Per: Elsy Amparo Aparicio
Oggi, Roma accoglie l’essenza di un popolo, le sue sofferenze e le sue speranze, ospitando nel quartiere romano dell’Eur, il monumento di Oscar A. Romero a solo un giorno da essere proclamato Santo, questo significa fare memoria del passato recente e trovare là lo slancio per costruire il futuro, parole pronunciate durante la cerimonia inaugurale.
La scultura è stata realizzata da Guillermo Perdomo, artista nato a Santa Tecla, La Libertad (El Salvador) il 14 febbraio 1970, con alle spalle diversi premi e riconoscimenti nazionali e internazionali. «L’iniziativa – si legge in una nota – è nata con la finalità di rafforzare i legami dei cittadini salvadoregni residenti in Italia, oltre 40,000 persone, con le loro radici attraverso il riscatto della memoria storica, culturale e spirituale. In tale ambito, Mons. Romero non è soltanto un referente storico, è soprattutto una guida spirituale del El Salvador, così come un referente per i diritti umani».
Alla cerimonia per l’inaugurazione della scultura donata dalla Fondazione Romero, erano presenti il Presidente della Repubblica, Salvador Sanchez Ceren; il Ministro degli Affari Esteri del El Salvador Carlos Alfredo Castaneda, il sindaco di Roma Virginia Raggi, L’Ambasciatore del El Salvador in Italia Sandra Elizabeth Alas Guidos e quello presso la Santa Sede Manuel Roberto Lopez, insieme a numerosi rappresentanti del corpo diplomatico latinoamericani e aggregati consolari, così come alti prelati della chiesa Cattolica.
Il primo cittadino di Roma, Virginia Raggi, nel suo intervento commenta questo atto, “è significativo poter inaugurare questa statua dedicata ad un grande uomo, un grande religioso” – ha proseguito poi rimarcando i temi di condivisione con il popolo salvadoregno nonché la sua vicinanza con il Signor Presidente, rivolgendosi a loro con queste parole: “desidero condividere con lei, signor Presidente, la speranza che il martirio di Monsignor Romero, sia nuova luce per l’affermazione nel mondo di una giustizia sociale e del rispetto dei diritti”.
E’ stata poi la volta del Presidente Sanchez il quale ha sottolineato, che questo atto inaugurale della statua, oltre alla tanto attesa canonizzazione di Monsignor Romero, ha una valenza fondamentale in quanto rafforza ulteriormente i vincoli di fratellanza tra i nostri due popoli: “Questa inaugurazione della scultura del nostro Santo Romero, ha un profondo significato per il nostro popolo, orgoglio del legato evangelico e umanista del nostro martire. Significa, inoltre, un nuovo vincolo di fratellanza tra le due nazioni. La Canonizzazione riempie di orgoglio e felice euforia la chiesa cattolica e i fedeli salvadoregni, da domani il nostro paese conterà con il suo primo Santo…” – così ha commentato il Presidente, che a poi concluso ringraziando la gestione locale, le diverse entità e istituzioni presenti, la Fondazione Romero, così come le comunità salvadoregna dei residenti in Italia, Canada, Stati Uniti, Europa e America Latina, che hanno partecipato e supportato il progetto ha reso possibile tutto ciò. Infine ha voluto ringraziare il rilevante ruolo svolto dall’Organismo Internazionale IILA, nel favorire i rapporti tra i paesi latinoamericani e l’Italia.
L’Ambasciatrice, Alas Guidos da parte sua, ha rivolto emozionanti parole, facendo risaltare la vita di Monsignor Romero ed il suo costante impegno per la promozione della verità e della giustizia, in difesa dei diritti umani. “Monsignor Romero ci lascia, inestimabili esempi della esistenza e dei suoi pregi… come quando si rivolge alla violenza», e citando le testuali parole del beato, conclude: “Non mi stancherò mai di ripetere che, se vogliamo davvero una cessazione efficace della violenza, occorre stroncare la violenza che sta alla base di tutte le violenze: la violenza strutturale, l’ingiustizia sociale basata su un’aberrazione della proprietà privata e su un assolutizzazione della ricchezza che, oltretutto, si cerca di difendere con la repressione”, concludendo poi affermando che queste parole sono un appello, un invito a recuperare i valori umani, seguendo l’esempio della vita del Santo Salvadoregno come promotore dell’allegria e della speranza per tutti.
Dopo la cerimonia protocollare, il primo cardenal salvadoregno Gregorio Rosa Chàvez, passo da dare la benedizione alla scultura culminando così l’atto ufficiale.