IL SUPERAMENTO DELLE SFIDUCIE TRA SOCIETÀ CIVILE E SOCIETÀ POLITICA NELL’AMBITO DELLA CITTÀ COME SPAZIO DEMOCRATICO

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1. Introduzione

Un certo tipo di convincimento è ovunque esteso: riscoprire il municipio come spazio delle decisioni che riguardano più da vicino i suoi abitanti e pertanto come prima scuola di cittadinanza.
Per questo, tanto nella dimensione politica quanto in quella economica, dobbiamo riscattare l’orizzonte di uno sviluppo efficace della cittadinanza, dei principi di autonomia municipale e del principio di sussidiarietà secondo il quale tutto ciò che si può fare nel municipio non deve essere fatto a un livello amministrativo superiore.
I municipi sono vertebratori territoriali e sociali e lo Stato deve riconoscere il loro lavoro come rappresentanti della funzione politica e prestatori di servizi ai cittadini.
A volte, tuttavia, non è conveniente che la partecipazione cittadina si esaurisca nell’elezione dei rappresentanti quando lo spazio si riduce – città piccole o quartieri di città più grandi – e la cittadinanza rivendichi una sorta di quotidianità, di permanente vigilanza e di protagonismo.
Di fronte alla pretesa che la stabilità sociale sia direttamente proporzionale a una democrazia di bassa densità partecipativa(1), si reclama un clima sociale più vivace e in ebollizione che non rifugga il conflitto ma che generi una dinamica per canalizzarlo e, quindi, per risolverlo.
Nella pianificazione strategica delle città si è avvalorata la variante partecipativa poiché i cittadini, nell’intervenire sull’ambiente in cui successivamente andranno a vivere, hanno una speciale continuità così come nell’individuazione e nel controllo di posti, qualità di lavoro e materiali, e incluso il contributo con il lavoro comunitario dei vicini e delle loro organizzazioni (si vedano i casi esemplari di Medellín, in Colombia, e di Vigo, in Spagna)(2) . Un problema di efficacia si è verificato per la sfiducia mutua tra eletti istituzionali e rappresentanti del movimento cittadino: i primi, difensori della loro esclusiva legittimità democratica e timorosi che si metta in dubbio; i secondi, non tranquilli perché contamina la loro “purezza sociale” la politica burocratica officialista. Un patto di non aggressione, a partire dal riconoscimento reciproco e dai patti congiunturali, è necessario nella nuova strategia che proponiamo (3).
Il costituzionalismo, la legislazione, l’esperienza nei paesi iberoamericani è stata molto sensibile a riscattare i vecchi valori del cabildo, ora in una sorta di municipalismo autentico, legato alla riforma dello Stato e alla deconcentrazione del potere. Questo fenomeno lo osserviamo tanto in Stati unitari quanto in quelli federali(4).
Un tentativo di collegare la rappresentazione locale e quella parlamentare fu fatto nella Costituzione panamense del 1972, quella del generale Torrijos. I rappresentanti dei corregimientos – demarcazioni territoriali che comprendevano vari municipi – esercitavano funzioni locali e avevano allo stesso tempo presenza in una Camera parlamentare.
Anche la Ley Orgánica de Régimen Municipal del Venezuela, del 1978, suppose un avanzamento considerevole nel regolare i cabildos abiertos – meccanismi di partecipazione dove si trattano le materie che gli abitanti hanno sollecitato previamente –, nel riconoscere l’iniziativa popolare municipale per presentare progetti di Ordinanze, con l’appoggio di 1000 elettori residenti, e perfino nel sollecitare la riconsiderazione, in un periodo di 6 mesi, di Ordinanze già approvate che non siano di carattere tributario.
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I cittadini potevano promuovere la perdita di investitura di un concejal (consigliere), di fronte alla Corte Suprema di Giustizia. I meccanismi di partecipazione cittadina in temi di urbanismo e protezione della proprietà municipale erano ampi e garanti.
Allo stesso modo, la Costituzione brasiliana del 1988 regola l’iniziativa popolare di progetti di legge di interesse specifico del municipio, della città o dei quartieri (un 5% dell’elettorato)(5).
La Ley de Bases del Régimen Local, in Spagna, permette i regolamenti di partecipazione cittadina nei quartieri delle città e la presenza delle organizzazioni sociali e degli abitanti nei Consigli dei Distretti.
Il 17 luglio del 1998. il governo spagnolo approvò vari progetti legislativi con il titolo “Misure per lo sviluppo del governo locale”, risultato di una negoziazione con la Federación Española de Municipios y Provincias [‘Federazione Spagnola di Municipi e Province’] che includono misure per il rafforzamento della democrazia locale(6).
Tra queste misure se ne incorporano alcune costituzionali, in difesa dell’autonomia locale, e altre politiche per rafforzare il governo locale. La Legge Organica del Tribunale Costituzionale fu riformata per permettere l’accesso diretto degli Enti Locali al Tribunale Costituzionale in difesa dell’autonomia che la Costituzione riconosce a loro.
Si pretende che la giurisprudenza costituzionale conceda contenuto al concetto di garanzia istituzionale dell’autonomia locale.
Si riconosce la rappresentazione locale in organismi di assessoramento e di pianificazione dello Stato (Consiglio Scolastico, Confederazioni Idrografiche, eccetera.), o partecipazione in processi che riguardano il loro ambito (diritto di manifestazione, usi di domini pubblici, programmi di opere pubbliche di interesse gener ale).
Tra le misure politiche si introduce la questione di fiducia nel mondo locale, si attribuiscono al sindaco (alcalde), funzioni esecutive che erano prima collettive e si rinforzano le misure di controllo politico da esercitare da parte del Pleno, ossia del consiglio in sessione plenaria.

2. Il bilancio partecipativo (presupuesto participativo)

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Alcaldia de Madrid

Essendo così importanti le misure precedenti, è nella segnalazione di priorità e nel controllo degli investimenti – in città con risorse limitate e necessità gravi – dove abbiamo potuto contemplare uno degli esempi più notevoli di accordo tra l’istituzione locale e la cittadinanza organizzata. Mi riferisco al caso della città di Porto Alegre (due milioni di abitanti), capitale dello Stato di Rio Grande do Sul, in Brasile.
Dal 1989 si sono iniziate queste pratiche che implicano un processo di cogestione fiscale, tra il governo municipale e la società civile, mediante la mobilitazione delle associazioni comunitarie e dei cittadini in generale in pro di una partecipazione attiva della popolazione nella elaborazione del Bilancio del Municipio e negli investimenti per i quartieri e per la totalità della città.
Questa pratica riuscì a ostacolare la corruzione e il clientelismo politico e allo stesso tempo permette che le spese pubbliche siano efficienti nel loro uso e correttamente impiegate in opere e azioni importanti per tutti i cittadini.
Dal suo inizio nel 1989 ha investito, mediante questa metodologia, circa mille milioni di dollari (USA).
Il successo dell’esperienza è dimostrato dalla crescente partecipazione popolare nel processo e dalla rielezione, in tre occasioni, con più voti e percentuali, dei propulsori municipali iniziali, del Partito del Lavoro.
Oggi, circa 70 municipi in Brasile stanno applicando questo metodo di Bilancio participativo (7).

3. La delegazione di funzioni

Il modello tedesco di esecuzione di competenze federali da parte di organi degli stati regionali o Landers, sotto controllo e ispezione federale, sarebbe perfettamente applicabile a competenze regionali, Comunità Autonome o Dipartimenti che a loro volta potessero essere delegabili o trasferibili ai municipi perché questi le eseguissero o applicassero nella misura delle loro possibilità – con trasferimento delle risorse finanziarie corrispondenti – sotto ispezione e controllo tanto di funzionari dei Dipartimenti o Regioni e Comunità Autonome, come di quelli statali o federali (8).

4. Cultura e sentimento di partecipazione democratica

Non esiste nessun meccanismo e struttura che funzioni se non esiste la passione razionale e il sentimento comprensivo che li faccia effettivamente funzionare.
Le abitudini culturali partecipative si radicano con il tempo ma anche la sperimentazione partecipativa è una scuola di cittadinanza.
Da lì, la necessità dell’educazione e apprendimento per la libertà solidale (Educación y aprendizaje para la libertad solidaria)(9).
Una delle finalità primordiali della socializzazione del bambino nella scuola, nei gruppi comunitari, è una interiorizzazione etica del suo dovere di realizzare un servizio alla comunità –– uno dei doveri più degni e nobili insieme all’apprendimento delle tecniche di organizzazione fondamentali.
Bisogna concedere una assoluta priorità al rinnovamento radicale della educazione per la libertà solidale di fronte al principio del potere intimidatorio dell’autorità dogmatica, dell’apprendimento nell’operare comune emancipatore di maestri e alunni, nel processo di una comprensione delle nostre responsabilità condivise, dei nostri sforzi comuni, della nostra presa di coscienza sui problemi che ci riguardano.
schermata-2016-12-07-alle-21-12-55La storia degli uomini è la storia delle loro paure e dei destinatari di queste paure. Paura dell’ignoto, del padre, del maestro o del marito brutali, del capo dispotico; paura del dolore, dell’umiliazione e del disprezzo; paura del castigo, della fame, della povertà, della morte – a volte, perfino della vita –, della minaccia di un nemico – immaginario o reale – sempre presente, e paura di quelli che vogliono difenderci dal nemico, facendoci diventare il loro carnefice; paura dei nostri timori che ci fanno complici di crimini di cittadini e concittadini ai quali non abbiamo il coraggio di chiamare criminali quando agiscono come tali. Quanto avvilimento codardo esiste in quel voltare la faccia da un’altra parte per non essere testimoni di qualche ignominia!
Paura della solitudine e dell’incomprensione; di esprimere sentimenti, idee, credenze che vadano a rimbalzare in questa cupola di fanatismi che ci copre e che diventano come armi lanciabili contro noi stessi.
Imparare a resistere e a esorcizzare queste paure, ciò che ce le fa provare e anche provocare, è la finalità superiore di questa educazione per la libertà solidale.

Dobbiamo riscattare e stimolare le capacità diverse che si trovano in ognuno di noi, ma da questa complessità differenziale che rifugge dalle omogeneità gregarie dobbiamo stimolare abitudini di cooperazione, di appoggio mutuo, invece del paragone aggressivo e della competizione devastante.
Ma, non costruiamo tutti – inclusi i grandi solitari – insieme agli altri e per gli altri?
L’energia decisiva è l’intelligenza e la creatività umana, e pertanto devono essere queste particolarmente favorite in questo processo. Questa intelligenza e questa creatività sono, in sé, fonti inesauribili di ricchezza e di patrimonio di tutti i popoli. Segnale che nessuna capacità può essere sprecata, sconosciuta, per non mutilare la pienezza del disegno umano. Prepariamo dunque i nostri giovani perché possano imbarcarsi con Ulisse e i suoi “argonari”, pieni di speranza, alla ricerca di questa comunità dei liberi, nella Itaca lontana, ma raggiungibile. È per definire l’azione condivisa e combinata nella ricerca del fine comune del ritorno all’agognata Itaca, nel crescere ognuno nella propria proiezione personale differenziata ed essere, allo stesso tempo, un insieme umano cooperativo e solidale che ho inventato il termine “argonario”, simbolo di Ulisse e dei suoi compagni nell’Odissea.

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Il Patto Locale che propugniamo implica il superamento della sfiducia mutua tra istituzioni e organizzazioni sociali, insieme al rispetto delle loro reciproche autonomie e delle differenti legittimità di origine.
La convivenza nell’analisi dei problemi, le difficoltà concrete nella gestione, gli ostacoli di bilancio e burocratici permettono, attraverso la partecipazione, un senso più realista dell’azione di governo e opera come un antidoto contro la demagogia.
Dall’altra parte, quella del funzionario, si deve smontare l’inerzia a porre difficoltà all’amministrato o a considerarlo come una sistematica “spia” e perturbatore dell’ordine amministrativo. Bisogna assumere la sfida di una gestione condivisa che avvalori forme di cooperazione e complementarietà per raggiungere una gestione efficace che favorisca tutti(10).
Per raggiungere questo fine, le migliori tecniche nella legislazione e nella gestione sono convenienti ma la cosa fondamentale è l’incremento di questa coscienza cittadina partecipativa che ci trasforma in membri attivi della comunità mediante l’esigenza etica del dovere civico come un obbligo distinto che ci nobilita, formulata a partire dalla scuola, favorita nell’ambiente familiare, auspicata sul piano del Diritto pubblico nel trasformare la partecipazione cittadina nel mezzo fondamentale di apprendimento democratico, mediante la trasparenza e l’onestà della gestione e l’efficacia nei servizi sociali per la comunità.

NOTE 

  1. Questa è la tesi principale di Samuel P. Huntinton nella sua opera La Tercera Ola. La democratización a finales del siglo XX. Ed. Paidós, Barcelona, 1994, pp. 238 e ss. Ed. italiana con introduzione di G. Pasquino: Samuel P. Huntinton, La terza ondata. I processi di democratizzazione alla fine del XX secolo. Il Mulino, Bologna, 1998.
  2. “Revista Iberoamericana de Autogestión y Acción Comunal” (RIDAA), n. 33, INAUCO, Valencia, 1999.
  3. Al governo della sfiducia [“gobierno de la desconfianza”], in queste relazioni tra eletti istituzionali e rappresentanti del movimento cittadino, in questo caso a Buenos Aires, si referisce Matías Landau, in Política y participación ciudadana [‘Politica e partecipazione cittadina’], Editorial Miño y Dávila, Buenos Aires, 2008.
  4. Si veda l’opera collettiva che riunisce numerosi lavori presentati in una grande conferenza organizzata in Messico: Hacia un Federalismo auténtico [‘Verso un Federalismo autentico’], Guanajuato, México, 1995.
  5. Si veda Antonio Colomer Viadel, Introducción a1 constitucionalismo iberoamericano, Ed. Cultura Hispánica, Madrid, 1990. Specialmente il capitolo II, “Participación política, democracia constitucional y democracia representiva” e il punto 5.3. “La acción vecinal y comunal”, pp. 170 e ss. C’è una seconda edizione, ampliata, Editorial Trillas, México, 2009.
  6. “El Pacto Local”, Ministerio de Administraciones Públicas y la FEMP, Madrid, 1999.
  7. “El Orçamento participativo en Pórto Alegre, Brasil” [‘Il Bilancio participativo a Porto Alegre, Brasile’], di Alfredo de Jesus Dal Molim Flores, RIDAA, 33, Valencia, 1999, pp. 98 e ss.
  8. Antonio Colomer Viadel (coord.), “Alemania unificada. Sistema político-constitucional” [‘Germania unificata. Sistema politico-costituzionale’], IVEI, Valencia, 1997. Si veda il cap. VI, “La distribución de competencias entre la federación y los estados federados” di C. Storini e R. Martínez.
  9. Questo stesso titolo corrisponde all’epigrafe 7 del “Manifiesto de los Argonarios”, incluso nel saggio: Antonio Colomer Viadel, El retorno de Ulises a la comunidad de los libres [‘Il ritorno di Ulisse alla comunità dei liberi’], Ed. Madre Tierra, Móstoles (Madrid), 1993.
  10. Antonio Colomer Viadel: “Hacia una teoría de la Administración Pública cooperativa” [‘Verso una teoria dell’Amministrazione Pubblica cooperativa’], in Antonio Colomer Viadel (coord.), La participación en las Administaciones Públicas ¿cooperación o enfrentamiento? [‘La partecipazione nelle Amministazioni Pubbliche, cooperazione o scontro?’], Colección Amadís, Editorial de la UPV, Valencia, 2004.