MIGRAZIONI/GIUSEPPE GALLO: MODIFICA PROFONDA DELLE IDENTITA’ EUROPEE – di GIUSEPPE RUSCONI

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Nella relazione introduttiva del convegno della Cisl sull’immigrazione – svoltosi a Roma il 4 ottobre – Giuseppe Gallo, presidente del Centro Studi del sindacato cristiano-sociale ha offerto diversi stimoli interessanti per una piena comprensione di un fenomeno ritenuto ormai strutturale. Storia d’Europa, ondate migratorie, situazione attuale, previsioni per il 2030… 

Ci è capitato l’altro giorno di leggere una relazione sul tema dei migranti che è lecito pensare contenga diverse riflessioni (fondate anche su dati statistici) utili a comprendere meglio il fenomeno, che – come mostra la cronaca quotidiana – coinvolge pesantemente l’Italia. Tale relazione ha aperto i lavori del Convegno in materia promosso dalla Cisl, svoltosi lunedì 4 ottobre a Roma; ed è stata presentata dal professor Giuseppe Gallo, presidente della Fondazione Tarantelli Centro studi ricerca e formazione del grande sindacato cristiano-sociale.

L’incipit trae spunto non banale da tre autori, tra i quali Tacito, il quale nelle Historiae (Libro I, paragrafo II) tratteggia la situazione tragica di Oriente e Occidente nel I secolo dopo Cristo, l’Italia “afflitta da disastri mai accaduti o ricomparsi dopo lungo giro di generazioni” ed evidenzia che plenum exiliii mare, infectis caedibus scopuli (pieno il mare era di esuli, gli scogli coperti di stragi).

La relazione – per la quale Gallo si è ispirato tra l’altro al rapporto sull’economia dell’immigrazione della Fondazione Moressa che sarà presentato l’11 ottobre 2016 al Viminale, oltre che a un recente quaderno di “Limes” sull’immigrazione – è divisa in tre parti. Abbiamo scelto di concentrarci sulle prime due; la terza – pure interessante – presenta alcune proposte operative in materia fatte proprie dalla Cisl.

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 L’EUROPA E LE GRANDI MIGRAZIONI NELLA STORIA

Veniamo dunque alla prima parte in cui Gallo dà conto del quadro geopolitico, ricordando i grandi momenti del rapporto tra Europa e migrazioni. Il primo, fino alla metà del Cinquecento: “L’Europa è stata plasmata, ibridata, arricchita dalle migrazioni provenienti dal Mediterraneo sud-orientale e dall’Oriente attraverso gli accessi tra gli Urali e il Mar Caspio”. Con la scoperta del Nuovo Mondo, ebbe inizio poi l’emigrazione europea verso di esso. Il secondo, nel XIX secolo, con l’esodo di cinquanta milioni di europei che irrobustirono il nuovo fenomeno, prendendo la via delle Americhe. Il terzo, incominciato negli ultimi decenni del Novecento, con il ritorno dell’Europa a essere terra di immigrazione.

schermata-2016-10-11-alle-00-40-22Il punto – rileva Gallo – è che oggi l’Europa in genere “rifiuta la reciprocità”, cioè di “essere popolata, ibridata, arricchita nel sincretismo del dialogo tra le culture, delle religioni, delle identità”, che sono “l’unica via attraverso la quale le civiltà si rinnovano nella pienezza di nuove sintesi vitali”. Continua l’autore: “Colpisce drammaticamente l’assenza di una politica europea di governo dei flussi migratori”, da cui conseguono ad esempio “il rifiuto del piano Junker di ripartizione obbligatoria e regolata di poche decine di migliaia di richiedenti asilo per ogni Paese dell’Unione”, la sospensione degli accordi di Schengen in diversi Paesi (Austria, Germania, Danimarca, Svezia, Norvegia, Francia), la “proliferazione” dei muri /fili spinati/chiusure alle frontiere” (Grecia-Turchia, Grecia-Macedonia, Bulgaria-Turchia, Ungheria-Serbia, Ceuta e Melilla/Marocco), la resistenza operata contro il Piano Junker soprattutto da Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria (qui c’è stato anche il referendum del 2 ottobre), “lo scaricabarile sui Paesi di approdo” (Italia, Spagna e Grecia) e l’accordo con la Turchia che ha comportato “la chiusura della via balcanica”.

 

LA PERCEZIONE DI UN’EUROPA IMBELLE

Il fatto è che oggi “la bussola politica dell’Europa” è rappresentata “non dalla ricerca di un bene comune europeo condiviso, ma dal compromesso tra interessi nazionali imposto dal Paesi forti e dal loro schieramento di alleanze”. Non meraviglia che “ne sia derivata, nella percezione di milioni di cittadini europei, un’immagine dell’Europa imbelle di fronte alla crisi, al terrorismo, alle migrazioni; arcigna nelle severità fiscali che configgono con crescita, occupazione, welfare e, in ultima istanza, incapace di garantire democrazia, benessere, sicurezza, coesione sociale, speranza di futuro per i suoi cittadini”.

 

L’AUMENTO ESPONENZIALE DELLE RICHIESTE D’ASILO NEL 2015

Certo i numeri impressionano, come quelli che segnalano “l’aumento esponenziale delle richieste d’asilo nel 2015”. Nell’UE esse sono passate nel 2015 da 626.960 a 1.321.000 (+ 110%): le punte più significative dell’aumento, tra i 28 Paesi dell’Unione, si ritrovano in Finlandia (+ 793,5%), in Ungheria (+ 314,1%), in Austria (+ 214,5%). L’Italia aveva già visto più che raddoppiare le richieste nel 2014 (rispetto al 2013) e nel 2015 ha registrato un nuovo aumento del 30,1%. E’ comprensibile che tali cifre abbiano allarmato e allarmino soprattutto “le aree sociali più colpite dalla crisi e, paradossalmente, anche le fasce sociali più tutelate e le aree geografiche non interessate da fenomeni di immigrazione, timorose di perdere un benessere faticosamente conquistato”. Se ai numeri dell’immigrazione, aggiungiamo “il terrorismo di origine jihadista”, non ci si può stupire se oggi “il fenomeno migratorio” viene considerato come “un canale favorevole all’entrata di terroristi in Europa”. E dunque migrazioni e terrorismo vengono vissuti “come attacchi coordinati alle identità dei popoli europei di fronte ai quali l’Europa è impotente”, il che “richiede muri e barriere nazionali”.

 

MODIFICHE IN PROFONDITA’ DELLE FORME DI VITA E DELLE IDENTITA’ EUROPEE

Però, rileva Gallo, qui l’Europa cade in una “macroscopica contraddizione”, perché “rimuove e respinge una dinamica globale di natura strutturale e di lungo periodo che cambierà in profondità le culture, i costumi, le relazioni sociali, le forme di vita, le identità”. Il fatto è, che – annota sempre l’autore riferendosi alle conclusioni di studi recenti – “i Paesi ricchi hanno una dinamica demografica costantemente calante ed un reddito pro capite costantemente crescente”. Al contrario “i Paesi poveri hanno un tasso demografico in crescita elevata costante ed un reddito pro capite relativamente calante”.

FONDAZIONE MORESSA: NEL 2030 GLI IMMIGRATI IN ITALIA SARANNO PIU’ DEL 20% DELLA POPOLAZIONE

C’è un altro studio, quello della Fondazione Moressa, che pure non può essere ignorato e che analizza due scenari ipotizzabili per il 2030. Il primo si fonda sull’ipotesi di un saldo migratorio zero tra il 2015 e il 2030. Il secondo considera invece l’ipotesi (più realistica) che gli attuali flussi migratori persistano. E qui i numeri colpiscono. Se nel 2015 gli immigrati in Italia sono l’8,2% della popolazione (secondo altre fonti statistiche sfiorano già il 10), nel 2030 si accresceranno fino al 14.6%. Oggi gli immigrati sono l’11,3% nella fascia d’età 0-14 anni e l’1,1% in quella oltre i 65 anni. Nel 2030 la fascia di immigrati 0-14 anni raggiungerà il 21,7% del totale della popolazione con la stessa età; e gli anziani si accresceranno fino al 17,4%. Gli immigrati occupati (nel 2015 poco più di due milioni, circa il 10% del totale degli occupati) raddoppierebbero, portandosi a 4 milioni (il 18% del totale). E il prodotto interno lordo degli immigrati salirebbe dal 9 al 15%.

“Bastano questi contorni quantitativi essenziali del fenomeno – evidenzia infine  Giuseppe Galloper comprendere che il riequilibrio strutturale è già in atto e che la sua continuità è vitale per le economie dei Paesi ricchi”. Un’annotazione, questa di Gallo, che è certo un contributo serio all’ampio dibattito a più voci – tutte legittime –  sviluppatosi sul tema sia in Italia che in Europa. 

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