’Italia, che sviluppa le sue tradizioni con zelo, concedendo loro, a livello istituzionale, il valore che meritano. Allo stesso modo, la popolazione di Cusco protegge le sue tecniche di preparazione di coloranti, tessuti, disegni, l’insegnamento alle nuove generazioni presso il Centro per i Tessuti Tradizionali di Cusco.
La forza economica del mercato globalizzato, l’esclusione della produzione artigianale di tessitori di Accha Alta e Acopia, Sallac, Patabamba e altre sei comunità che lavorano quotidianamente nel recupero delle loro tradizioni, non sono senza preoccupazione.

La proprietà intellettuale riflessa in questi disegni, i loro colori, la loro tecnica richiede un’attenzione speciale per le rivendicazioni delle arti maggiori, come sostengono, i Musei europei. La cosa interessante di questa mostra è che ci fa conoscere il filo conduttore, un filo che viene mantenuto, la tessitura in telai in Perù è una tradizione vivente.
Senza dirlo esplicitamente, questi Musei, con queste magnifiche esposizioni, rendono un grande omaggio al cuore, all’essenza della “peruanidad”, alla cultura peruviana. Ci porta al centro della riflessione che le peruviane e i peruviani devono fare alla vigilia del Bicentenario. Talenti innati, cultura propria, recuperare la nostra centralità.
In risposta a una richiesta di consiglio di uno spagnolo su quale paese d’America visitare, il primo meticcio peruviano, Garcilazo de la Vega disse : «il Perù prima di qualunque altra parte e meglio oggi che domani”.
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