INTERVISTA A ELIYO, VOCE ARAMAICA PER I CRISTIANI DI SIRIA – di GIUSEPPE RUSCONI

0
1935

Venerdì 2 dicembre la chiesa del Campo Santo Teutonico ha ospitato un concerto natalizio particolare, promosso dalla ‘Prinz Gharios Stiftung’ a beneficio dei cristiani perseguitati di Siria e del Medio Oriente. E la cantante tedesca di origine assira Eliyo (Sarah Ego) è riuscita a trasmettere con la sua voce le emozioni del Natale aramaico, in un’atmosfera di raccoglimento…

Uno degli ultimi giorni di novembre il collega Michael Hesemann (noto storico in particolare del genocidio armeno) ci ha passato in Sala stampa un invito per un concerto natalizio ecumenico che si sarebbe tenuto venerdì 2 dicembre nella chiesa del Campo Santo Teutonico, dentro il Vaticano. Il fine? Ricordare il dramma dei cristiani perseguitati in Siria e nel Medio Oriente. Un aspetto soprattutto ci ha spinto poi ad assistere all’evento: il fatto che i canti natalizi previsti fossero in arabo, tedesco, inglese e aramaico, la lingua di Gesù. La solista? Una certa Eliyo (nome d’arte per Sarah Ego). L’organizzazione? A cura di una Fondazione tedesca (“Prinz Gharios Stiftung”) –recentemente riconosciuta come ONG dalle Nazioni Unite – che si è riproposta di dare un aiuto concreto ai cristiani perseguitati nel Medio Oriente, contribuendo all’educazione e alla formazione anche professionale dei bambini e ragazzi orfani – sfollati in particolare in Giordania – e sostenendo ogni sforzo per conservare in loco la cultura del cristianesimo orientale, indipendentemente dalle diverse confessioni. A capo della Fondazione il principe Gharios – discendente di un’antica dinastia reale arabo-cristiana – la cui preoccupazione principale è contrastare la continua diminuzione dei cristiani in Medio Oriente, a rischio di sparizione già tra qualche anno. Per questo il principe sta facendo ogni sforzo per costituire un consiglio dei cristiani del Medio Oriente internazionalmente riconosciuto, una sorta di Parlamento con rappresentanti delle decine di chiese cristiane orientali, non raramente divise ancora oggi da antiche rivalità. La Fondazione già oggi collabora con enti caritativi appartenenti a confessioni diverse, come la Aramaic Charity Organisation, la Schwester Hatune Stiftung e gli organismi di tale ambito dipendenti dai patriarchi cattolici cardinale Béchara Raï (maronita), Gregorio III Laham (greco-melkita), Tawadros II (copto), oltre che dal patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I.

schermata-2016-12-23-alle-01-05-30

Non ci siamo pentiti di aver assistito al concerto (vedi anche la galleria fotografica allegata). E di aver potuto ascoltare canti in aramaico (dal ‘Padre Nostro’ all’ ‘Ave Maria’ a melodie natalizie come “Tauw Nimar Tube” e “Mschiho Ethiledh”), poi un’ ‘Ave Maria’ di Schubert un po’ rinnovata, oltre ai sempreverdi “Leise rieselt der Schnee”, “Minuit Chrétiens” e “Adeste fideles” (gli ultimi due in versione inglese). L’ascolto fecondo è stato favorito dall’esecuzione di Eliyo – una voce appassionata che ti scuote nell’intimo – oltre che dall’atmosfera di raccoglimento che pervadeva la chiesa (applausi solo alla fine). Ma chi è la ventitreenne Eliyo? Gliel’abbiamo chiesto il giorno dopo il concerto ed ecco che ne è venuto fuori…

Una bella emozione sentirti cantare, Eliyo… a proposito: che significa Eliyo – un nome che risuona pieno di mistero, evocatore di radici bibliche – e perché hai scelto tale nome per la tua vita artistica?

In famiglia mi è stato detto che un nostro antenato portava questo cognome, che viene dal profeta Elia. “Ego”, che è oggi il mio cognome anagrafico, era il suo soprannome e da lui viene la nostra grande famiglia. A me Eliyo piace molto, mi piace essere chiamata così.

Sei nata e cresciuta in Germania, in una famiglia di origine assira…

La nostra famiglia Ego vive nell’area germanica da molto tempo, certamente da molto più di un secolo: Ego è un nome assiro, imparentato anche con Eliyo e non ha relazioni con l’ ‘ego’ latino. Noi veniamo da quella grande area mesopotamica, le cui montagne e valli, il Tigri e l’Eufrate sogno che siano sempre illuminate da un sole che dà la vita, come ho cantato in un recente concerto sulla creazione (“Auf den Spuren der Schöpfung” ) con la Filarmonica di Colonia…

Che cosa significa per te l’antica terra assira, che oggi sarebbe dentro l’Iraq? Quanto è importante per te?

L’Assiria è molto importante per me, la sua cultura è anche la mia.

E’ una cultura che oggi soffre con pianto e dolore a causa della guerra…

Ma resta una cultura dalle radici antichissime, resta una cultura della convivenza pacifica tra le diverse etnie (anche se la guerra di questi anni ha prodotto tante sofferenze e tante gravi lacerazioni), è una cultura aperta verso l’altro, ben disposta ad ascoltarlo e a prendere in considerazione il bello e il buono che l’altro offre.

Sei mai stata in quell’antica regione?

No, non vi sono mai stata, ma spero di poterci andare quando sarà possibile.

Nata e cresciuta in Germania, allora come hai conosciuto l’Assiria?

Naturalmente attraverso l’educazione che ho ricevuto in famiglia – le nostre famiglie sono grandi! – e dunque attraverso i contatti con i miei tanti parenti e con la comunità assira, aramaica in Germania.

Puoi dire che l’Assiria sia la tua patria?

Non sento l’Assiria come mia patria in senso stretto, ma piuttosto come patria della mia cultura originaria e della mia madrelingua.

schermata-2016-12-23-alle-01-05-47

L’EDUCAZIONE RELIGIOSA SIRO-ORTODOSSA IN FAMIGLIA

Eliyo, tu sei cristiana di confessione siro-ortodossa…

Sono cresciuta in una famiglia molto religiosa e fin dalla mia infanzia sono stata plasmata dai valori cristiani trasmessi dai miei genitori…

Che cosa significa per te vivere da cristiana?

Cerco di vivere con piena coscienza quei valori e quelle norme che mi sono state tramandate nella mia educazione. Per me ciò è di grande importanza. Sono valori e norme ben impresse nella nostra Legge fondamentale e dunque sono impresse certo anche in noi e parzialmente, in misura diversa, in chi vive in Germania e nei Paesi occidentali.

Sei cristiana più per fede o per tradizione? Sei una cristiana convinta?

Non solo per tradizione. La religione – che come detto ho conosciuto fin da piccola – per me è anche una parte fondamentale della mia cultura, dove si mescolano fede, tradizione, scelta, convinzione, in un interscambio continuo e ben vivo. La religione per me non è un oggetto da museo, bello ma che non incide sulla tua quotidianità.

Cristo che significa nella tua vita?

Per me è un modello, che ha cercato e cerca di risvegliare negli uomini il buono che c’è in loro e li ha spinti e spinge a trasformare la società secondo principi di solidarietà, giustizia e pace. Vorrei proprio che tutti ne seguissero l’esempio… il mondo sarebbe migliore!

LA VOCE COME STRUMENTO UNIVERSALE PER SENSIBILIZZARE ALLE BUONE CAUSE

Sei anche un’artista…

(ride) Tutti lo siamo, ognuno a suo modo, ognuno in modo diverso, …

… un’artista che nel tuo caso valorizza il suo talento, la voce…

La voce per me è naturalmente qualcosa di molto importante, è una parte fondamentale di me. Sono molto riconoscente per il talento che mi è stato dato, perché mi consente e mi stimola a dare il meglio per raggiungere la gente, per attirarne l’attenzione su temi precisi che mi commuovono nel mio intimo, anche per mobilitarla in favore della buona causa di chi è perseguitato.

La voce – che esprime un messaggio musicale – ha dunque in sé la capacità di modificare, se non rivoluzionare, il mondo…

Certamente, in ogni caso. La voce e la musica sono in grado di smuovere molto e molti, l’hanno fatto nei secoli. Anche la storia l’ha dimostrato più volte. Ad esempio ai tempi della Prima e della Seconda Guerra Mondiale, la musica era di timbro militare, di carattere popolare. In seguito sono stati altri i tipi di musica che hanno creato emozioni nei popoli.

Che cosa provi quando canti?

Provo un’emozione che cerco di trasmettere a chi mi ascolta. Se canto una canzone gioiosa, si illumina anche il volto dell’ascoltatore. Se ne canto una triste, suscito nel pubblico sentimenti malinconici o perlomeno lo spingo a essere pensieroso.

Voce e musica esprimono valori universali…

Sono parte di tutti e comprensibili da tutti. Non è un caso ad esempio che ad ogni bambino piaccia cantare e suonare…

Siria, cristiani, voce: tre elementi che, soprattutto nell’attuale triste momento storico, riescono a smuovere almeno una parte dell’umanità?

Sì, è così. Con la mia voce cerco di suscitare attenzione e di commuovere chi mi ascolta sulla persecuzione dei cristiani in Siria e anche in genere nel Medio Oriente. Cerco di dare voce a chi non ce l’ha, perché non la può far sentire. Cerco di fare in modo che chi vive in mezzo a tante gravi difficoltà non sia dimenticato, in primo luogo che non si senta dimenticato.

Nella chiesa del Campo Santo Teutonico in Vaticano, venerdì 2 dicembre, hai cantato in una serata di beneficenza per i cristiani in Siria una serie di canti soprattutto natalizi in arabo, aramaico, tedesco e in inglese…

Tutto l’anno, anzi tutta la vita, noi dovremmo avere ben presente il dramma dei cristiani di Siria e del resto del Medio Oriente. Essi oggi non possono festeggiare in pace, serenità, allegria il Natale in famiglia, come dovrebbe sempre essere. Natale però è una festa speciale anche per noi in Occidente, in cui si è più portati a seguire il cuore e dunque a essere solidali…e io cerco di dare un contributo con la mia voce…

NATALI POPOLATISSIMI E PIENI DI LUCI, COLORI, MUSICA

Natale… fin qui come hai trascorso i tuoi Natali? Che cosa ti ricordi in particolare?

La mia famiglia è molto grande e dunque anche i miei Natali sono sempre stati popolatissimi, pieni di tante voci, luci, colori. Con buone cene, molte risate e tanta musica.

Tanta musica…. che sorpresa!

(ride) Mi ricordo che da piccola suonavo il flauto, poi per diversi anni il violino, mio fratello il pianoforte, abbiamo cantato insieme…

CANTARE IN ARAMAICO, LA LINGUA DI GESU’

Cantavate anche in aramaico?

Sì, e questo ci dava un’ ulteriore sensazione particolare, intima… l’aramaico era la lingua di Gesù, la lingua dei primi cristiani. Sono sempre stata fiera di conoscere e padroneggiare l’aramaico, la mia madrelingua, un elemento fondamentale della mia identità.

UNA SERATA MUSICALE INTERRELIGIOSA A ISTANBUL

Quali sono stati fin qui i momenti per te più coinvolgenti, più emozionanti della tua carriera musicale?

Direi soprattutto tre. Il primo fu quando, da piccola, cantai al matrimonio di mio zio una canzone di Céline Dion, “My hearth will go on “, una esperienza felice che ben ricordo. Poi sono particolarmente orgogliosa della mia prima volta, pubblica e solenne, da solista, nell’antichissima chiesa bizantina di sant’Irene (Hagia Irene) a Istanbul. Eravamo nell’aprile del 2012 e ho cantato – nell’ambito del progetto “Music for the One God“ i canti della liturgia siro-ortodossa, anche in duetto con il famoso solista Ahmet Őzhan.

Era una serata musicale interreligiosa?

Sì, con musiche delle tre grandi religioni monoteiste: musica ebraica sefardita, musulmano e siro-ortodossa. Nella chiesa bizantina c’erano 1700 persone e il concerto interreligioso è stato trasmesso anche dalla televisione di Stato turca.

LA GRANDE EMOZIONE DEL CONCERTO NATALIZIO DENTRO IL VATICANO

Il terzo momento?

(ride) C’eri anche tu al concerto per i cristiani di Siria, nella chiesa del Camposanto teutonico dentro il Vaticano, con canzoni prevalentemente natalizie e che mi ha dato un’emozione molto forte…

In effetti il pubblico sembrava rapito dalla tua voce…

Per me è stato un grande onore poter cantare in Vaticano. Nella chiesa regnava un’atmosfera molto particolare, meravigliosa, di raccoglimento natalizio, di rispetto verso il Mistero. Abbiamo provato, vissuto le medesime emozioni: sono riuscita a trasmetterle al pubblico e questo per me è stata pure una grande soddisfazione.

Hai cantato in aramaico non solo brani natalizi, ma anche a un’Ave Maria (“Schlom Lech Maryam”) e a un Padre nostro (“Abun D’beshmayo” )…

Lì dentro c’era un’atmosfera di sacralità che non si ritrova sempre dappertutto e ciò mi ha stimolato ancora di più a dare il meglio. Sono proprio molto grata a chi mi ha offerto l’occasione di cantare in quella chiesa, la Prinz Gharios Stiftung, come sono sempre tanto riconoscente verso quelle persone che fin qui mi hanno fatta crescere, regalandomi le loro esperienze in modo che, facendole mie e filtrandole con la mia visione di vita, potessi trasfonderle nel mio canto e regalarle a mia volta agli altri. Tante mie ispirazioni musicali sono il frutto di quanto mi è stato donato!

SONO MOLTO RICONOSCENTE ALLA GERMANIA

Eliyo, nata e cresciuta in Germania da antica famiglia siro-ortodossa, che cosa rappresenta la Germania per te?

Come la mia cultura siro-ortodossa e l’aramaico, anche la Germania è parte di me, la sento come elemento fondamentale della mia identità, è patria. Della Germania apprezzo e amo in particolare un elemento ricorrente nella vita quotidiana: la mia esperienza mi suggerisce che qui ognuno può essere ciò che veramente è. Si è accettati, non solo tollerati e non si deve chiedere comprensione e benevolenza agli altri: c’è libertà di espressione, c’è accettazione, c’è ascolto di chi la pensa in modo diverso, c’è curiosità verso l’altro. E’ una società quella tedesca che mi ha dato molto e io le sono riconoscente.

ROMA DA NEOFITA

Oggi sei mille chilometri più a sud, nientedimeno che a Roma. Per la prima volta?

Per la seconda, ma la prima è stata solo una settimana fa! (ride) Ho subito sentito Roma come una città che può dare grandi ispirazioni. Mi hanno colpito i monumenti, l’architettura, anche osservare come i romani affrontino la vita quotidiana… è un po’ diverso dalla Germania…

Pare proprio di sì…

… e poi quante chiese ci sono a Roma, spuntano a ogni angolo, sono in un numero impressionante, espressione certo delle radici e della cultura cristiana.

Sei già stata invece a Gerusalemme?

No, non ci sono ancora stata, ma mi piacerebbe molto scoprire la sua bellezza e la sua pluralità, respirare la sua sacralità di centro fondamentale delle tre grandi religioni monoteiste…

IL MIO PRIMO SINGOLO CONTERRA’ L’AVE MARIA DI SCHUBERT IN VERSIONE RINNOVATA

I progetti musicale per il tuo futuro prossimo?

Nel 2017 uscirà il mio primo singolo, con un’Ave Maria ispirata da quella classica di Schubert…

Quella che hai cantato al termine del concerto nella chiesa del Camposanto Teutonico…

Sì, proprio quella: in parte è tradizionale, ma in una versione rinnovata con accenti anche di musica pop… bisogna lasciarsi sorprendere da quello che uscirà! Naturalmente, tramite la mia voce, continuerò a dare il mio sostegno ai cristiani in Siria, cercando di attirare l’attenzione del maggior numero possibile di persone sulla loro situazione molto difficile, molto dolorosa…

Il tuo desiderio più grande?

R: Di desideri ne ho tanti, come tutti. Ma te ne dico uno in particolare: avere la possibilità di viaggiare in tutto il mondo, scoprirne tutte le differenti culture con i miei occhi, comprenderle e parlare con tutti gli uomini in ogni lingua possibile, constatare come è plurale e affascinante questa terra che ci è stata data, indagare sulle radici profonde dell’umanità, quelle comuni a tutti. E scoprire anche il valore universale della musica, declinata in tanti modi diversi a seconda delle culture di appartenenza. Senza pensare a quanto ti resta da vivere, ma vivendo con una curiosità permanente e una disponibilità a incontrare ed ascoltare l’altro, a farsi ispirare anche artisticamente.

Non è proprio un desiderio facile da esaudire…

Si, ma è bello perseguirlo con tenacia, quasi fosse come una stella polare che non conosce tramonto e che ti indica la strada.

www.rossoporpora.org